“La Russia non ha di diritto di avere le armi nucleari”. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intervenendo per la prima volta all’assemblea generale dell’Onu, ammonendo che il rischio riguarda tutto il mondo. Lungo e appassionato intervento del presidente Ucraino davanti ad una Un’Assemblea generale dell’Onu senza alcuni grandi Paesi con diritto di veto, ma con una platea che coralmente ha condannato l’invasione russa e sposato l’urgenza di impegnarsi per un mondo più sostenibile e sicuro. Il segretario Guterres, alla presenza del Presidente Volodymyr Zelensky. ha espressamente stigmatizzato “l’invasione russa dell’Ucraina, in violazione della Carta Onu e del diritto internazionale, perché ha scatenato un epicentro di orrore.” L’intera Assemblea ha lungamente applaudito il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden quando nel suo discorso ha condannato l’invasione chiedendo di stare a fianco di Kiev “anche contro i potenziali aggressori di domani.” Giorgia Meloni, dopo gli interventi anche dei presidenti della Turchia e del Brasile, interverrà per la prima volta al Palazzo di Vetro. Oltre la guerra russo-ucraina, la premier affronterà i temi dei flussi migratori dei cambiamenti climatici e al patto Mattei per l’Africa.
L’intervento di Zelensky
Atteso e applaudito l’intervento del leader Ucraino. “La Russia sta usando grano ed energia come arma”, ha sottolineato Zelensky, “Voglio ringraziare i leader che hanno supportato l’accordo sul grano”. In mattinata il leader ucraino aveva sottolineato un aspetto della sua presenza. “Sono arrivato negli Stati Uniti per l’Assemblea dell’Onu e una visita a Washington”, durante la quale “ringrazierò gli Stati Uniti da parte dell’Ucraina per l’assistenza”, ha scritto su X Zelensky. “Parteciperò all’Assemblea Generale dell’Onu, al Consiglio di Sicurezza e avrò numerosi incontri bilaterali. L’Ucraina presenterà una proposta concreta agli stati membri dell’Onu su come rafforzare il principio di integrità territoriale”, ha spiegato Zelensky sottolineando che “a Washington incontrerà il presidente Joe Biden, i leader del Congresso, i vertici militari e le aziende americane. Ringrazierà gli Stati Uniti da parte dell’Ucraina per l’assistenza nella nostra battaglia per l’indipendenza e la libertà”.
Onu troppo diviso
Le parole di Antonio Guterres “Abbiamo un livello di divisione tra superpotenze che non ha precedenti dalla Seconda guerra mondiale. Persino durante la Guerra fredda la situazione era più prevedibile di quanto sia ora.” Sono parole crude quelle del segretario generale dell’Onu, che sconfortano, ma fanno capire in quali condizioni reali si tiene la 78esima Assemblea a Palazzo di Vetro, a New York. Un mondo difficile. Nota dolente anche i grandi assenti, i rappresentanti dei Paesi con diritto di veto. Non ci sono, infatti, Xi Jinping, Vladimir Putin, Emmanuel Macron e Rishi Sunak.
Biden: gli Usa per un mondo più sicuro Joe Biden, che oltre a condannare l’invasione dell’Ucraina, ha annunciato “una riforma per l’espansione del Consiglio di sicurezza. Da allora abbiamo avuto serie consultazioni con molti stati membri e continueremo a fare la nostra parte per spingere per più riforme.” “Gli Usa”, ha detto, “cercano un mondo più sicuro, più prospero ed equo per tutti” denunciando, al contempo, “le iniquità e le disuguaglianze del mondo” e ha ribadito l’impegno alla riforma delle istituzioni multilaterali, strizzando l’occhio al South Global. Mentre sulla Cina il Presidente americano è stato chiaro e diretto: “cerchiamo di gestire responsabilmente la competizione così che non sfoci in conflitto”, e ha ribadito di “non volere nè contenere Pechino nè il decoupling delle due economie.” E di voler collaborare con la Cina su alcune questioni, come la lotta ai cambiamenti climatici. Su questo, ha concluso, “fin dal primo giorno della mia amministrazione, gli Usa hanno trattato la crisi climatica come la minaccia esistenziale che rappresenta, non solo per noi, ma per tutta l’umanità.” In questi giorni Biden ha anche lanciato la ‘Partnership for Atlantic Cooperation’ che ho lo scopo di migliorare i rapporti con i paesi del “sud globale” nel tentativo di offrire un’alternativa alla potenza economica e agli investimenti della Cina. Nessun accordo militare, ma l’impegno ad assicurare che i paesi dell’Atlantico siano “liberi dalle interferenze e da azioni aggressive” e assicura “uguaglianza sovrana, integrità territoriale e indipendenza politica”.
Erdogna e Lula, “allargare” il mondo Anche il Presidente del Brasile, Lula, si è soffermato sulla guerra russo-ucraina: “E’ difficile raggiungere la pace”, ma ha ammonito che “nessuna soluzione è duratura se non è basata sul dialogo.” “Molto”, ha scandito Lula, “viene investito in armi e poco in sviluppo” e poi si è scagliato contro “ogni tentativo di dividere il mondo in due blocchi e tornare alla guerra fredda.” “Il Brasile”, ha concluso, “è tornato. Il nostro paese è tornato per dare un vero contributo nell’affrontare le maggiori sfide globali. Rivendichiamo la nostra politica estera fatta di dialogo e di rispetto per tutti.” Intervento pressante del Presidente turco Erdogan, impegnato in prima fila per tentare di riportare la pace nell’Est Europa: “il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è più un garante della sicurezza a livello mondiale ma è diventato un campo di battaglia per i cinque Stati membri permanenti”, ha sottolineato. Il mondo è più grande di cinque paesi soltanto, ha fatto notare il Presidente Erdogan. “Abbiamo cercato di tenere i nostri amici russi e ucraini attorno ad un tavolo con la tesi che la guerra non avrà vincitori e la pace non avrà vinti” e ha promesso che saranno incrementati “gli sforzi per porre fine alla guerra attraverso la diplomazia e il dialogo sulla base dell’indipendenza e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.”
Il Patto per l’Africa Quanto al “Patto per l’Africa”, proposto dell’Italia, basti un dato che l’Unicef ha appena divulgato: a maggio 1.200 bambini sono morti in campi profughi del Sudan. Minori di cinque anni in nove accampamenti per rifugiati: una strage infinita e che si annuncia ancora più pesante perché entro fine anno nasceranno nel Paese africano oltre 330mila bambini per i quali manca qualsiasi assistenza e i servizi nutrizionali sono stati distrutti dalla guerra. Da maggio sono stati segnalati anche anche 3.100 casi sospetti di morbillo e più di 500 casi sospetti di colera, insieme a epidemie di dengue e malaria. Proprio sugli aiuti si era speso Guterres aprendo il vertice sullo sviluppo sostenibile. Servono 500 miliardi di dollari all’anno e “un meccanismo di riduzione del debito che supporti pagamenti, sospensioni, termini di prestito più lunghi e tassi più bassi”, sono le parole del segretario generale dell’Onu.