“Senza le Marche e senza le sue Pmi non ci sarebbe il Made in Italy che il mondo conosce e apprezza”. È con queste parole che Giorgia Meloni ha aperto ieri mattina ad Ancona una giornata densa di annunci e promesse per il rilancio della regione, cuore manifatturiero e culturale dell’Italia centrale.
A far notizia è la decisione del governo di estendere la Zes (Zona economica speciale) anche alle Marche e all’Umbria, riconoscendone lo status di regioni in transizione. Un provvedimento atteso da tempo, che, secondo il governo, può rappresentare un vero volano di sviluppo.
Le Zes sono aree geografiche definite in cui le imprese possono beneficiare di incentivi fiscali, agevolazioni amministrative e semplificazioni burocratiche per favorire investimenti, occupazione e sviluppo locale.
Il modello nasce negli anni ‘80 ed è stato adottato con successo in molte economie emergenti. In Italia è stato introdotto nel 2017 per il Mezzogiorno, esteso nel tempo ad altre aree in difficoltà economica o colpite da eventi straordinari.
Nella pratica, una Zes consente alle aziende che vi operano di godere di un credito d’imposta per gli investimenti, agevolazioni doganali, deroghe a vincoli urbanistici e tempi amministrativi ridotti. In sintesi: meno tasse, meno burocrazia, più competitività. Le Zes sono pensate per attrarre capitali, rilanciare la produttività locale e contrastare lo spopolamento di aree periferiche.
“Strategia nazionale”

“Abbiamo scelto di dare a questo territorio un’opportunità in più”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio, spiegando che il Consiglio dei Ministri avrebbe approvato la norma per includere Marche e Umbria nella Zes unica del Mezzogiorno, già operativa dal 2024.
Secondo uno studio del gruppo Ambrosetti, ogni euro investito nelle Zes ne genera 1,6 in più, con un impatto complessivo stimato in 26,7 miliardi di euro e 35mila nuovi posti di lavoro.
“Le Marche sono una regione strategica, con un tessuto produttivo sano e una vocazione manifatturiera ed esportatrice che merita di essere valorizzata”, ha dichiarato il Premier durante l’evento di presentazione degli interventi per lo sviluppo regionale. “È un territorio che ha pagato il prezzo di un deficit infrastrutturale e di anni di politiche che non hanno saputo ascoltare i suoi bisogni”.
A questo proposito Meloni ha rilanciato con forza il tema delle infrastrutture: “Abbiamo lavorato per sbloccare opere rimaste ferme per decenni. In Italia non esiste solo il divario tra Nord e Sud, ma anche quello tra costa adriatica e tirrenica. Va colmato”. Un riferimento chiaro all’isolamento delle aree interne e alla mancanza di connessioni rapide con il resto del paese.
“Il cantiere più grande d’Europa”

Tra i progetti chiave ricordati da Meloni, l’avvio dei lavori per la SS 502-SS 78 Belforte del Chienti-Sarnano (secondo stralcio): “Un’opera fondamentale per collegare l’Appennino centrale e aprire nuove vie di sviluppo. È incredibile che una regione al centro d’Italia abbia vissuto un simile isolamento”, ha spiegato.
Un altro punto nevralgico è la ricostruzione post-sisma 2016: “Oggi il cratere sismico è il cantiere più grande d’Europa con una superficie di 8mila chilometri quadrati. Vogliamo ricostruire non solo gli edifici, ma la vita di una comunità”, ha detto Meloni. “La Pedemontana è uno dei tasselli della nostra strategia per il rilancio dei territori colpiti”.
Il Primo Ministro ha anche sottolineato che la ricostruzione ha finalmente accelerato, dopo anni di rinvii: “Oggi parliamo di progetti strategici, vogliamo contribuire alla rinascita economica e sociale dell’Appennino centrale”.
“Faremo di tutto per aumentare l’export marchigiano”

A fianco di Meloni, anche i Vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, in una giornata che ha avuto anche un chiaro significato politico. Tajani ha parlato dell’importanza del rilancio dell’economia marchigiana: “Le Marche rappresentano il 25% della produzione industriale nazionale. È una regione che deve poter attrarre investimenti, ed essere conosciuta.
Più si conosce, più può generare ricchezza per tutto il Paese”. Tajani ha annunciato anche un’iniziativa culturale: una riunione nazionale dei direttori degli Istituti Italiani di Cultura a Recanati e Macerata entro la fine dell’anno, per rendere omaggio a Giacomo Leopardi, “simbolo della ricchezza culturale delle Marche”.
“Il nostro impegno è quello di aumentare l’export dalle Marche, e rendere il porto di Ancona un hub strategico all’interno del Corridoio Imec”, ha aggiunto.
“Non vinciamo per le inchieste, ma per i fatti”

Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, ha difeso l’operato del governo regionale e nazionale: “Il Centrodestra vincerà le elezioni non per l’inchiesta su Ricci e il Pd, ma per quello che ha fatto. Abbiamo cambiato le Marche in cinque anni. Abbiamo acceso i riflettori su una terra che non sempre è stata valorizzata”.
Salvini ha ribadito l’importanza dell’investimento infrastrutturale come leva per il rilancio: “Senza infrastrutture non c’è sviluppo, non c’è crescita sociale. La nostra attenzione per il territorio non è mai mancata”.
La replica del Pd
I deputati marchigiani del Partito democratico Irene Manzi e Augusto Curti hanno attaccato duramente Giorgia Meloni, accusandola di fare solo promesse elettorali vuote nei confronti delle Marche, regione che, a loro dire, riceverebbe attenzione solo in campagna elettorale.
In una nota, i parlamentari hanno denunciato il silenzio del governo sull’impatto dei dazi statunitensi, che colpirebbero duramente le imprese marchigiane del Made in Italy, e hanno criticato la mancanza di risposte concrete su inflazione, lavoro e sanità regionale: “Meloni chieda scusa ai marchigiani”, hanno concluso, accusandola di usare il territorio come semplice “scenografia per teatrini elettorali”.