lunedì, 13 Gennaio, 2025
Esteri

Groenlandia – Il percorso di avvicinamento agli USA e la sua importanza strategica

Le affermazioni ultime di Donald Trump esprimono la necessità un assetto securitario allargato. Cerchiamo di capire le ragioni per cui assieme a Panama, che è di immediata evidenza strategica (solo la follia di questi tempi poteva pensare di lasciarlo in mano alla Cina), la Groenlandia è nel mirino del nuovo Presidente.

In realtà già nel 1868 gli Stati Uniti avevano proposto di acquisire la Groenlandia, proposta poi rinnovata da Trump nel primo mandato, fino alle dichiarazioni di qualche giorno fa. Tutte le volte che gli Stati Uniti si interessano alla Groenlandia è il segnale di un’ innalzamento del livello della competizione globale. Nel 1868 era per scacciare gli inglesi dal Canada di fatto circondandoli, poi gli accordi del 1949 relativi alla guerra fredda che si sostanziano con l’accordo del 1951 che di fatto consente la presenza militare americana delegando agli stessi la difesa del territorio, per arrivare ad oggi con la sfida del blocco Sino Russo.

La Groenlandia è la porta nord per gli Stati Uniti e quindi sorveglia la parte artica dalle incursioni dei sottomarini nucleari e dell’attività dell’ aviazione militare della Federazione Russa. Questa immensa terra di 2,2 milioni di km quadrati , abitata da 57.000 persone (55.000 danesi in gran parte Inuit e 2.000 stranieri) è uno dei perni della difesa militare del suolo americano.

Inoltre nella partita Artica, due delle tre rotte commerciali (e non solo commerciali), passano per la Groenlandia e cosa molto importante attraverso la Groenlandia si possono rivendicare le acque del Polo Nord e quindi la piattaforma sulla quale insistono che attualmente è formalmente Russa in base ad un riconoscimento formale dell’ONU.

Nonostante quindi la Danimarca abbia dato ampio margine agli Stati Uniti per poter svolgere il ruolo di sorveglianza anzidetto, ci sono ragioni geopolitiche molto serie che fanno della Groenlandia un territorio indispensabile per la sicurezza degli USA e un elemento centrale nella partita artica che nei prossimi decenni sarà fondamentale (in parte già lo è).

Le affermazioni che abbiamo letto stupiscono per i toni, ma non nel merito perché in realtà la marcia della Groenlandia verso gli USA è iniziata dal dopoguerra anche perché è geograficamente americana. La Groenlandia fa parte dei territori oltremare della UE, ma gode di una autonomia fortissima dalla UE stessa e dalla Danimarca avendo ottenuto nel 1979 un regime di forte autonomia. Un’ autonomia incarnata da un movimento indipendentista che gode di forti consensi, ma che non può completare il processo in quanto la Groenlandia dipende per circa il 40% dai rifornimenti dalla Danimarca. Tradotto , non riesce a stare in piedi da sola. La volontà di indipendenza, che si traduce anche in una rappresentanza autonoma nel Consiglio Artico , è tale che nel 2019 fu concessa ad una società australiana l’appalto per una concessione mineraria rientrante tra le cd Terre Rare i cui proventi di fatto avrebbe consentito di sganciarsi dalla Madre Patria. Il problema fu che la società australiana era posseduta dalla società cinese Shenghe operante nel settore del nucleare e molto legata alla Difesa cinese. Ovviamente l’America fece pressioni e l’appalto fu annullato, ma è ovvio che il fatto ha allertato Washington. Bisogna comprendere che si ritiene che il Territorio della Groenlandia abbia circa il 10% delle terre rare nel mondo oltre ogni tipo di minerale, compreso l’Uranio e riserve ingenti di Gas Naturale.

Tutti questi fattori, rotte artiche, rivendicazione della piattaforma polare, collocazione geografica e materie prime rendono la Groenlandia strategicamente irrinunciabile e quindi la necessità che rimanga in un’orbita stretta americana, anche perché l’attuale sgrammaticatura (territorio danese appartenente al Continente Nord Americano) consentono a Russia e Cina di tentare sortite e intrattenere rapporti con le autorità locali in funzione di disturbo, per quanto velleitario, degli Stati Uniti.

La preoccupazione di Washington è che si realizzi questa indipendenza e in questa terra mettano i piedi in maniera significativa, anche attraverso investimenti e patti commerciali, Cinesi e Russi. Fermo restando che la maggioranza della comunità locale vede negli Stati Uniti l’ente che consentirà loro di essere indipendenti rimanendo nell’ambito della NATO, un’ulteriore preoccupazione deriva anche dal fatto riguardante un incidente occorso ad un bombardiere strategico B52 Stratofortress. L’ incidente ha avuto conseguenze a livello di contaminazione nucleare del territorio e ha reso la presenza militare americana invisa alla parte degli abitanti più attenti alla conservazione dell’ambiente.

La soluzione potrebbe arrivare , attraverso lo strumento dei “Patti di Libera Associazione” (COFA) che prevedono l’uso esclusivo militare delle acque e delle terre, oltre forti contributi economici.

Ecco il motivo del monito di Trump che ha una ratio geopoliticamente concreta che attiene alla visione securitaria degli USA anche in relazione alla più ampia partita artica. Sicuramente i toni potevano essere differenti, ma a parte la reazione Francese , dove il ministro degli Esteri ha affermato che l’UE non consentirà ad altri paesi di attaccare i suoi confini sovrani e la UE stessa che ha confermato per bocca della Commissione che eventuali aggressioni militari al territorio europeo comporterebbero l’ applicazione dell’ Art 42 del Trattato a difesa di quel territorio(clausola di mutua assistenza), il Primo Ministro Danese, ribadendo la sovranità della Danimarca, si è detto lusingato per l’interesse americano, il che la dice lunga sul percorso da tempo avviato di avvicinamento della Groenlandia agli Stati Uniti.

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