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Attentato a Gerusalemme, sei morti. Hamas esulta, l’Anp condanna. Netanyahu promette ritorsioni

Uomini armati sono saliti su un autobus e hanno aperto il fuoco sui passeggeri. L'Idf circonda diversi villaggi a Ramallah
martedì, 9 Settembre 2025
3 minuti di lettura

Ieri mattina la capitale israeliana è stata colpita da un nuovo attentato terroristico che ha riportato la violenza nel cuore della città santa. Due uomini armati, provenienti dalla Cisgiordania, hanno approfittato di una breccia nella recinzione per entrare in Israele: arrivati a nord di Gerusalemme, al capolinea di Ramot Junction, sono saliti su un autobus della linea 62 e hanno aperto il fuoco sui passeggeri.

Il bilancio è drammatico: sei morti, tra cui tre rabbini – Levi Yitzhak Fash, Israel Menatzer e Yosef David – e un giovane di 25 anni originario di Melilla, in Spagna, da poco residente in Israele. I feriti sono numerosi, almeno cinque in gravi condizioni. I terroristi sono stati uccisi da un soldato di passaggio, mentre uno degli organizzatori, residente a Gerusalemme Est, è stato arrestato dallo Shin Bet.

Sul luogo dell’attacco, il ministro della Difesa Israel Katz ha parlato di un attentato “atroce” che avrà “conseguenze gravi e di vasta portata”. Netanyahu, recatosi a Ramot, ha promesso che “i villaggi da cui provenivano i terroristi saranno accerchiati” e che Israele porterà avanti la sua offensiva sia in Cisgiordania che a Gaza.

Hamas esulta, Anp e comunità internazionale condannano

Hamas ha celebrato l’attacco definendolo “un’azione eroica, risposta naturale ai crimini dell’occupazione”. Di segno opposto la reazione dell’Autorità nazionale palestinese, che ha ribadito la sua condanna di ogni attentato contro civili, chiedendo la fine delle violenze e dell’occupazione. La comunità internazionale si è espressa in modo netto: il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha condannato “senza incertezze” l’attacco e rinnovato l’appello a un cessate il fuoco che apra la strada a “due popoli, due Stati”. Anche l’Unione Europea ha deplorato la strage, definendola un “ulteriore segnale della necessità di una tregua”. Il vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, ha ammonito che “fino a quando ci saranno vittime da entrambe le parti, non ci sarà pace”, invitando a una mediazione internazionale seria e credibile.

Gaza: torri rase al suolo e fame

Mentre Gerusalemme piange le sue vittime, la guerra continua a mietere morti nella Striscia. Per tre giorni consecutivi l’Idf ha colpito i grattacieli di Gaza City, demolendo la torre al-Ruya e altre due strutture considerate da Israele “basi operative di Hamas”. I raid, però, hanno causato vittime anche tra i civili: fonti mediche parlano di almeno 21 morti, tra cui donne e bambini, colpiti in case, tende e perfino una scuola-rifugio. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, 65 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore, mentre la carestia continua a provocare decessi: sei morti in un solo giorno, tra cui due bambini. Dall’inizio del conflitto, il bilancio per fame è salito a 393 vittime, di cui 140 minori. Israele sostiene che 100 mila persone abbiano già lasciato la città dirette verso le “zone umanitarie” di al-Mawasi e Khan Yunis, ma denuncia che Hamas impedisce le evacuazioni per usare i civili come scudi umani. Hamas, dal canto suo, parla di “crimini di guerra” e accusa l’Idf di voler piegare la popolazione colpendo aree residenziali.

Scenari di tregua

Secondo indiscrezioni di Channel 12, il presidente americano Donald Trump avrebbe presentato una proposta di accordo globale: rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, vivi e morti, in cambio della liberazione di migliaia di prigionieri palestinesi e della sospensione delle operazioni militari su Gaza. Israele sarebbe pronta ad accettare, mentre Hamas non ha ancora risposto.

Trump, secondo la stessa fonte, intende gestire personalmente i negoziati. Ma la tregua sembra ancora lontana. Intanto, gli Houthi hanno colpito con un drone l’aeroporto di Eilat-Ramon, ferendo lievemente una persona e costringendo alla temporanea chiusura dello scalo. Altri tre droni provenienti dallo Yemen erano stati abbattuti dall’Idf poco prima.

Proteste e solidarietà

La guerra continua a scatenare proteste nel mondo. A Londra, sabato, la polizia ha arrestato 890 persone durante una manifestazione in sostegno di Palestine Action, gruppo ormai dichiarato “terroristico” dal governo britannico. In poche settimane gli arresti collegati a queste proteste sono saliti a oltre 1.500, con accuse di “repressione senza precedenti”. Sul fronte marittimo, la Global Sumud Flotilla ha visto ieri la partenza dal porto di Catania di una nuova barca dedicata alla giornalista palestinese Shirin Abu Akleh.

L’imbarcazione si unirà alle delegazioni tunisina e spagnola ferme in Tunisia, con l’obiettivo di portare aiuti a Gaza. L’Ue, però, ha preso le distanze: “Non incoraggiamo le flottiglie, possono peggiorare la situazione”, ha avvertito la Commissione, pur ribadendo che “nessun attacco contro convogli civili è giustificabile”.

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