Ieri a Leopoli le autorità ucraine hanno arrestato un sospetto per l’omicidio di Andriy Parubiy, 54 anni, ex presidente della Verkhovna Rada e figura di punta delle proteste filo-europee del 2004 e del 2014. Il presidente Volodymyr Zelensky ha parlato di “indagini rigorose” e ha ringraziato investigatori e procure per il lavoro “rapido e coordinato”.
Secondo il ministro dell’Interno Igor Klymenko, il fermato — catturato nella regione di Khmelnytskyi — avrebbe agito nell’ambito di un piano “preparato con cura”, con pedinamenti e via di fuga prestabiliti. Il capo della polizia Ivan Vyhivskyi ha lasciato intendere un possibile coinvolgimento russo; sono in corso interrogatori e atti urgenti per chiarire movente ed eventuali complici.
Sul terreno, Mosca rivendica nuove avanzate. Il capo dell’amministrazione filorussa del Donetsk, Denis Pushilin, ha sostenuto che con la presa di Kamyshevakha il sud del Donetsk sarebbe ormai “sotto pieno controllo russo”.
Nel frattempo, Zaporizhzhia piange due civili uccisi a Omelnyk da bombe teleguidate, secondo le autorità locali. La notte è stata segnata anche da allarmi aerei nel sud della Russia: in Krasnodar i rottami di un drone abbattuto hanno incendiato una sottostazione elettrica a Kropotkin; scali come Saratov e Volgograd hanno sospeso temporaneamente i voli per ragioni di sicurezza.
La guerra si sposta pure sul fronte marittimo e aereo. L’intelligence di Kiev (HUR) ha rivendicato un’operazione “di successo” in Crimea: colpita la base aerea di Hvardiyske con la distruzione di due elicotteri Mi-8, e danneggiata nella baia di Sebastopoli un’unità russa (rimorchiatore Buk-2190) tramite drone con testata. “La smilitarizzazione della Crimea occupata continua”, afferma Kiev.
Modi esorta Putin a fermare la guerra
Mentre le armi parlano, la diplomazia cerca varchi. Al vertice della Shanghai Cooperation Organization a Tianjin, il premier indiano Narendra Modi ha esortato Vladimir Putin a “fermare la guerra il prima possibile” e a lavorare per “una pace duratura”, accogliendo “tutti i recenti sforzi” in tal senso. Putin ha ribadito che la crisi ucraina discenderebbe da un “colpo di Stato” del 2014 “sostenuto dall’Occidente” e ha alluso ad “accordi” emersi nel recente incontro con il presidente Usa Donald Trump in Alaska, che a suo dire “aprono la strada” a un’intesa: affermazioni che Kiev e i partner occidentali considerano propaganda, in assenza di risultati concreti.
India nega speculazioni su petrolio russo
Il dossier energetico resta un nervo scoperto. In un editoriale, il ministro del Petrolio indiano Hardeep Singh Puri ha respinto le accuse statunitensi di “speculazione” sul greggio russo, rivendicando che gli acquisti di Nuova Delhi — effettuati, sostiene, nel rispetto dei tetti di prezzo G7/Ue e delle filiere legali e assicurate — avrebbero contribuito a stabilizzare i mercati, scongiurando balzi fino a 200 dollari al barile. L’India, divenuta il primo acquirente marittimo di petrolio russo, rivendica di non “finanziare la guerra”, mentre i partner occidentali restano scettici sulla “lavanderia” dei prodotti raffinati.
Roadmap dell’Ue
Sul versante europeo, Ursula von der Leyen ha delineato una “roadmap” per le garanzie di sicurezza a favore di Kiev: tre linee di difesa — un esercito ucraino forte e ben equipaggiato, un gruppo multinazionale della “Coalizione dei volenterosi” con supporto americano e una postura difensiva europea, con l’orizzonte dell’adesione Ue come ulteriore scudo politico-strategico. Bruxelles intanto valuta di ampliare l’uso dei profitti inattesi generati dagli asset russi immobilizzati per finanziare difesa e ricostruzione ucraina: finora stimati in 3,7 miliardi di euro, con nuovi flussi previsti a cadenza regolare.
Coalizione dei volenterosi
Il calendario delle iniziative si infittisce. Giovedì 4 settembre, a Parigi, il presidente Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer copresiederanno — in presenza di Zelensky — una riunione della Coalizione dei volenterosi in formato ibrido; altri leader, tra cui Giorgia Meloni, dovrebbero collegarsi da remoto. Al centro, lo stato dell’arte sulle garanzie di sicurezza e le implicazioni del perdurante rifiuto russo di negoziare. Ieri, inoltre, si è tenuta una riunione straordinaria del Consiglio Nato-Ucraina, su richiesta di Kiev, per coordinare le risposte all’intensificarsi degli attacchi.