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Ucraina, negoziati in stallo: Lavrov nega legittimità Zelensky, Kiev chiede garanzie

Il presidente ucraino: garanzie di sicurezza prima di incontrare Putin. Attacco record di Mosca, 614 droni e missili. Un arresto in Italia per l'attentato al Nord Stream
venerdì, 22 Agosto 2025
3 minuti di lettura

Il percorso verso un possibile accordo di pace in Ucraina resta incerto. Ieri il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha messo in discussione la legittimità del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, definendolo non idoneo a firmare un trattato.

In una conferenza stampa a Mosca, Lavrov ha parlato accanto all’omologo indiano Subrahmanyam Jaishankar, ribadendo che per il Cremlino è “inaccettabile” qualsiasi presenza militare straniera in territorio ucraino. Ha accusato Kiev di non voler una “soluzione duratura” e i Paesi europei di tentare di minare i progressi emersi dal recente vertice in Alaska con gli Stati Uniti.

Per il ministro russo, Washington e Mosca starebbero invece “collaborando in modo concreto e stretto” per affrontare le radici del conflitto, mentre l’Europa insisterebbe su una strategia di isolamento della Russia. Da Kiev, Zelensky ha replicato con fermezza. Un bilaterale con Vladimir Putin, ha chiarito, sarà possibile solo dopo un accordo chiaro sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina.

Il presidente ha indicato Svizzera, Austria o Turchia come possibili sedi di un eventuale vertice, escludendo Mosca e mostrando cautela sull’ipotesi di Budapest avanzata dall’Ungheria. Il leader ucraino ha chiesto al presidente americano Donald Trump un impegno per superare i veti ungheresi sull’adesione all’Unione Europea. “Vogliamo raggiungere un’intesa sulle garanzie entro 7-10 giorni, e sulla base di quella organizzare un incontro trilaterale”, ha detto. Nel frattempo, ha denunciato lo spostamento di truppe russe verso Zaporizhzhia e annunciato il test di un nuovo missile a lungo raggio, il “Flamingo”, con una gittata di 3.000 chilometri.

Vance: “Tocca all’Europa farsi carico della sicurezza ucraina”

Negli Stati Uniti, il vicepresidente J.D. Vance ha ridimensionato il ruolo americano nel processo. Intervistato da Fox News, ha affermato che la sicurezza dell’Ucraina dovrà ricadere “soprattutto sugli europei: è il loro continente, la loro responsabilità”. Vance ha confermato che Washington ha ricevuto i dettagli delle posizioni negoziali di Russia e Ucraina: Mosca punta a conservare territori già occupati, mentre Kiev chiede garanzie contro nuove invasioni e la tutela della propria integrità territoriale. Secondo il vicepresidente, i punti chiave dovranno essere definiti prima di un eventuale incontro tra Putin e Zelensky.

Il piano Meloni e le richieste europee

L’Europa resta divisa sulle garanzie. Bloomberg ha rivelato un’iniziativa della premier italiana Giorgia Meloni, che propone una clausola di difesa collettiva: gli alleati dovrebbero decidere entro 24 ore un eventuale intervento in caso di nuovo attacco russo, senza però implicare l’ingresso immediato di Kiev nella Nato. Secondo il Times, alcuni governi europei chiedono inoltre agli Stati Uniti di dispiegare caccia F-35 in Romania, fornire a Kiev sistemi Patriot e Nasams, e autorizzare missioni di ricognizione sul Mar Nero. Mosca ha reagito con durezza: l’ex presidente Dmitry Medvedev ha ribadito che “truppe Nato non possono essere considerate garanzia di sicurezza per Kiev”, bollando l’ipotesi come provocatoria.

Attacco record di Mosca

Mentre la diplomazia si arena, la guerra continua. Nella notte l’Aeronautica di Kiev ha denunciato l’attacco più massiccio dell’ultimo mese: 614 tra droni e missili lanciati dalla Russia contro 11 località, inclusa Leopoli, lontana dal fronte. Il bilancio è di un morto e 14 feriti, mentre i resti dei velivoli abbattuti sono caduti su aree abitate. Lo Stato Maggiore ucraino ha contato nelle ultime 24 ore 167 scontri, oltre 5.400 bombardamenti di artiglieria e quasi 6.000 droni kamikaze impiegati da Mosca. La Russia ha dichiarato di aver intercettato 49 droni ucraini diretti verso le proprie regioni, la Crimea e il Mar Nero. Kiev, dal canto suo, rivendica l’attacco a una raffineria russa e a una base di rifornimento.

Erdogan offre Ankara, Budapest rilancia

Sul fronte diplomatico, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato a Emmanuel Macron la disponibilità della Turchia a ospitare un vertice tra Putin e Zelensky. Budapest ha rilanciato la propria candidatura, ma Kiev resta diffidente: la capitale ungherese richiama infatti il Memorandum del 1994, quando l’Ucraina consegnò le armi nucleari a Mosca senza ottenere vere garanzie. Zelensky ha inoltre escluso qualsiasi ruolo della Cina, accusata di sostenere la Russia anche sul mercato dei droni: “Non ci servono garanti che non ci hanno mai aiutato”.

Arresto in Italia per l’attacco al Nord Stream

Nella notte la polizia italiana ha arrestato a Rimini un cittadino ucraino sospettato di aver coordinato gli attacchi al gasdotto Nord Stream nel 2022. Identificato come Serhii K., l’uomo è accusato di aver fatto parte del gruppo che avrebbe piazzato gli esplosivi partendo da Rostock a bordo di uno yacht, noleggiato con documenti falsi. Secondo la procura federale tedesca, l’arrestato sarà trasferito in Germania e portato davanti a un giudice. Il ministro della Giustizia di Berlino, Stefanie Hubig, ha definito l’operazione “un successo investigativo impressionante”, invitando a proseguire per arrivare all’arresto di tutti i responsabili.

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