È stato di certo un sabato ricco di impegni per Sergio Mattarella, per una giornata scandita da tre momenti di alto valore istituzionale e civile, tutti segnati dalla memoria e dal richiamo alla responsabilità storica e morale del Paese: la commemorazione della strage di via D’Amelio, il 40° anniversario della tragedia di Val di Stava e la partecipazione alla cerimonia per il centenario della Campana dei Caduti a Rovereto. Tre tappe unite da un filo rosso: la riaffermazione dei valori della giustizia, della memoria e della pace.
Via D’Amelio

Nel 33° anniversario della strage di via D’Amelio il Capo dello Stato ha voluto ribadire la centralità del sacrificio di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina) nella storia della Repubblica: “La strage di via D’Amelio ha impresso un segno indelebile nella storia italiana”, ha spiegato. “Voluta dalla mafia per piegare le istituzioni democratiche, intendeva proseguire, in modo eversivo, il disegno della intimidazione e della paura. La democrazia è stata più forte. Gli assassini e i loro mandanti sono stati sconfitti e condannati”. Mattarella ha ricordato con commozione e riconoscenza quei servitori dello Stato che, con coraggio e senso del dovere, hanno affrontato il cancro mafioso, consentendo alla società civile di reagire: “Il senso di riconoscenza verso quei servitori dello Stato è imperituro. Le vite di Borsellino e Falcone sono testimonianza e simbolo della dedizione dei magistrati alla causa della giustizia. Borsellino non si tirò indietro dopo Capaci, continuò ad andare avanti”.
Le parole di Mattarella si sono accompagnate a una mobilitazione istituzionale ampia. Il Primo Ministro Giorgia Meloni ha parlato di Borsellino come di “un uomo che ha sacrificato la sua vita per la verità, per la giustizia, per l’Italia”. Il Presidente della Camera Lorenzo Fontana ha ricordato il giudice attraverso la simbolica esposizione della sua borsa all’interno di Montecitorio. Il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha affermato che “il sacrificio di Borsellino e dei suoi agenti continua a interrogarci chiedendoci coerenza, coraggio e responsabilità”.
Monito per le nuove generazioni
Numerosi anche i commenti da parte delle più alte cariche del governo: il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha definito la memoria di Borsellino “impressa nel nostro cuore in modo indelebile”. Il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi ha preso parte alle commemorazioni a Palermo, parlando dell’importanza del ricordo come guida per le nuove generazioni. Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha ribadito il ruolo fondamentale della scuola come presidio di legalità. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato di una “ferita profonda della nostra storia repubblicana” e di un “patrimonio morale da custodire”. Il Ministro Adolfo Urso ha definito Borsellino un “eroe nel Pantheon della Patria”. Il Ministro Nello Musumeci ha ricordato l’isolamento vissuto dal magistrato: “Per questo lo hanno lasciato solo, diventando facile bersaglio”. Il Ministro Tommaso Foti ha ribadito l’impegno del governo Meloni nella lotta alla mafia. La Senatrice Licia Ronzulli ha evidenziato come la minaccia mafiosa sia ancora presente, seppur cambiata. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha parlato di “una delle pagine più squallide della storia italiana” riferendosi ai depistaggi seguiti all’attentato. A tutti questi messaggi si è aggiunto l’omaggio del Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, che ha definito la verità sulla strage un “dovere morale e istituzionale”, e del Presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia: “La solitudine di Borsellino è diventata coscienza collettiva”.
Val di Stava

Nella mattinata di ieri Mattarella si è recato a Tesero, in provincia di Trento, per commemorare il 40esimo anniversario della catastrofe di Val di Stava. Il 19 luglio 1985, il crollo dei bacini di decantazione della miniera di Prestavel causò la morte di 268 persone: “Qui non è stata la natura a distruggere, ma una catastrofe causata dall’uomo”, le dure parole del Presidente che ha parlato di “incuria, mancata vigilanza, indifferenza al pericolo”. Mattarella ha sottolineato come la tragedia sia l’emblema di un rapporto distorto tra profitto e sicurezza, tra grandi imprese e piccole comunità: “La montagna e le sue risorse non devono essere sfruttate senza ritegno. Serve riconciliazione con l’ambiente e giustizia ambientale”.
Accanto al dolore, il Capo dello Stato ha valorizzato la reazione della comunità trentina e dei soccorritori: “Ricordare significa attivare la memoria civile. L’Italia si è unita nel soccorso e nella solidarietà. Questo spirito deve accompagnarci nel costruire un futuro sostenibile”. Ha ricordato l’impegno della Fondazione Stava 1985 come esempio virtuoso di memoria attiva, e ha sottolineato la necessità di investire nella cultura della prevenzione.
Campana dei Caduti

A chiudere la giornata, il Presidente ha preso parte alla celebrazione per i cento anni della Campana dei Caduti di Rovereto, simbolo di pace e memoria nato all’indomani della Prima guerra mondiale. In un contesto internazionale segnato da guerre e stragi di civili, Mattarella ha denunciato con fermezza la deriva bellica globale: “Riappaiono ombre che pensavamo superate: guerre di annessione, dominio dei forti sui deboli, bombardamenti sui civili, perfino nei luoghi di preghiera e soccorso”. Il Capo dello Stato ha ricordato il massacro di giovani durante feste, l’attacco ai soccorritori, e ha lanciato un monito: “Tutto questo non solo è in contrasto con le aspirazioni dell’umanità, ma alimenta una spirale di odio e violenza. I rintocchi di Maria Dolens sono un messaggio di pace e di speranza”. Un messaggio, ha detto Mattarella, che deve oggi risuonare più forte che mai.
Come si è potuto notare, in tutti e tre gli interventi Mattarella ha offerto una visione coerente e salda del ruolo dello Stato: garante della legalità, custode della memoria, promotore della pace. Dalla strage mafiosa di via D’Amelio alla tragedia ambientale di Val di Stava, fino al richiamo contro la barbarie della guerra, il Presidente ha tracciato un messaggio di grande impatto etico e politico: “La memoria non è rito, ma dovere attivo. Solo così si costruisce una Repubblica giusta e pacifica”.