mercoledì, 25 Dicembre, 2024
Economia

Dal 2010 triplicata la spesa per le alluvioni

Oltre 8 milioni d vivono in aree pericolose OK

In Italia dal 1944 allo scorso luglio sono stati stimati danni prodotti da terremoti e dissesto idrogeologico per 358 miliardi di euro. E tra 1944 e il 2009 si sono spesi mediamente 4,2 miliardi di euro all’anno mentre dal 2010 sino a oggi i costi sono saliti a 6 miliardi di euro. La spesa per riparare i danni degli eventi sismici è rimasta sui livelli storici (circa 3 miliardi l’anno), mentre è triplicata quella del dissesto idrogeologico passata da una media di 1 miliardo all’anno a 3,3 miliardi. Sono dati, questi, contenuti nel ‘Rapporto sullo stato di rischio del territorio italiano 2023’ presentato ieri da Ance-Cresme.

Rischio alluvioni

Le aree dell’Italia a pericolosità idraulica elevata sono il 5,4% del territorio nazionale, le aree a pericolosità media sono il 10%, mentre quelle a pericolosità bassa, allagabili in caso di eventi rari o estremi, raggiungono il 14% del territorio nazionale. L’Emilia-Romagna è la regione più esposta al rischio di allagamento con oltre il 56% della superficie a pericolosità medio alta. Anche altre regioni hanno livelli considerevoli di pericolosità: Lombardia (18%), Calabria (17%), Veneto (13%) e Toscana (12%). Su scala provinciale Ferrara è la provincia italiana con la percentuale maggiore di superficie esposta a elevato rischio di alluvione con ben 1⁄4 del territorio esposto al rischio elevato. Seguono Crotone (23,6%), Venezia (23,3%), Ravenna (22,2%) e Gorizia (22%).

Aree a rischio

Sono invece 2,4 milioni persone, 632mila edifici e 226mila imprese a essere esposti a un elevato rischio alluvioni. Se si considerano anche i territori a pericolosità media, si arriva a oltre 8 milioni di persone esposte. Venezia è la provincia italiana con più persone residenti a rischio elevato (153.432), seguita da Padova (128.900), Bologna (92.300), Ferrara (91.000), Genova (87.300), Rimini (85.800). A Sud invece si segnalano le province di Cosenza (77.300) e Reggio Calabria (77.000). Tra le grandi città emerge Roma con quasi 42.000 abitanti esposti a rischio elevato di alluvione.

Reti colabrodo

Nelle reti idriche si disperdono ogni anno 4,2 miliardi di metri cubi di acqua potabile, pari al 42% dell’acqua prelevata. Un dato in peggioramento, infatti, agli inizi degli anni duemila eravamo a una perdita pari a circa il 32,6. Il 60% della rete inoltre risale a oltre 30 anni fa, ma una quota del 25% ha superato i limiti di resistenza strutturali perché risalente a 70-80 anni fa. I fabbisogni infrastrutturali sono notevoli: almeno 200.000 km di rete da rigenerare, riparare o rottamare e sostituire, almeno 50.000 km di nuove reti, 30.000 per l’acqua e 20.000 per le fognature.

Fondi Ue

Negli ultimi 20 anni il Belpaese è stato il maggior beneficiario del Fondo di solidarietà dell’UE, con oltre 3 miliardi di euro ricevuti, pari a circa il 37% dell’importo totale erogato a 28 Paesi europei (8,2 mld).

Ddl sulla ricostruzione

Alla presentazione del Rapporto ha preso parte anche il Ministro della Protezione civile Nello Musumeci il quale ha preannunciato che nel prossimo Consiglio dei ministri ci sarà un ddl su un unico modello per la ricostruzione: “Fino a oggi per ogni avvenimento calamitoso si era soliti procedere con ddl ogni volta diversi. Abbiamo realizzato con Casa Italia e Protezione Civile un modello unico per avviare processi ricostruttivi, sia in caso di calamità sismica, franosa o idrica. Questo è un grande risultato”. Musumeci ha poi denunciato il fatto che la prevenzione, in Italia, non esiste ed è sempre stata solo un argomento utile per le tavole rotonde: “Certa politica pensa che ricostruire, possibilmente dopo 4 o 5 morti, determini più consenso rispetto alla messa in sicurezza dell’argine di un fiume senza che sia avvenuta la tragedia. Dobbiamo mettere in sicurezza il territorio. Certo serve anche l’educazione civica, perché il cittadino non deve costruire dove non si può fare”.

Meno fondi dal Pnrr

Dal Rapporto è emerso anche che all’interno del Pnrr oggi sono destinati 1,53 miliardi per il dissesto idrogeologico (di cui 1,2 miliardi destinati a Emilia-Romagna, Toscana e Marche dopo le recenti alluvioni), mentre prima della rimodulazione i fondi previsti erano 2,5 miliardi. “Abbiamo detto al governo di non definanziare opere per il dissesto idrogeologico, perché è un tema centrale intervenire su questo Paese fragile”, le parole di Federica Brancaccio, Presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili.

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