martedì, 19 Novembre, 2024
Esteri

Hamas a Mosca, ma Putin non li incontra. Attende Abu Mazen. Israele: liberazione ostaggi “dovere supremo”

Papa Francesco a Erdogan: “due Stati e statuto speciale per Gerusalemme”

Al delirio disumano del conflitto fa posto uno spiraglio di ragionevolezza: sempre più si avvicina il rilascio degli ostaggi e mentre si frena l’attacco di Israele. Fonti israeliane e straniere riferiscono che il rilascio di un significativo numero di ostaggi potrebbe avvenire “in pochi giorni.” E dopo il discorso alla nazione del premier Netanyahu, che non ha voluto parlare di date, trapelano notizie dai media locali locali secondo i quali il ministero della Difesa di Israele starebbe valutando di prorogare fino al 31 dicembre le misure che prevedono l’evacuazione della popolazione dalle località lungo i confini con Gaza e Libano. Decisione dovuta anche ai blocchi che Hamas continua mantenere per rallentare i transiti dei civili e respingere indietro gli sfollati.

Azione di terra

L’azione di terra, di fatto, è già cominciata. Secondo gli aggiornamenti dati dall’Esercito israeliano, sono stati uccisi e arrestati migliaia di terroristi di Hamas, bombardati edifici e bonificati tunnel, utilizzati come postazioni militari; anche asili e moschee. Ruspe e carri armati sbancano intere aree attorno a Gaza City e intervengono in vaste aree per distruggere “cellule terroristiche, infrastrutture e siti di lancio di missili.” Il tutto “per preparare il terreno alle prossime fasi della guerra,” spiega l’Esercito israeliano. Ieri sono stati uccisianche il comandante di Hamas responsabile del lancio di razzi da Gaza, Hassan al-Abdullah e Shadi Barud, vice capo dello spionaggio dei miliziani. Finora, secondo l’ambasciatore palestinese all’Onu si contano oltre 28000 morti di cui 12.000 bambini e 6.800 donne, 72.000 feriti e 5,6 milioni di sfollati.

Priorità: smantellare Hamas

Si continua comunque a insistere sulla soluzione “due popoli, due stati”, ma è troppo presto per illudersi di ottenere risultati concreti. All’Onu sono state bocciate anche le risoluzioni, sia americana che russo-cinese, che prevedono il “cessate il fuco”, e l’Europa non lo chiede neppure. Il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, ad esempio, Josef Schuster, non vede, al momento, alcun contatto da parte palestinese per discutere della cosiddetta soluzione a due stati. Anche l’ex presidente della Cdu, Armin Laschet non crede che Hamas possa essere un interlocutore per i negoziati. “Una soluzione a due Stati è ancora auspicabile,” dice, “ma chi dovrebbero essere gli attori nella Striscia di Gaza? Dove sono le forze pacifiche e democratiche?” Insomma, prima di tutto Hamas deve essere “smantellata”, poi si discute. Auspica la soluzione dei due stati anche il ministro degli Esteri dell’Autorità palestinese, Riyad al-Maliki, per il quale “è più attuale che mai”. Mentre il Cremlino, senza specificare la data, ha annunciato che il leader dell’Autorità palestinese Abu Mazen si recherà presto a Mosca per colloqui con il Presidente Vladimir Putin, che invece non ha voluto incontrare una delegazione di Hamas che è in Russia, con il numero due Abu Marzouk.

“Dovere supremo” liberare ostaggi

Il ragionamento vale anche per gli ostaggi: prima si liberano, senza condizioni, e poi si discute; per Israele liberarli è un “dovere supremo.” Da ieri il numero delle persone sequestrate da Hamas è salito a 224. Oltre la metà sarebbero cittadini stranieri provenienti da 25 paesi differenti. Tra gli ostaggi ci sono 54 cittadini thailandesi, 15 argentini, 12 tedeschi, 12 americani, 6 francesi, 6 russi e 5 nepalesi. Si ritiene che molti abbiano la doppia nazionalità israeliana. Il governo israeliano ha anche reso noto che dopo l’attacco del 7 ottobre sono morte o risultano disperse 328 persone provenienti da 40 Paesi. Il quotidiano Haaretz ha pubblicato una notizia secondo la quale la liberazione di un numero consistenze di ostaggi potrebbe avvenire “in due giorni”. Israele sta offrendo “un’opportunità affinché gli ostaggi siano rilasciati,” ha dichiarato Michael Herzog, ambasciatore israeliano negli Stati Uniti. “Quello che chiediamo – ha spiegato – è l’immediato e incondizionato rilascio di tutti gli ostaggi.” “Trattenere ostaggi è un crimine di guerra.”

L’Ue vuole corridoi umanitari

Oggi i capi di Stato e di Governo dell’Unione europea, riuniti a Bruxelles, dovrebbero arrivare a una risoluzione comune che non dovrebbe chiedere il “cessate il fuoco”, ma insistere sulla creazione di “corridoi umanitari”, come è stato finora e come alcuni leader, tra i quali la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, hanno più volte ribadito. Finché Hamas lancia missili non è possibile che Israele non possa difendersi. Il Consiglio Europeo oltre a chiedere una pausa umanitaria “condanna nei termini più forti tutte le violenze e le ostilità contro i civili.”

Onu, battaglia sulle risoluzioni

Ancora molta tensione all’Onu dove sono state bocciate tutte le risoluzioni presentate e ieri, durante la sessione speciale di emergenza dell’Assemblea Generale, l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan si è spinto a dire che la riunione “non ha nulla a che fare con la pace.” “Questa guerra”, ha aggiunto, “non ha nulla a che fare con i palestinesi, è una guerra contro i terroristi di Hamas. Hamas non si preoccupa dei palestinesi, ma ha il solo obiettivo di eliminare ogni ebreo dalla faccia della terra.” Il presidente dell’Assemblea, Dennis Francis, in apertura aveva dichiarato la condanna sia di Hamas che di Israele sottolineando che “le regole di guerra impongono che i civili devono essere protetti a tutti i costi” e ha chiesto un cessate il fuoco immediato e condannato sia “gli attacchi indiscriminati contro i civili sia l’entità della distruzione causata alle infrastrutture critiche di Gaza.”

Londra riunisce “Comitato Cobra”

La Gran Bretagna, invece, chiede almeno una pausa umanitaria e ieri ha riunito il “Comitato Cobra” (Cabinet Office Briefing Rooms) che interviene in situazioni di particolare emergenza anche per il controllo antiterrorismo. Nel mentre la Commissaria agli Affari Interni dell’Ue, Ylva Johansson, ha dichiarato che “c’è un rischio enorme di un aumento della minaccia terroristica nell’Unione europea a causa della situazione in Medio Oriente.” L’Europol condivide tutte le informazioni di pericolo terroristico e, ha spiegato Johansson, ora ha anche “un nuovo mandato molto più forte e nuove risorse.” A chi ha chiesto se ci sia un legame tra immigrazione irregolare e sicurezza, la Commissaria ha risposto che “naturalmente potrebbero arrivare dei terroristi coperti dal flusso migratorio, ma a mio avviso il rischio maggiore è che persone già presenti qui, radicalizzate, possano commettere attentati.”

Erdogan chiama il Papa

Ieri il Pontefice ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente turco Erdogan che ha raccontato la sua versione, secondo la quale: “gli attacchi israeliani contro Gaza hanno raggiunto il livello del massacro.” Il Papa ha espresso dolore per quanto avviene e ha ricordato la posizione della Santa Sede, auspicando che si possa arrivare alla “soluzione dei due Stati e di uno statuto speciale per Gerusalemme.” Sulla situazione in Medio Oriente è intervenuto anche il cardinale, presidente della Cei, Matteo Zuppi, per ribadire che è necessario mettere fine al conflitto, dove Hamas è il “peggiore nemico dei palestinesi”. “Il Vaticano ce la mette tutta”, ha detto Zuppi all’assemblea dell’Anci a Genova, “la Chiesa ce la mette tutta. Perché la guerra è il contrario di quello per cui siamo fatti, ovvero per vivere insieme.” “C’è tanto bisogno di una leadership palestinese autorevole”, ha concluso il presidente della Cei.

Tobruk: Libia sospenda export gas e oil

Da registrare la decisione del parlamento libico di Tobruk, nell’est del Paese, che ha pubblicata sul suo sito ufficiale la richiesta agli ambasciatori degli stati che sostengono Israele di lasciare “immediatamente” il territorio.” Se i massacri commessi dal nemico sionista non finiscono – prosegue la nota – chiediamo che il Governo libico sospenda l’esportazione di petrolio e gas”. Il parlamento di Tobruk condanna “con la massima fermezza ciò che stanno facendo i governi di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia”, citati nella nota come i principali sostenitori di Israele.

Iran ha addestrato terroristi

Nuove rivelazioni, anche ieri, da parte del Wall Street Journal sull’addestramento dei terroristi di Hamas. Circa 500 militanti di Hamas e della Jihad islamica palestinese, hanno partecipato alle esercitazioni, guidate da ufficiali della Forza Quds, il braccio per le operazioni estere del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane.
Hamas ha utilizzato droni aerei per disabilitare i posti di osservazione israeliani e le apparecchiature di sorveglianza ad alta tecnologia. Alcuni hanno usato il parapendio per volare in territorio israeliano, altri in sella a motociclette, comunemente usate dai gruppi paramilitari iraniani ma non da Hamas fino al 7 ottobre. Funzionari statunitensi hanno affermato che l’Iran ha regolarmente addestrato militanti in Iran e altrove.

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