Scadeva ieri l’ultimatum del presidente statunitense Donald Trump a Vladimir Putin: accettare la pace in Ucraina o affrontare nuove sanzioni. Ma, mentre il termine si avvicinava, le diplomazie lavoravano a un possibile vertice bilaterale, forse già lunedì.
Fox News ha ipotizzato Roma come sede, ma Mosca ha smentito, giudicando l’Italia troppo vicina a Kiev. In lizza restano anche Ungheria, Svizzera ed Emirati, con Budapest favorita da Putin. Trump, parlando alla Casa Bianca, ha chiarito che eventuali sanzioni “dipendono da lui [Putin]” e che non è obbligatorio un incontro preliminare tra il leader russo e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Farò tutto il possibile per fermare le uccisioni”.
Zelensky ha ribadito la necessità di un formato trilaterale per i negoziati, ringraziando Trump per “l’apertura nella ricerca di soluzioni” e auspicando una pace “duratura e giusta”. Il premier polacco Donald Tusk, dopo un colloquio con Zelensky, ha parlato di “segnali” che un congelamento del conflitto possa essere vicino, pur senza prospettare una fine immediata della guerra.
Diplomazia in movimento
Secondo l’Ansa, Trump aveva sondato ieri la premier Giorgia Meloni sulla possibilità di ospitare a Roma un vertice con Putin e Zelensky, ricevendo una risposta positiva. Zelensky ha definito “proficua” una telefonata con Meloni, sottolineando la “visione comune per una pace equa”.
Nel frattempo Putin ha avuto colloqui telefonici con il premier indiano Narendra Modi, che lo ha invitato a Nuova Delhi per il vertice annuale India-Russia, e con il presidente cinese Xi Jinping, che ha ribadito l’impegno di Pechino a “promuovere la pace e i negoziati”. Contatti anche con il bielorusso Alexander Lukashenko, che ha annunciato di non voler prolungare il mandato oltre il 2029.
Tensione economica e militare
Sul fronte delle pressioni, il ministro degli Esteri finlandese Elina Valtonen ha invitato Trump a procedere con le sanzioni secondarie contro chi acquista petrolio russo, in particolare Cina e India. Proprio Delhi ha reagito ai dazi aggiuntivi del 25% imposti da Washington sospendendo piani di acquisto di armi statunitensi.
Intanto, Kiev rivendica risultati sul terreno: il comandante in capo Oleksandr Syrsky ha annunciato che a luglio i droni ucraini hanno colpito oltre 23.000 obiettivi russi, eliminando più di 5.000 soldati. Nella notte, media locali hanno riferito di un attacco con droni contro una sottostazione elettrica nella Crimea occupata, con incendi nella zona.
Nuovi equilibri e dossier paralleli
La Casa Bianca ha rivendicato come “vittoria” l’accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian, che verrà firmato alla presenza di Trump e che prevede la creazione di una “Trump Route” di transito commerciale nel Caucaso meridionale, riducendo l’influenza di Russia, Iran e Cina.
Resta incerta la tempistica dell’incontro tra Trump e Putin, che il Cremlino prevede “nei prossimi giorni”. Ma la complessità delle posizioni – dal referendum necessario in Ucraina per qualsiasi cessione territoriale, alla contrarietà di Mosca per una sede considerata “filo-ucraina” – rende il percorso verso un’intesa ancora accidentato.