“Il 2024 non è stato un buon anno per Stellantis”. Le parole con cui John Elkann, Presidente del gruppo automobilistico nato dalla fusione tra Fca e PsaA, ha aperto l’assemblea annuale degli azionisti ad Amsterdam sono state dirette, senza giri di parole. Una riflessione lucida su dodici mesi difficili, segnati da risultati deludenti, criticità interne e un contesto globale sempre più ostile per il settore dell’auto. “La responsabilità – ha ammesso Elkann – è stata in parte anche nostra, ed è questo che rende il risultato ancora più amaro”. Un mea culpa che accompagna però una visione strategica: nonostante le difficoltà, Stellantis si sta riorganizzando per affrontare un futuro che si annuncia complesso ma anche ricco di opportunità.
L’anno appena trascorso è stato segnato anche da un importante passaggio ai vertici: l’addio del Ceo Carlos Tavares, figura chiave nel processo di integrazione tra i due colossi che hanno dato vita a Stellantis. “Dopo la sua uscita – ha spiegato Elkann – il Comitato esecutivo ad interim, che il Consiglio mi ha chiesto di presiedere, ha lavorato insieme ai nostri team per garantire la continuità nella gestione dell’azienda”.
Mercato in difficoltà
Il Presidente ha poi annunciato che il nome del nuovo Amministratore delegato verrà ufficializzato “entro la prima metà del 2025”, lasciando intendere che la scelta sarà cruciale per imprimere una nuova direzione al gruppo, anche in relazione ai profondi cambiamenti in atto nel mondo dell’automotive. Uno dei passaggi più forti dell’intervento è stato riservato alla politica europea in materia ambientale e di transizione energetica. Elkann ha parlato senza mezzi termini di “un percorso irrealistico di elettrificazione imposto dalle normative sulle emissioni di CO2”, che a suo avviso risulta “scollegato dalla realtà del mercato”.
A complicare il quadro, ha aggiunto, vi è stata “una brusca sospensione degli incentivi all’acquisto da parte di vari governi europei” e un’infrastruttura di ricarica “ancora largamente insufficiente”. Il risultato? “I consumatori tardano a passare ai veicoli elettrici”.
Industria sotto pressione
Un messaggio chiaro rivolto a Bruxelles, che mette in discussione l’approccio adottato finora: secondo Elkann, la transizione energetica non può essere imposta dall’alto senza tener conto delle reali condizioni del mercato e delle abitudini dei consumatori. La trasformazione deve essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche industriale e sociale. Non meno duro il giudizio sulle politiche commerciali statunitensi. “L’industria automobilistica americana è duramente colpita dai dazi”, ha detto Elkann, sottolineando che, oltre al 25% imposto sui veicoli, esistono “ulteriori tariffe su alluminio, acciaio e componenti”.
Un peso che si traduce in minori margini e competitività ridotta per le aziende produttrici, in un contesto globale già segnato da forti squilibri e tensioni geopolitiche. “Con l’attuale percorso di tariffe dolorose e regolamenti troppo rigidi – ha avvertito il Presidente – sia l’industria americana che quella europea sono a rischio”.
Attenzione positiva da Trump
Una crisi del comparto, ha aggiunto, non colpirebbe solo le aziende: “Sarebbe una tragedia, perché il settore automobilistico è fonte di lavoro, innovazione e coesione sociale nelle comunità”. Ma Elkann non ha voluto chiudere il suo intervento con una nota pessimista: “Non è troppo tardi, se Stati Uniti ed Europa agiscono con urgenza per favorire una transizione ordinata”. In questo contesto, Elkann ha colto un segnale di apertura da parte di Trump, che nelle ultime ore ha espresso l’intenzione di rivedere il regime tariffario che grava sull’industria automobilistica. “Siamo incoraggiati da quanto indicato ieri dal Presidente Trump sulle tariffe”, ha detto il numero uno di Stellantis.