Tanta, tantissima l’attesa per la prima messa celebrata dal nuovo Papa Leone XIV, andata in scena ieri dalla Cappella Sistina in Vaticano alla presenza dei Cardinali che proprio 24 ore prima l’avevano eletto come successore di Bergoglio. L’occasione è stata di certo propizia per tracciare già con forza le coordinate del suo futuro magistero. “Voi mi avete chiamato a portare quella croce, so di poter contare su voi nel camminare con me”, ha detto a braccio, in inglese, mostrando subito uno stile diretto. Poi l’affondo dottrinale: “Ridurre Gesù a un superuomo è ateismo”. Parole, queste, che hanno fatto il giro del mondo, rilanciate in tutte le lingue, come segnale della volontà del primo Papa americano di riportare al centro del dibattito ecclesiale la figura divina e salvifica di Cristo. Non mancano oggi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto a una specie di leader carismatico o di superuomo”, ha ammonito, criticando la tendenza anche tra i battezzati a vivere una fede privata, disincarnata, spiritualmente neutra. È questo, per Leone XIV, il rischio più sottile: un ateismo di fatto che penetra sotto la soglia dell’apparente ortodossia.
Riflessioni spirituali
Nel suo discorso il Papa ha offerto molto più di una riflessione spirituale perché in effetti ha delineato una vera e propria visione ecclesiale. “Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, cioè l’unico Salvatore e il rivelatore del volto del Padre”, ha detto. E ha aggiunto: “Ci ha mostrato un modello di umanità santa che tutti possiamo imitare, insieme alla promessa di un destino eterno che supera ogni nostro limite”. Prevost ha utilizzato un tono profondamente pastorale. L’obiettivo per lui è rendere la Chiesa “città sul monte”, non per la magnificenza architettonica, ma per la santità dei suoi membri. La denuncia è chiara: “La fede cristiana è ritenuta da molti una cosa assurda, per persone deboli. Si preferiscono certezze diverse: tecnologia, potere, successo”. Una crisi spirituale che secondo Leone XIV sfocia in drammi esistenziali, come la perdita del senso della vita, la dissoluzione della famiglia, la violazione della dignità umana.
L’intero discorso del Santo Padre nella sua prima omelia è ruotato attorno a un’idea semplice, ma potente: la Chiesa deve uscire da se stessa: “Viviamo in un mondo che non ha solo perso la fede, ma ha perso anche il senso del bisogno di fede”, ha detto. Per questo, ha continuato, è necessario non solo annunciare, ma incarnare. Non solo predicare, ma testimoniare.
Ha citato Sant’Ignazio di Antiochia: “Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo”. Il senso è chiaro: è necessario “sparire perché rimanga Cristo”. Una frase che è già diventata virale, usata in centinaia di post e commenti online.
La messa del 18 maggio
Domenica 18 maggio, a partire dalle 10, in piazza San Pietro, si terrà la Messa solenne di inizio pontificato. Sono attese circa 250.000 persone, tra fedeli e delegazioni internazionali. Sarà un evento planetario. I preparativi sono già in corso e la sicurezza attorno al Vaticano è stata rafforzata. Il Papa salirà sulla Loggia per il primo Regina Coeli domani, mentre negli appuntamenti che lo porteranno fino alla messa d’inizio si contano incontri significativi: con i cardinali (oggi), con la stampa mondiale (12 maggio), con il Corpo diplomatico (16 maggio), con la Curia romana e i dipendenti del Vaticano (24 maggio), e con i detenuti del carcere di Regina Coeli (25 maggio). Nel frattempo, Leone XIV ha confermato ad interim tutti gli incarichi di Curia e ha deciso di continuare a risiedere a Santa Marta, come il suo predecessore Francesco, in attesa dei lavori nel Palazzo Apostolico. I sigilli apposti dopo la morte del Papa emerito non sono stati ancora rimossi.
Dialogo interreligioso
Leone XIV ha ricevuto ieri anche gli auguri del Patriarca Kirill di Mosca, guida della Chiesa ortodossa russa. In una lunga lettera, pubblicata sul sito ufficiale del Patriarcato, Kirill ha sottolineato l’importanza di un rapporto costruttivo tra Oriente e Occidente cristiano, definendolo cruciale per il “destino del mondo”. Ha espresso l’auspicio che si possa proseguire sulla via del dialogo iniziato, seppur tra molte difficoltà, durante i pontificati precedenti. “Spero sinceramente che, con la sua partecipazione, le relazioni tra le nostre Chiese si sviluppino progressivamente al fine di una testimonianza comune di Cristo e di manifestare all’umanità la bellezza duratura della vita basata sui comandamenti di Dio”, ha scritto Kirill. La lettera è stata interpretata in Vaticano come un segnale incoraggiante.
Critiche dagli Stati Uniti
Non tutti, però, hanno accolto con entusiasmo l’elezione del primo Papa americano. Dalle fila dell’Ultradestra americana e del mondo Maga sono giunte critiche durissime. Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, ha definito Leone XIV “la scelta peggiore per i cattolici Maga”, sostenendo che la sua elezione è frutto di un voto anti-Trump orchestrato dai “globalisti della Curia”. Anche Laura Loomer, influencer trumpiana di primo piano, ha attaccato duramente Prevost, definendolo “un’altra marionetta marxista in Vaticano”.