Un invito a non resistere al Regno di Dio, “che è un Regno di pace”, e a far prevalere mediazione, dialogo e profezia laddove le istituzioni politiche e internazionali sembrano impotenti. È il messaggio che Papa Leone XIV ha inviato – a firma del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin – alla 46ª edizione del Meeting di Rimini, al via domani. Il Pontefice ha esortato i vescovi italiani a “promuovere percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro”. Ogni comunità cristiana, ha aggiunto, dovrebbe diventare una “casa della pace”, luogo in cui “si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono”.
La testimonianza dei martiri
Tra i temi del Meeting, il Papa ha apprezzato in particolare la mostra dedicata ai martiri di Algeria, definita un segno della vocazione della Chiesa a “abitare il deserto in profonda comunione con l’intera umanità, superando i muri di diffidenza che contrappongono le religioni e le culture”. La missione, ha spiegato, non è “auto-esibizione” né contrapposizione identitaria, ma “dono di sé fino al martirio, nella gioia e fra le tribolazioni”.
Dialogo e responsabilità
Il Santo Padre ha ricordato come gli spazi di confronto con cattolici di diverse sensibilità, credenti di altre confessioni e non credenti siano “importanti esercizi di ascolto, che preparano i mattoni nuovi con cui costruire quel futuro che Dio ha in serbo per tutti”. La presenza dei cristiani nella società contemporanea, ha osservato, deve essere “disarmata e disarmante”, capace di proporre modelli di sviluppo alternativi alla “crescita senza equità e sostenibilità”. Per servire Dio, ha insistito, “va abbandonata l’idolatria del profitto che compromette giustizia, libertà, partecipazione e pace”.
La sfida digitale
Un passaggio è stato dedicato alla rivoluzione digitale, che secondo il Pontefice rischia di “accentuare discriminazioni e conflitti” se non abitata con creatività evangelica. “Obbedendo allo Spirito Santo, non siamo più schiavi ma figli”, ha detto. Solo così “il deserto diventa un giardino e la città di Dio trasfigura i nostri luoghi desolati”.