Entra in vigore la rivoluzione digitale dell’Unione europea sulle grandi piattaforma che si applicherà a tutti dal febbraio 2024. Una nuova normativa, sotto forma di regolamento e non di direttiva, che vuole cambiare radicalmente la gestione delle piattaforme online con l’obiettivo di una maggiore trasparenza e concorrenza, ma per alcuni anche di una maggiore intrusione e controllo politico. Le nuove regole sono contenute nel Digital Services Act (Dsa) e nel Digital Markets Act (Dma). Alcune specifiche disposizioni sono già operative, mentre altre sono entrate in vigore da ieri 25 agosto. Poi sono previsti adempimenti a nuove regole che saranno definitive a febbraio. Di fatto siamo di fronte a un aggiornamento della direttiva sull’e-commerce del 2000. “Le nostre norme”, ha detto Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale “mirano a garantire che la tecnologia sia al servizio delle persone e delle società in cui viviamo, e non viceversa. Il regolamento sui servizi digitali introdurrà notevole trasparenza e ingenti responsabilità per le piattaforme e i motori di ricerca e offrirà ai consumatori maggiore controllo sulla loro vita online.”
Pubblicità segnalata
Molte le regole introdotte, in particolare le piattaforme devono contrassegnare tutti gli annunci pubblicitari come tali e informare gli utenti su chi li promuove; devono adottare misure per affrontare i rischi connessi alla diffusione di contenuti illegali online e agli effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione. Le condizioni generali dovranno essere chiare e applicarle in modo diligente e non arbitrario e devono disporre di un meccanismo che consenta agli utenti di segnalare i contenuti illegali e prendere provvedimenti rapidi sulla base delle notifiche ricevute e dovranno anche contrastare la diffusione della disinformazione e l’uso non autentico dei loro servizi.
Le grandi piattaforme
Le norme specificate nella legge sulla protezione dei dati riguardano principalmente gli intermediari e le piattaforme. Ad esempio, mercati online, social network, piattaforme di condivisione di contenuti, app store e piattaforme di viaggio e alloggio online. I servizi digitali hanno un impatto e rendono la nostra vita più facile in molti modi diversi. Li usiamo per comunicare tra loro, fare acquisti, ordinare cibo o voli, trovare informazioni, prenotare alberghi e vacanze, vedere film o ascoltare musica attraverso servizi nuovi e in continua evoluzione. I servizi digitali hanno inoltre reso più facile per le imprese commerciare oltre frontiera e accedere a nuovi mercati. Ma i servizi online vengono anche utilizzati in modo improprio da sistemi algoritmici manipolativi per amplificare la diffusione della disinformazione e per altri scopi dannosi. Queste sfide, e il modo in cui le piattaforme le affrontano, hanno un impatto significativo sui diritti fondamentali online. Alcune grandi piattaforme controllano importanti ecosistemi nell’economia digitale. Sono emersi come gatekeeper nei mercati digitali, con il potere di agire come governatori privati. Le nuove regole, che si applicano alle grandi e medie piattaforme online, obbligano a pubblicare il loro numero di utenti attivi. “Grandi player” oggi sono Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter, Wikipedia, YouTube, Zalando, Bing e Google Search.
Sanzioni alte
Novità, appunto, tra le più importanti è l’introduzione di una disciplina “scalare” con quattro categorie di provider ed un progressivo aumento degli obblighi, proporzionati all’influenza sul mercato, e delle responsabilità poste a carico della piattaforma in ragione dell’appartenenza all’una o all’altra categoria: intermediary services, hosting (es. cloud), online platform (es. social media) e le very large platform quando si hanno più di 45 milioni di utenti (10% della popolazione in Europa). Le microimprese e le piccole imprese avranno obblighi proporzionati alla loro capacità e alle loro dimensioni, rimanendo nel contempo responsabili. Inoltre gli Stati membri dell’UE devono nominare il “Coordinatore dei servizi digitali” (l’Italia non l’ha ancora fatto) che dovrà vigilare e avrà “potere investigativo, di enforcement, di ordinare la cessazione delle violazioni, di imporre misure correttive o misure provvisorie volte a evitare il rischio di danno grave ed infine di imporre sanzioni che siano effettive, proporzionate e dissuasive ai sensi dell’articolo 42, fino al “6 % del reddito annuo o del fatturato del prestatore di servizi di intermediazione interessato”. Le piattaforme possono infine essere sanzionate anche per la presentazione di informazioni errate, incomplete o fuorvianti, così come per la mancata risposta o la rettifica delle stesse informazioni, nonché per il mancato assoggettamento a sopralluoghi. In questi casi però, le sanzioni non possono superare l’1% del reddito o del fatturato annuo.
Difesa degli utenti
Tra le regole c’è il divieto di pubblicità mirata ai bambini e divieto di pubblicità basata su caratteristiche particolari degli utenti; etnia, opinioni politiche, orientamento sessuale. Gli obietti di trasparenza e collaborazione con le autorità nazionali sono stati introdotti per rendere facile l’accesso ai sistemi algoritmici utilizzati. Sono previste misure contro le segnalazioni e repliche abusive e rischiesta la trasparenza dei sistemi di suggerimento e della pubblicità e la scelta dell’utente di non ricevere suggerimenti basati sulla profilatura dei dati personali. Sono introdotti nuovi obblighi in materia di tracciabilità degli utenti commerciali nei mercati online, per contribuire a identificare i venditori di merci illegali, oppure sforzi ragionevoli da parte dei mercati online per verificare in modo casuale se prodotti o servizi siano stati identificati come illegali in qualsiasi banca dati ufficiale.