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Vertice arabo di emergenza a Doha: “Punire Israele per i suoi crimini”

Trump elogia il Qatar, tensioni sul futuro degli Accordi di Abramo. Flotilla, Tajani: "Attivisti vanno a loro rischio e pericolo"
martedì, 16 Settembre 2025
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2 minuti di lettura

Si è aperto ieri nella capitale del Qatar il vertice di emergenza dei Paesi arabi e islamici, convocato dopo l’attacco aereo israeliano che la scorsa settimana ha colpito Doha nel tentativo di eliminare dirigenti di Hamas.

Un’aggressione definita dall’emiro Tamim bin Hamad Al Thani “sfacciata e codarda”, che ha scosso l’opinione pubblica e posto sotto pressione gli equilibri regionali. Il summit ha visto una compatta espressione di sostegno politico e diplomatico al Qatar. Nella bozza del documento finale, circolata tra i media, i leader avvertono che le azioni israeliane “minacciano quanto realizzato nel percorso di normalizzazione, compresi gli Accordi di Abramo”.

L’intesa storica firmata nel 2020 da Israele con Emirati Arabi, Bahrein, Marocco e Sudan potrebbe dunque essere rimessa in discussione. Il premier qatarino Mohammed bin Abdulrahman Al Thani ha chiesto “di punire Israele per tutti i crimini commessi”, denunciando genocidio, pulizia etnica e carestia provocata dall’assedio di Gaza.

Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha esortato a “rafforzare unità e coesione” contro lo Stato ebraico, mentre il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha definito Israele “una piaga che terrorizza la regione”. Tra i partecipanti, oltre alle delegazioni di numerosi Paesi arabi, anche il principe Moulay Rachid per conto del Marocco. Significativa la presenza dell’inviato Usa Thomas Barrack, a testimonianza dell’attenzione di Washington per un alleato strategico che ospita basi militari americane.

Trump avverte Israele

Donald Trump, parlando con i giornalisti, ha elogiato il Qatar come “grande alleato degli Stati Uniti”, lodando l’emiro e invitando Israele e “tutti gli altri” a “stare molto attenti”. Parole che confermano il delicato equilibrio dell’amministrazione americana, stretta tra la necessità di sostenere Israele e quella di preservare i rapporti con Doha.

In serata, a Gerusalemme, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha replicato al fianco del segretario di Stato Usa Marco Rubio: “L’America non ha alleato migliore di Israele, e Israele non ha alleato migliore dell’America”. Netanyahu ha ribadito che l’operazione in Qatar è stata “una decisione indipendente” e che lo Stato ebraico “si assume la piena responsabilità”.

Rubio, dal canto suo, ha chiarito che gli Stati Uniti puntano alla liberazione immediata degli ostaggi e all’eliminazione di Hamas, ma ha anche avvertito sui rischi di un Iran nucleare, considerato “una minaccia non solo per Israele e gli Usa, ma anche per Europa e Paesi del Golfo”.

Gaza, ostaggi usati come scudi umani

Sul terreno, intanto, cresce la tensione. Secondo fonti palestinesi, Hamas ha trasferito molti ostaggi in superficie, all’interno di case e tende, per ostacolare un’operazione terrestre dell’Idf a Gaza City. L’esercito israeliano ha stimato che circa 300.000 civili abbiano già lasciato l’area, ma teme che la conquista della città non sarebbe sufficiente a sconfiggere il movimento islamista. L’Unrwa ha denunciato che negli ultimi quattro giorni dieci suoi edifici, tra cui sette scuole e due cliniche, sono stati colpiti dai raid israeliani. Parallelamente, secondo indiscrezioni, Washington e Tel Aviv starebbero valutando un piano di trasferimento dei vertici di Hamas in Tunisia, ipotesi che ricorda il precedente dell’Olp nel 1982.

Houthi e Flotilla

Dallo Yemen, gli Houthi hanno annunciato un attacco con droni contro l’aeroporto israeliano di Ramon e una base nel Negev. Atene, intanto, diventa punto di partenza della nuova “Global Flotilla”: due navi salpate dall’isola di Siro si uniranno alla flotta internazionale che punta a rompere l’assedio di Gaza. “Gli attivisti vanno a loro rischio e pericolo”, ha commentato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che ha rinnovato l’appello a Netanyahu: “La soluzione non è occupare Gaza o la Cisgiordania, ma lavorare per uno Stato palestinese”.

Israele “super Sparta”

Sul fronte interno, Netanyahu ha parlato di “nuova realtà economica” per Israele, pronto a trasformarsi in una “super Sparta” di fronte all’isolamento internazionale. Un’economia più autarchica, ha spiegato, sarà necessaria per sostenere l’industria bellica e garantire la sopravvivenza dello Stato. Una linea rafforzata dalle dichiarazioni del ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir, che ha promesso la costruzione di un quartiere lussuoso per i poliziotti a Gaza City “una volta ottenuta la vittoria”.

1 Comment Lascia un commento

  1. E ai “crimini” dei paesi Arabi quando ce ne occupiamo? Integralismo Islamico, sostegno al terrorismo internazionale, mancato rispetto dei diritti umani, negazione della libertà di culto, negazione delle libertà e della democrazia e altro ancora..

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