La sequenza di incursioni – prima in Polonia, ora in Estonia – alza la tensione su un fianco orientale già sotto stress. L’Europa prepara nuove misure punitive e blindature difensive, Kiev spinge per garanzie formali, Mosca nega violazioni e punta sull’incremento della pressione militare. A New York, tra bilaterali e dossier sanzioni, si deciderà se questa spirale di test e contro-test aprirà varchi al negoziato o consoliderà, ancora una volta, la logica dell’escalation.
Alla vigilia della settimana ad alto livello dell’Assemblea generale, ieri Volodymyr Zelensky ha confermato che incontrerà Donald Trump a New York. In agenda “numerosi bilaterali” per valutare garanzie di sicurezza di lungo periodo: Kiev vuole “segnali chiari” sulla loro finalizzazione e insiste perché le sanzioni restino sul tavolo se non ci saranno progressi verso la pace. A margine, è previsto anche un colloquio umanitario tra Olena Zelenska e Melania Trump.
Trump ha riferito di uno scambio con Xi Jinping e si dice “meno pessimista” sulla possibilità di un accordo: “Stiamo lavorando duramente”. Sulla violazione dello spazio aereo dell’Estonia ha parlato di “grosso problema”, annunciando aggiornamenti a breve. Ieri tre jet russi sono entrati nei cieli estoni e sono stati intercettati da F-35 italiani decollati da Ämari.
Tallinn, come Varsavia dieci giorni fa, ha invocato l’articolo 4 Nato per consultazioni urgenti già convocate all’inizio della settimana. Mosca nega: per il ministero della Difesa i MiG-31 hanno volato “in conformità alle norme”, sopra acque neutrali del Baltico. Secondo Bloomberg, il Cremlino ritiene che l’escalation militare sia la via migliore per forzare Kiev a negoziati alle proprie condizioni e che Trump difficilmente rafforzerà la difesa ucraina. In parallelo, Keith Kellogg (inviato speciale Usa per l’Ucraina) ha definito i droni sui cieli polacchi del 10 settembre “un test russo della risposta Nato”, correggendo l’ipotesi dell’“errore” ventilata da Washington.
Il segretario generale dell’Alleanza Mark Rutte ha rivendicato una risposta “rapida e decisa” nell’ambito dell’operazione Sentinella dell’Est. “La Russia ha scelto l’escalation, risponderemo alle provocazioni”, ha scandito Ursula von der Leyen. Da Parigi, Emmanuel Macron ha definito “irresponsabili” le incursioni nei cieli estoni, assicurando “pieno sostegno” a Tallinn e l’adozione di misure di sicurezza. Anche Israele ha espresso preoccupazione per la stabilità regionale.
Il fronte delle sanzioni
Zelensky saluta il 19° pacchetto Ue: colpirà energia, finanza, alta tecnologia e base militare-industriale russa. Kiev apprezza inoltre i lavori per utilizzare i proventi degli asset russi congelati a sostegno della difesa e della ricostruzione. Da Ecofin, Giancarlo Giorgetti segnala progressi ma anche nodi legali e contabili ancora aperti; nuovo confronto al G7 finanziario del 1° ottobre. Intanto un attacco informatico a un fornitore di sistemi di check-in/boarding ha mandato in tilt Bruxelles, Berlino e Heathrow: ritardi e cancellazioni, attivate procedure manuali.
Notte di attacchi
Ieri notte allarme antiaereo in tutte le regioni ucraine per un’ondata di missili e droni. Zelensky parla di 40 missili e circa 580 droni diretti contro infrastrutture, aree residenziali e imprese: tre morti e decine di feriti il bilancio provvisorio. A Dnipropetrovsk una vittima e 13 feriti, incendi e danni a strutture commerciali. Media russi riferiscono di droni ucraini su una raffineria a Saratov; nella regione di Samara il governatore denuncia quattro morti per un attacco notturno.
Kiev agli alleati: “Basta perdere tempo”
Zelensky chiederà a Trump di imporre nuove sanzioni se Putin rifiuterà colloqui o cessate il fuoco. Il presidente ucraino esorta i partner ad accelerare su difesa aerea, forniture e pressione economica. Da Roma, Antonio Tajani archivia l’ipotesi di truppe occidentali in Ucraina: “Meglio un accordo internazionale di protezione sul modello dell’articolo 5 Nato con il coinvolgimento degli Stati Uniti”.