Prosegue l’instancabile lavoro del Segretario di stato americano Antony Blinken che, in Turchia, è stato a colloquio con il ministro degli Esteri, Hakan Fidan. “Stiamo lavorando su tutti i fronti per delle pause umanitarie” ha dichiarato Blinken, ma “servono anche progressi sugli ostaggi, una cosa che ovviamente sta particolarmente a cuore ad Israele. Sono convinto che possiamo fare ancora molto e che ci sono delle speranze per il rilascio.” “Siamo concentrati intensamente sulla questione e pensiamo che altri Paesi possano giocare un ruolo importante per riportare gli ostaggi a casa”, ha detto Blinken parlando con i giornalisti all’aeroporto di Ankara prima di lasciare la Turchia. Riguardo gli ostaggi ieri un centinaio di persone, tra cui i famigliari dei detenuti a Gaza, hanno manifestato fuori dalla Knesset, il Parlamento di Israele, a Gerusalemme.
UE: missione di pace
Sulla sponda diplomatica la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è intervenuta per proporre una “missione di pace internazionale sotto l’Onu.” Proposta confermata anche dal Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel.
Ci deve essere poi solo “un’autorità palestinese a governare uno Stato palestinese”, ha detto von der Leyen. Allo stesso tempo le forze israeliane “non possono stare a Gaza, non ci deve essere espulsione dei palestinesi dalla Striscia e il blocco deve terminare.” L’Unione si è impegnata per 100 milioni di euro in aiuti umanitari ai civili della Striscia e ha avviato un’operazione di ponte aereo per trasportare viveri e medicinali. “Hamas usa chiaramente i civili come scudi umani” ha detto la Presidente della Commissione rivolgendosi agli ambasciatori Ue e “Israele ha il diritto di difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale. Questo è il punto di partenza. Ci dà anche la credibilità per proporre idee su una soluzione politica, sulla base della nostra eredità di campioni della soluzione dei due Stati”, ha aggiunto precisando che le immagini dei civili e dei bambini “estratti dalle macerie a Gaza fanno sanguinare il cuore.”
Shtayyed in lacrime
Colpito dalle immagini delle piccole vittime della guerra anche il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh che non è riuscito a trattenere le lacrime parlando dei bambini uccisi. “I bambini scrivono i loro nomi sui corpi in modo che i loro cadaveri possano essere identificati”, ha detto Shtayyeh durante una riunione di governo a Ramallah. “La misericordia sia sulle anime dei martiri e la vergogna sui criminali”, ha poi concluso Shtayyeh che parlava a nome dei palestinesi, ma le sue parole possono essere sicuramente estese ovunque questi assassinii avvengano. Ieri si è giunti a oltre 10 mila morti di cui 4 mila bambini e più di 2.600 donne. Il ministero della Sanità di Hamas ha aggiunto che anche 25.408 persone sono state ferite.
Mondo arabo: cessate il fuoco
Anche l’Algeria interviene e il Presidente Abdelmadjid Tebboune ha invitato “i difensori dei diritti umani a portare l’occupazione israeliana davanti alla Corte penale internazionale per i crimini che sta commettendo contro i palestinesi di Gaza.” Le dichiarazioni di Tebboune sono state rilasciate durante un suo discorso trasmesso dalla Tv di Stato. Mentre il capo della chiesa cattolica maronita, il cardinale libanese Bishara Rai, parlando ai vescovi riuniti, si è schierato in maniera implicita contro l’offensiva anti-israeliana da parte di Hezbollah nel sud del Libano. E lo ha fatto evocando il rispetto della risoluzione Onu 1701 che nel 2006 chiedeva, tra l’altro, il disarmo di gruppi armati non statuali, incluso il Partito di Dio filo-iraniano. “Chiediamo ai funzionari dello Stato libanese di lavorare per evitare al Libano il flagello di questa guerra distruttiva, e di svolgere il proprio ruolo politico e diplomatico a sostegno della causa palestinese.” Il primo ministro giordano Bisher Khasawneh, è stato minaccioso e ha avvertito che qualsiasi tentativo di “spostare” i palestinesi da Gaza o dalla Cisgiordania rappresenterebbe “una linea rossa” che la Giordania considererà come “una dichiarazione di guerra.” “Non ci saranno spostamenti, né nuova Nakba, se Dio vuole, né reinsediamenti, né patria alternativa.” “La più grande preoccupazione del mondo islamico in questo momento sono i crimini contro i palestinesi.” Lo ha affermato il Presidente iraniano Ebrahim Raisi in una conferenza stampa a Teheran con il suo omologo iracheno Mohammed Shia al-Sudani. Raisi ha aggiunto che l’Iran e l’Iraq hanno una “posizione comune” sulla questione palestinese: la fine dei bombardamenti su Gaza e l’instaurazione di un cessate il fuoco.
Lapid critica Netanyahu
In Israele l’opposizione ha criticato Netanyahu e il leader Yair Lapid gli ha rinfacciato di aver detto che le proteste dei riservisti contro la riforma della giustizia proposta dalla sua coalizione potrebbero essere state un fattore nella decisione di Hamas di sferrare l’attacco del 7 ottobre. “Ogni volta fa la stessa cosa: twitta e poi cancella. Parla e poi smentisce – ha dichiarato Lapid -. Netanyahu non smette mai di incolpare gli altri per i suoi fallimenti. Invece di diffamare di notte i nostri migliori combattenti e civili, si concentri su ciò che conta: liberare gli ostaggi e sconfiggere Hamas”. In risposta alle critiche, a margine di un incontro con gli ambasciatori stranieri, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha affermato che dopo la guerra, quando Israele avrà distrutto Hamas, offrirà al popolo di Gaza “un futuro reale, un futuro di promesse e speranza.”
Il sottomarino Usa
Le forze in campo ieri hanno visto schierare anche un sottomarino nucleare degli Stati Uniti nel Mediterraneo orientale. Si tratterebbe dell’Uss Florida, un battello classe Ohio trasformato in una base lanciamissili con oltre 150 cruise con testata convenzionale, già impiegato durante la campagna libica contro Gheddafi. La potenza di fuoco negli Stati Uniti nel Mediterraneo sale ora a circa trecento missili cruise e il sottomarino si aggiunge alle due più grandi portaerei del mondo che gli americani hanno inviato già il mese scorso.
Gaza occupata. Razzi su Tel Aviv
Ieri Israele ha reso noto che le sue forze militari hanno tagliato Gaza in due, dopo che la sua offensiva di terra contro Hamas ha raggiunto la costa mediterranea del territorio palestinese. Un portavoce ha spiegato che Gaza City è ora “completamente circondata.” Le Forze della difesa israeliana (Idf) hanno annunciato anche l’uccisione di Jamal Musa, il capo della sicurezza speciale di Hamas nella Striscia di Gaza. Nel raid aereo, diretto dall’intelligence dell’esercito israeliano e dal servizio di sicurezza Shin Bet, sono stati uccisi altri comandanti di Hamas, spiega l’Idf. Tra gli obiettivi colpiti, c’erano avamposti di Hamas, strutture di addestramento, lanciatori di missili anticarro e tunnel. Diversi razzi a lungo raggio sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso il centro di Israele. La polizia ha reso noto che le esplosioni sentite a Tel Aviv provenivano dai razzi caduti in mare. Hamas ha rivendicato la responsabilità del lancio di razzi.
Arrestata Tamimi
È stata arrestata anche Ahed Tamimi un’attivista palestinese molto nota per aver schiaffeggiato nel 2018, quando aveva 17 anni, due soldati nel suo villaggio cisgiordano di Nabi Saleh vicino Ramallah. Tamimi all’epoca scontò 8 mesi di reclusione. Questa volta – ha riferito Haaretz – è stata arrestata per aver pubblicato un post di questo tenore: “Il nostro messaggio alle mandrie di coloni è che vi aspettiamo in tutte le città della Cisgiordania. Vi massacreremo e direte che ciò che vi ha fatto Hitler era uno scherzo. Berremo il vostro sangue e mangeremo i vostri teschi”.
Rischi catastrofe umanitaria
Per il quarto giorno consecutivo gli stranieri e le persone con doppia nazionalità non sono potute uscire dal valico di Rafah se non per qualche ora: sei ambulanze con feriti sono arrivate in Egitto. Resta invece confermato l’ingresso degli aiuti umanitari internazionali nell’enclave palestinese. Sul fronte internazionale, i direttori di 18 agenzie dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, tra le quali il Fondo internazionale di emergenza per l’infanzia (Unicef), il Programma alimentare mondiale e l’Organizzazione mondiale della sanità(Oms), hanno chiesto un cessate il fuoco umanitario immediato e il rilascio degli ostaggi. L’Unrwa ha nuovamente avvertito che le condizioni igieniche e sanitarie sono disperate e migliaia di casi di infezioni respiratorie acute, infezioni cutanee, diarrea e varicella sono stati segnalati tra le persone che hanno trovato riparo nei rifugi internazionali.
Aiuti italiani e presidio navale
Per quanto riguarda gli italiani, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha informato che “sono usciti tutti”, tranne coloro che hanno espresso la volontà di rimanere, tra questi un paio di operatori della Croce Rossa. L’Italia è anche pronta a ricoverare nei propri ospedali i civili palestinesi che sono usciti dalla Striscia di Gaza. “Abbiamo dato la nostra disponibilità”, ha detto il ministro. Intanto il Governo continua a inviare beni di prima necessità, attraverso l’aeronautica militare, e che vengono consegnati alla Mezza Luna rossa. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato che si sta anche valutando l’idea di inviare un ospedale da campo italiano per i feriti nella Striscia, mentre le fregate della Marina militare italiana Fasan e Margottini sono nel mare antistante Gaza e il Libano.