sabato, 19 Aprile, 2025
Economia

Dazi alla Cina. L’arma Geopolitica per il contenimento del surplus commerciale

La politica dei dazi contro la Cina, non va confusa con la generale politica dei dazi di Trump. I dazi vengono usati dal presidente americano per cercare di riequilibrare il saldo commerciale, ma sono utilizzati anche come leva negoziale politica. Per la Cina il discorso è molto differente. La politica dei dazi è parte integrante del contenimento strategico del gigante asiatico, perché l’ obiettivo a breve medio termine è ridurre drasticamente il surplus commerciale della Cina.
La Ratio di questa politica è rintracciabile nell’utilizzo che la Cina fa del surplus commerciale.
Principalmente viene investito in tre settori: 1) Armamenti; 2) Sviluppo tecnologico; 3) Fondi destinati a compensare la sperequazione tra campagna e città.

Le zone rurali e la rivoluzione

Se i primi due settori sono di immediata evidenza circa l’interesse degli USA a ridurre la disponibilità economica della Cina. Il terzo settore è parimenti importante perché mira a destabilizzare la presa del Partito Comunista Cinese sul Paese. Storicamente in Cina il dissenso parte proprio dalle zone rurali (così è stato per la rivoluzione di Mao) e una destabilizzazione di queste zone quanto meno costringerebbe Pechino a guardare al suo interno, al suo immenso territorio, mettendo in secondo ordine la proiezione esterna.

Cina e amministrazioni USA

Questo è un obiettivo a lungo termine, ma affatto scontato. La dimensione economica della Cina è ormai tale da rendere difficile la sua realizzazione.
In ogni caso si comprende perciò perché i dazi alla Cina assieme alle sanzioni e altre misure come l’embargo sui prodotti ad alta tecnologia, sono un qualcosa di trasversale alle varie amministrazioni (anche Biden ha imposto nuovi dazi e sanzioni ) e sono misure strutturali e soprattutto non vanno confusi con la politica dei dazi agli altri Paesi.

Interdipendenze dei mercati

Per inciso, un conto è alzare i dazi alla Cina, un conto è iniziare una guerra commerciale all’ ultimo sangue. Non conviene ad entrambi gli attori, perché sono economie integrate. Non stupisce quindi che su chip, telefonini e computer Trump abbia tolto i dazi. Pensate ad un telefonino Apple che prima che arrivi sullo scaffale viaggia per il mondo almeno 3 o 4 volte . Una sfida iperbolica tra Pechino e Washington non conviene all’ economia globale, vista la dimensione degli attori.
Infine i dazi all’Europa rientrano nel credo economico di Trump, ma a parte il rischio concreto di inflazione (che tuttavia dipende fortemente anche dal prezzo del petrolio), potrebbero essere oggetto di sviluppi futuri. In tal senso: il mercato unico europeo, è fondamentale nel contenimento del surplus commerciale cinese con tutto ciò che ne consegue.
Se non bastasse il saldo commerciale di beni e servizi è in sostanziale equilibrio, ma sul punto va considera l’IVA che Trump considera una vera e propria misura protezionistica e questo rischia di alterare i conti.

Paolo Falconio
Membro del Consejo Rector de Honor e conferenziere de la Sociedad de Estudios Internacionales (SEI)

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