Il ‘58° Rapporto Censis’ presenta un quadro complesso e sfaccettato dell’Italia, un Paese intrappolato nella ‘sindrome della medietà’: né grandi slanci, né disastri totali, ma un lento galleggiamento che nasconde insidie profonde. Tra record occupazionali e turistici, denatalità crescente, crisi del ceto medio e mutazioni identitarie, l’Italia si trova a un bivio cruciale.
Il Rapporto dell’istituto di ricerca socio-economica, pubblicato ieri, delinea una condizione di stagnazione sociale ed economica. Pur evitando crisi drammatiche, l’Italia manca slanci significativi per migliorare il benessere collettivo. In vent’anni, il reddito disponibile pro capite è calato del 7%, e la ricchezza netta individuale è diminuita del 5,5% nell’ultimo decennio. La mobilità sociale è in crisi: l’85,5% degli italiani ritiene ormai impossibile migliorare la propria posizione nella scala sociale. Questo immobilismo alimenta disillusione e sfiducia verso le istituzioni democratiche e l’Europa: il 68,5% degli italiani crede che le democrazie liberali non funzionino più, mentre il 71,4% pensa che l’Unione Europea sia destinata a fallire senza riforme radicali.
La crisi del ceto medio
La compressione economica e sociale del ceto medio crea un terreno fertile per le “guerre delle identità”. In un contesto dove le istanze tradizionali delle classi sociali lasciano spazio a rivendicazioni etniche, culturali, religiose e di genere, emerge una crescente conflittualità. Il 57% degli italiani percepisce come una minaccia gli stili di vita dei migranti, e una significativa parte della popolazione esprime ostilità verso chi appartiene a una diversa etnia (21,5%), religione (21,8%) o orientamento sessuale (11,9%). Questo fermento identitario si inserisce in un quadro di mutazione morfologica: l’Italia è il primo Paese in Europa per acquisizioni di cittadinanza, con un aumento del 112% negli ultimi dieci anni. Tuttavia, permane una visione rigida dell’italianità: per il 57,4%, essa si basa esclusivamente sulla discendenza da progenitori italiani.
Ignoranza e fragilità culturale
Il Rapporto evidenzia un’emergenza culturale: il 43,5% degli studenti delle scuole superiori non raggiunge i traguardi minimi di apprendimento in italiano, e il 47,5% fatica in matematica. Tra gli adulti, il 30% non sa chi fosse Giuseppe Mazzini, e un terzo attribuisce la Cappella Sistina a Giotto o Leonardo. Questa mancanza di conoscenze di base rende il Paese vulnerabile a stereotipi e pregiudizi: il 20,9% degli italiani crede che gli ebrei controllino il mondo tramite la finanza, mentre il 15,3% ritiene che l’omosessualità sia una malattia.
Lavoro, turismo e industria: conti che non tornano
Nonostante il record di 23,8 milioni di occupati, l’Italia rimane ultima in Europa per tasso di occupazione, con un gap di 8,9 punti percentuali rispetto alla media Ue. Se raggiungessimo gli standard europei, si potrebbero aggiungere 3 milioni di lavoratori. Il turismo è in forte crescita, con 447 milioni di presenze nel 2023 (+18,7% rispetto al 2013), ma l’industria manifatturiera mostra segnali di declino, con una produzione in calo del 3,4% rispetto all’anno precedente.
Il welfare sotto pressione
La sanità pubblica fatica a rispondere alla domanda: il 62,1% degli italiani ha rinviato visite mediche a causa delle lunghe liste d’attesa, e il 53,8% ha dovuto attingere ai propri risparmi per cure essenziali. Sul fronte previdenziale, quasi il 90% dei giovani è convinto che non avrà una pensione adeguata. La carenza di personale è un altro problema critico: il 45,1% delle assunzioni previste nel 2023 è considerato di difficile reperimento, con professioni come infermieri, cuochi e artigiani sempre più rare.
Giovani tra disagio e resilienza
Il Rapporto offre uno sguardo sulla fragilità dei giovani italiani: il 58% si sente fragile, il 56% solo, e oltre il 50% soffre di ansia o depressione. Tuttavia, una parte significativa cerca di reinventarsi, spesso all’estero. Dal 2013 al 2022, più di 350.000 giovani tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato il Paese, il 50% dei quali laureati.
Sicurezza
Nonostante una riduzione dei reati negli ultimi dieci anni, il 2023 ha visto un aumento del 3,8% rispetto al 2022, con una crescente percezione di insicurezza. Oltre l’85% delle famiglie italiane possiede dispositivi per la difesa domestica, e il 43,6% considera legittimo sparare a un intruso in casa. Parallelamente, le relazioni sociali mostrano segni di ripresa dopo la pandemia, con un aumento della frequentazione di concerti, fiere e eventi pubblici. Tuttavia, la solitudine domestica cresce: oltre 8,8 milioni di italiani vivono soli, un fenomeno in aumento del 18% nell’ultimo decennio.
Innovazione digitale
L’Italia è sempre più digitale: il 89,1% degli italiani utilizza internet, spesso tramite smartphone (88,2%) e social network (82%). Anche gli anziani e i meno istruiti hanno abbracciato il digitale, segnando un consolidamento del cosiddetto paradigma biomediatico. La televisione rimane il medium centrale (95,9% di utenza), ma cresce la fruizione tramite internet (56,1%) e dispositivi mobili (33,6%). La radio, pur diffusa, subisce un calo nel formato tradizionale a favore di piattaforme digitali, mentre i podcast conquistano il 10,1% della popolazione.
La crisi della lettura
La stampa tradizionale è in declino: i quotidiani cartacei sono letti solo dal 22% degli italiani, in calo di 3,4 punti percentuali rispetto all’anno scorso. Anche i quotidiani online (-2,5%) e i settimanali (-1,7%) registrano flessioni. In controtendenza, i libri cartacei segnano una lieve ripresa (+3,1%), ma più della metà degli italiani non legge affatto. I giovani preferiscono formati visivi e immediati, con l’83,7% che si informa tramite smartphone, spesso tramite video (12,1%) e immagini (8,1%), piuttosto che testi lunghi.
L’intelligenza artificiale
L’Intelligenza Artificiale avanza: il 8,4% utilizza generatori di immagini e il 8,2% strumenti di scrittura come ChatGPT. Ma l’IA divide gli italiani: il 65,5% teme che minacci l’occupazione, mentre il 37,4% ne apprezza il potenziale per liberare dai lavori ripetitivi. In ambito sanitario, il 55,9% prevede miglioramenti grazie all’IA, ma l’82% invoca regolamentazioni rigorose.
Criminalità
Il Rapporto segnala infine un aumento dei reati, inclusi omicidi e criminalità digitale. Le disparità territoriali restano evidenti: Firenze eccelle per trasporti e sanità, mentre Napoli si colloca agli ultimi posti, riflettendo il divario tra eccellenze e carenze strutturali che ancora frammentano il Paese.