giovedì, 10 Ottobre, 2024
Esteri

Netanyahu ha deciso: nel mirino basi militari in Iran

Sinwar ai suoi: riprendete attacchi kamikaze. Bombe a Gaza. Lettera al presidente israeliano da 130 soldati: accordo o fermiamo il servizio.

Nel lungo vertice notturno di ieri, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha preso decisioni chiave sulla risposta da dare all’attacco missilistico iraniano del primo ottobre. Lo riferisce il Times of Israel citando un funzionario iraniano secondo cui l’attenzione di Israele sarebbe rivolta alle strutture militari iraniane, anche se questo – prosegue il giornale – potrebbe cambiare. Anche la tv Kan sostiene che la riunione è stata “una discussione decisiva sulla questione iraniana”.

130 soldati israeliani scrivono a Netanyahu: “Accordo su ostaggi o fermiamo servizio, è un rischio per la loro vita”

Un gruppo di soldati israeliani ha minacciato di interrompere il servizio militare se il governo del paese non cercherà un accordo per il rilascio degli ostaggi.

“Se il governo non cambia immediatamente rotta e non si adopera per raggiungere un accordo per riportare a casa gli ostaggi, non saremo in grado di continuare a prestare servizio. Per alcuni di noi la linea rossa è già stata superata, per altri si avvicina rapidamente il giorno in cui, con il cuore spezzato, smetteremo di presentarci in servizio”si legge in una lettera indirizzata al primo ministro Benjamin Netanyahu e al ministro della difesa Yoav Gallant da parte di 130 soldati israeliani che si rifiutano di combattere a Gaza per non “sottoscrivere la condanna a morte” dei 101 ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

“Continuare la guerra a Gaza non solo ritarda il ritorno degli ostaggi, ma mette anche in pericolo le loro vite”, si legge nella lettera, ripresa dai media israeliani, che continua: “molti sono stati uccisi dai bombardamenti dell’Idf, molti di più di quelli che sono stati salvati nelle operazioni militari”. Il gruppo comprende sia soldati di riserva che soldati regolari, alcuni dei quali hanno prestato servizio a Gaza e al confine settentrionale di Israele dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre dell’anno scorso.

Raid israeliano nel sud del Libano, almeno 4 morti e 10 feriti

Secondo il ministero della Salute libanese, riporta l’agenzia Nna, è stato colpito un edificio che ospitava sfollati in un raid israeliano sulla località di Wardaniyeh, a nordest di Sidone, nel sud del Libano. Almeno quattro persone sono state uccise e dieci ferite.

Più di 240mila persone in fuga verso la Siria

Continua la fuga dal Libano in direzione della Siria.Più di 240.000 persone hanno oltrepassato il confine nelle ultime settimane Secondo l’Unhcr circa 241.000 persone hanno attraversato il confine dal Libano alla Siria mentre proseguono le operazioni militari israeliane contro Hezbollah. Nel 70% dei casi si tratterebbe di cittadini siriani che tornano nel loro Paese. Inoltre più di 180.000 persone hanno oltrepassato il confine da Masnaa, dove cinque giorni fa la strada è stata colpita da bombardamenti israeliani. L’Idf ha accusato Hezbollah di utilizzare l’area per trasferimenti di armi.

Libano, circa 59.000 in fuga da sud ed est verso il nord

Il Comitato per la Gestione dei disastri del nord del Libano ha reso noto che almeno 58.898 sfollati in fuga dagli attacchi israeliani nel sud e nell’est del Paese hanno cercato rifugio nei distretti settentrionali. In particolare, il Comitato ha citato le aree di Bcharre, El Batroun, El Koura, El Minieh-Dennie, Tripoli e Zgharta. Solo 14.267 di loro sono ospitati in rifugi ufficiali. Il numero più elevato di sfollati è stato segnalato nei distretti di Tripoli ed El Minieh-Dennie (rispettivamente 15.973 e 13.554).

Idf, ieri colpiti 185 obiettivi di Hezbollah e 45 di Hamas

L’Aeronautica israeliana ha colpito nella giornata di martedì”circa 185 obiettivi terroristici di Hezbollah in Libano e circa 45 obiettivi terroristici di Hamas nella Striscia di Gaza, comprese cellule terroristiche, siti infrastrutturali, strutture militari, posti di osservazione, lanciatori e depositi di armi”. Così l’Idf su Telegram.

Nel sud del Libano, le truppe israeliane “hanno smantellato le piattaforme di lancio che rappresentavano una minaccia per le comunità del nord di Israele, hanno eliminato i terroristi durante gli scontri ravvicinati e gli attacchi aerei, hanno localizzato e confiscato numerose armi, compresi i missili anticarro – si legge in un comunicato pubblicato su Telegram -. Inoltre, sono stati distrutti oltre 100 obiettivi terroristici di Hezbollah”.”Contemporaneamente, le truppe dell’Idf continuano la loro attività operativa nella Striscia di Gaza. Le truppe hanno eliminato decine di terroristi in scontri ravvicinati e in attacchi aerei, hanno localizzato armi, tra cui granate, fucili AK-47 e altro, e hanno smantellato numerosi siti di infrastrutture terroristiche e lanciarazzi, che erano pronti a sparare verso il territorio israeliano”. L’esercito “è preparato per ogni scenario difensivo e offensivo, su tutti i fronti”, conclude la nota.

Leader di Hamas: riprendere gli attacchi kamikaze

Il Wall Street Journal ha riportato la notizia secondo cui il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ha detto ai leader del gruppo terroristico che “È il momento di rilanciare gli attentati suicidi”in israele poco dopo aver sostituito Ismail Haniyeh alla guida del politburo dell’organizzazione islamica. Secondo i funzionari dell’intelligence araba citati dal Wall Street Journal, alcuni membri anziani di Hamas avrebbero delle riserve sulla decisione. Il Wsj conferma anche le indiscrezioni secondo cui Sinwar avrebbe contemporaneamente ripreso i contatti con i mediatori sul cessate il fuoco.

Unrwa: “400 mila civili intrappolati nel nord di Gaza”

Il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ha lanciato l’allarme, denunciando che almeno 400.000 civili palestinesi sono intrappolati nel nord di Gaza a causa dell’offensiva israeliana in corso contro il campo profughi di Jabaliya. “I recenti ordini di evacuazione delle autorità israeliane stanno costringendo le persone a fuggire ancora e ancora, soprattutto dal campo di Jabalya. Molti si rifiutano perchè sanno fin troppo bene che nessun posto a Gaza è sicuro”, ha scritto su X il capo dell’agenzia Onu per i palestinesi, denunciando l’aggravarsi della situazione umanitaria, con i “rifugi e servizi Unrwa costretti a chiudere, alcuni per la prima volta dall’inizio della guerra”. “Questa recente operazione militare minaccia anche l’attuazione della seconda fase della campagna di vaccinazione contro la polio per i bambini”, ha aggiunto Lazzarini.

Razzi dal Libano, uccise due persone nel nord di Israele

Secondo quanto riferito ieri dal Times of Israel, il Magen David Adom, il servizio nazionale di primo soccorso dello Stato ebraico, riporta che un uomo e una donna sono stati uccisi a Kiryat Shmona, nel nord di Israele, da un razzo lanciato da Libano.

Idi: “Raid notturni sulla sede dell’intelligence di Hezbollah a Dahiyeh”

Nella giornata di martedi l’Aeronautica militare israeliana “ha condotto un attacco basato sull’intelligence contro le strutture di stoccaggio dei droni in superficie e sotto terra, nonché contro i lanciatori pronti all’uso associati all’unità aerea di Hebzollah”. Inoltre l’esercito israeliano ha condotto una serie di “attacchi mirati” la notte tra martedi e mercoledi “contro un impianto di produzione di armi e un quartier generale dell’intelligence di Hezbollah nell’area di Dahiyeh, “roccaforte chiave dei terroristi” filo-iraniani. “Prima dell’attacco sono state adottate numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili, tra cui l’invio di avvisi alla popolazione della zona – si legge in un comunicato dell’Idf. L’organizzazione terroristica Hezbollah ha deliberatamente posto i suoi depositi di armi sotto edifici residenziali, scuole, moschee e università, mettendo in pericolo la popolazione civile della zona”.

Il premier libanese: “Prosegue il lavoro per il cessate il fuoco temporaneo”

Mentre proseguono le operazioni militari israeliane contro Hezbollah, il premier libanese, Najib Miqati, in una dichiarazione diffusa dall’agenzia Nna ha dichiarato che “Continuano gli sforzi arabi e internazionali per porre fine all’aggressione israeliana contro il Libano, ma incontrano l’intransigenza israeliana e quello che considera come conquiste e vittorie che ostacolano il successo di questo lavoro”. Nella dichiarazione Miqati precisa che “c’è chi può pensare che il lavoro diplomatico si sia interrotto e che esista un’approvazione implicita per Israele che prosegue la sua aggressione, ma si tratta di un’impressione sbagliata”. E, aggiunge, “noi proseguiamo i contatti necessari e gli amici del Libano, di Paesi arabi e stranieri, fanno pressioni per un cessate il fuoco temporaneo in modo da poter parlare delle misure politiche essenziali, in primo luogo l’attuazione integrale della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza Onu”, che nel 2006 pose fine ai 34 giorni di guerra tra Israele e Libano.

L’Ue lancia un ponte aereo umanitario per il Libano

Nel quadro del Meccanismo di protezione civile dell’Ue, infatti, Già dalla scorsa settimana la Commissione Ue finanzia i costi di trasporto e assicura il coordinamento di aiuti verso Beirut inviatida Spagna, Slovacchia, Polonia, Francia e Belgio, mentre altri aiuti dalla Grecia verranno trasportati nei prossimi giorni.Questa assistenza si aggiunge ai circa 104 milioni di euro di aiuti umanitari dell’Ue stanziati per il Libano quest’anno, compresi gli ultimi stanziamenti di emergenza. Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’Ue rimane in stretto contatto con gli Stati membri e i partner umanitari per mobilitare ulteriori offerte. Le forniture donate dagli Stati membri comprendono medicinali e articoli medici che sono fondamentali per assistere le persone in Libano che non hanno accesso all’assistenza sanitaria d’emergenza, in particolare per gli sfollati.

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