“In troppe aree del pianeta l’istruzione rimane un diritto negato”. Sono state le parole con le quali Sergio Mattarella ha aperto il messaggio diffuso per la ‘Giornata internazionale dell’alfabetizzazione’, istituita dall’Unesco nel 1966 e celebrata ogni 8 settembre. Il Capo dello Stato ha richiamato i dati più drammatici: 754 milioni di adulti nel mondo non possiedono competenze alfabetiche di base, e due terzi di essi sono donne: “L’analfabetismo è spesso sinonimo di povertà e nonostante il riconoscimento formale del diritto all’istruzione, in molte aree resta negato”.
Il Presidente ha sottolineato come nel nostro Paese l’analfabetismo tradizionale sia stato in gran parte superato con la Repubblica, ma rimanga “una grave preoccupazione per l’elevata incidenza dell’analfabetismo funzionale”. Si tratta di un terzo della popolazione adulta, persone che hanno imparato a leggere e scrivere ma non riescono a usare in modo efficace le informazioni nella vita quotidiana, nel lavoro, nella società. A ciò si aggiunge la “preoccupante presenza di fasce di analfabetismo nella popolazione immigrata”, che rischia di acuire divari già esistenti.
Il rischio delle nuove esclusioni
Mattarella ha poi messo in guardia dagli effetti della transizione digitale: “La digitalizzazione sposta la fruizione dei contenuti e la stessa pratica dei diritti su nuove piattaforme, con il rischio di nuove disuguaglianze ed esclusioni”. Per questo l’Unesco ha scelto come tema del 2025 ‘Promuovere l’alfabetizzazione nell’era digitale’. Un invito, ha osservato il Capo dello Stato, a “rivedere il significato stesso di alfabetizzazione”, che oggi non riguarda soltanto la lettura e la scrittura ma anche le competenze digitali, diventate indispensabili per esercitare i propri diritti, sviluppare pensiero critico e contribuire alla costruzione di una società “più equa, aperta e solidale”.
I numeri in Italia
Le parole di Mattarella trovano riscontro nelle rilevazioni ufficiali. Secondo le prove ‘Invalsi 2023’, solo il 45,9% delle persone tra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali almeno di base. A scuola, i dati dell’anno 2023/24 indicano che il 32,8% degli alunni di seconda primaria non raggiunge il livello minimo di competenza in italiano, con un peggioramento rispetto agli anni precedenti. Va meglio al termine delle superiori, dove il dato cala al 43,5%, in diminuzione di 5,8 punti rispetto all’anno scolastico precedente. In matematica la quota di studenti sotto la soglia di competenza base è del 32,6% in II primaria e del 31,8% in V primaria, mentre resta molto alta alla fine del percorso scolastico (47,5%), pur in calo di 2,5 punti
Giovani e formazione
Il quadro della formazione giovanile evidenzia progressi ma anche criticità. Nel 2024 quasi un giovane su dieci tra i 18 e i 24 anni (9,8%) ha lasciato gli studi dopo la scuola media senza intraprendere altri percorsi formativi: un dato in miglioramento rispetto al 10,5% del 2023, ma ancora lontano dal target europeo del 9% fissato per il 2030. Sul fronte universitario cresce la quota dei 25-34enni con titolo terziario (31,6% nel 2024, contro il 30,6% del 2023), ma l’Italia resta sotto la media Ue27 (44,2%) e distante dal target europeo (45%). Nel Mezzogiorno il dato si ferma al 25,9%
Grave la situazione dei laureati in discipline Stem: appena 17,7 ogni 1.000 residenti, con un forte divario di genere (14,2 per le donne, 21,0 per gli uomini)
Italia in coda nelle classifiche internazionali
Il rapporto segnala inoltre che l’Italia resta agli ultimi posti nelle graduatorie internazionali per competenze cognitive tra i 16-65enni: 34,7% della popolazione adulta presenta bassi livelli di literacy, numeracy e problem solving adattivo, con valori molto inferiori alla media Ocse.