Una potente scossa di terremoto di magnitudo 7.8 ha colpito il 18 settembre al largo della costa orientale della penisola di Kamchatka, nell’Estremo Oriente russo. Il sisma, registrato alle 6:58 ora locale, ha avuto epicentro a circa 128 chilometri dalla città di Petropavlovsk-Kamchatsky e una profondità di 10 chilometri, secondo quanto riferito dallo US Geological Survey. L’evento ha immediatamente attivato l’allerta tsunami da parte del Pacific Tsunami Warning Center statunitense, con avvisi diramati lungo le coste russe e monitoraggi estesi fino all’Alaska, al Giappone e alle Hawaii. L’allarme è stato revocato alcune ore dopo, quando le onde generate si sono rivelate di entità contenuta: una di circa 30 centimetri ha raggiunto la foce del fiume Nalychevo, senza causare danni. Il governatore della Kamchatka, Vladimir Solodov, ha invitato la popolazione alla calma: “Questa mattina stiamo ancora una volta mettendo alla prova la resilienza degli abitanti della regione. Al momento non si registrano feriti né danni significativi.” Sui social media locali sono circolati video che mostrano lampade oscillanti, mobili tremanti e auto in movimento nonostante fossero parcheggiate. La Kamchatka si trova lungo l’Anello di Fuoco del Pacifico, una delle zone sismicamente più attive al mondo. Solo pochi giorni prima, il 13 settembre, un’altra scossa di magnitudo 7.4 aveva colpito la stessa area, mentre a luglio si era verificato un terremoto di magnitudo 8.8, tra i più forti mai registrati. Gli esperti del servizio geofisico russo hanno segnalato almeno cinque scosse di assestamento nelle ore successive. Le autorità continuano a monitorare la situazione, mentre cresce la preoccupazione per la frequenza e l’intensità degli eventi sismici nella regione. La terra trema, e la Kamchatka resta in allerta.