Jane Goodall, celebre etologa britannica e instancabile attivista ambientale, è morta a 91 anni per cause naturali mentre si trovava in California per un tour di conferenze. A darne l’annuncio è stato il Jane Goodall Institute, l’organizzazione da lei fondata per promuovere la protezione degli ecosistemi e il rispetto per gli animali. Nata a Londra nel 1934, Goodall ha rivoluzionato il modo in cui il mondo guarda agli scimpanzé — e, di riflesso, a sé stesso. Negli anni ’60, nel Parco di Gombe in Tanzania, fu la prima a documentare l’uso di strumenti da parte dei primati, sfatando il mito dell’unicità umana. Li osservava da vicino, li nutriva, dava loro nomi invece di numeri, e ne raccontava le emozioni, le relazioni, le rivalità. Le sue scoperte, inizialmente criticate, finirono sulla copertina di National Geographic e in documentari che la resero un’icona globale. Negli ultimi decenni, Goodall ha dedicato la sua vita all’educazione ambientale, viaggiando quasi 300 giorni all’anno per parlare in auditorium gremiti, anche dopo aver compiuto 90 anni. Con il suo tono pacato e il suo accento britannico, alternava analisi scientifiche a imitazioni di urla scimmiesche, ricordando con ironia che “Tarzan aveva scelto la Jane sbagliata”. Messaggera di Pace per le Nazioni Unite dal 2002, ha ricevuto onorificenze da tutto il mondo e ha ispirato generazioni con il programma Roots & Shoots, dedicato ai giovani. “Quando sei da sola nella natura, puoi diventare parte di essa,” diceva. “È come un’esperienza extracorporea, un mosaico di vita che ti accoglie”. Jane Goodall lascia un’eredità scientifica, morale e spirituale. E un monito: la natura non ha voce, ma lei gliel’ha data. Ora tocca a noi.
