sabato, 22 Febbraio, 2025
Esteri

I timori di Confindustria per la recessione della Germania

Economia tedesca in affanno, imprese Nord Italia a rischio

Il nordest italiano guarda con preoccupazione una Germania “non è ancora fuori pericolo”. La diagnosi delle difficoltà arriva dal presidente l’Istituto di ricerche economiche tedesco (Ifo), Clemens Fuest. Dunque la Germania è in pericolo: sono “diminuite le aspettative di esportazione” e si fa sentire “la debolezza dei nuovi ordini”. Secondo l’Istituto, l’umore dei manager delle aziende si è ulteriormente incupito dall’inizio dell’anno. L’indice ifo sulla fiducia delle imprese è sceso a 85,7 punti in agosto, in calo rispetto agli 87,4 punti di luglio. Si tratta della quarta caduta consecutiva. Le valutazioni sulla situazione attuale sono scese al livello più basso dall’agosto 2020 e si teme una vera e propria recessione.

Il rischio italiano

La frenata dell’economia tedesca rischia di avere ripercussioni sull’intera Europa, in particolare in Italia. Negli scorsi mesi Confindustria ha ricordato che la Germania è il primo partner commerciale per il nostro paese: il valore dei beni esportati rappresenta il 12,5% del totale dell’export italiano. I sistemi di produzione italiano e tedesco sono fortemente integrati, visto che l’Italia è un importante fornitore di prodotti intermedi e beni capitali alle imprese tedesche. La caduta della produzione manifatturiera tedesca frena quindi anche le esportazioni italiane. Tra i comparti maggiormente interessati i distretti della metalmeccanica del Nord Italia.  

 Pil fermo allo zero per cento

Nel secondo trimestre del 2023, rileva l’istituto Destatis, il Pil in Germania è rimasto stabile allo zero per cento, in linea con le attese degli analisti, con una modesta crescita rispetto al -0,1% del trimestre precedente che aveva certificato l’inizio di una fase recessiva. Mentre il Pil su base annuale invece si è contratto dello 0,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. A rallentare sono le esportazioni di prodotti “made in Germany”, soprattutto verso i principali clienti cinesi e nordamericani. Secondo il Fondo monetario internazionale, l’ex locomotiva dell’Ue potrebbe essere l’unico grande paese industriale a sperimentare una recessione nel 2023. Dalla frenata del settore dei servizi in Germania, ai minimi da nove mesi, ci si aspetta un calo del Pil dell’1%, ipotizza l’Hamburg Commercial Bank in una analisi condotta dopo la pubblicazione degli ultimi indici Pmi dell’Eurozona. “Ogni speranza che il settore dei servizi potesse salvare l’economia tedesca è evaporata”, commenta Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank. “Invece il settore dei servizi sta per congiungersi alla recessione della manifattura che appare essere iniziato nel secondo trimestre”. Infine l’analista tedesco osserva che “a stagflazione è una cosa brutta. E’ esattamente ciò che sta accadendo all’economia dei servizi, poiché l’attività ha iniziato a ridursi mentre i prezzi sono tornati a salire, persino a ritmi più sostenuti”. 

 Arrancano tutti i settori

Nel settore manifatturiero tedesco, l’indice del clima imprenditoriale continua a diminuire e trascina anche gli altri. Le aziende sono sempre meno soddisfatte della loro situazione attuale; questo indicatore è sceso in territorio negativo per la prima volta dall’ottobre 2020. Le aspettative sono nettamente pessimistiche. Le aziende hanno lamentato un calo sempre più marcato dei nuovi ordini. Per i servizi il clima si è notevolmente raffreddato; i manager si aspettano un ulteriore peggioramento anche perché risente dalla debolezza dichiarata dal manifatturiero, in particolare dell’industria dei trasporti e della logistica. Cattivo umore e brutte aspettative anche nel commercio. Le imprese hanno valutato la loro situazione attuale in modo molto più in negativo dei mesi passati. Infine, le costruzioni, dove l’indice ha continuato a scendere; le aziende si sono dichiarate notevolmente meno soddisfatte della loro attuale situazione economica e il pessimismo nei confronti dei prossimi mesi è diventato ancora più diffuso.

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