Un evento tanto insolito quanto allarmante ha colpito la centrale nucleare di Saint-Laurent, situata sulle rive della Loira: uno sciame di meduse ha invaso le condotte di raffreddamento, costringendo gli operatori a interrompere temporaneamente le attività. Il fenomeno, verificatosi nella notte tra lunedì e martedì, ha messo in allerta i tecnici dell’impianto, che hanno rilevato un’anomala presenza di organismi gelatinosi nei sistemi di aspirazione dell’acqua fluviale. La centrale, che fornisce energia a centinaia di migliaia di abitazioni nella regione, si è trovata improvvisamente in difficoltà nel garantire il raffreddamento dei reattori, operazione vitale per la sicurezza dell’intero impianto. EDF, l’ente gestore, ha confermato la chiusura precauzionale di uno dei reattori, sottolineando che non vi è stato alcun rischio per la popolazione né per l’ambiente. “Abbiamo seguito i protocolli di sicurezza e avviato le procedure di arresto controllato,” ha dichiarato un portavoce. Gli esperti parlano di un fenomeno in crescita, legato al riscaldamento delle acque e alla modifica degli ecosistemi fluviali. Le meduse, solitamente associate agli ambienti marini, stanno colonizzando anche i corsi d’acqua dolce, attratte da temperature più elevate e dalla diminuzione dei predatori naturali. Alcune specie invasive, come la Craspedacusta sowerbyi, sono già state segnalate in diversi bacini europei. L’episodio riaccende il dibattito sulla vulnerabilità delle infrastrutture energetiche di fronte ai cambiamenti climatici. Se un semplice sciame di meduse può mettere in crisi una centrale nucleare, quali altri imprevisti potrebbero compromettere la sicurezza energetica europea? La domanda non è più teorica: è una sfida concreta che impone una revisione dei protocolli e una maggiore attenzione agli impatti ambientali.
