Uno dei principali problemi delle medie e grandi città, Roma su tutte, è legato alle lunghe attese alle fermate dei taxi in alcuni luoghi chiave, come le stazioni. Un brutto bigliettino da visita per i turisti e una consuetudine oramai per la popolazione. E per cercare di risolvere questa drammaticità, Azione-Italia viva e ReNew-Europe assieme ai Libdem hanno presentato a Montecitorio una proposta di legge per la liberalizzazione del mercato dei taxi con l’obiettivo di aumentare l’offerta di trasporto pubblico, attenuando al contempo la perdita economica di chi è già in possesso di licenza (come risaputo, quella dei taxisti è una categoria alquanto restia alla concessione di ulteriori licenze).
Quattro i punti fondamentali
L’idea di base delle ‘Disposizioni concernenti modifiche alla legge 15 gennaio 1992 e interventi straordinari per il potenziamento del servizio taxi’ è quella di creare un mercato secondario delle licenze (ogni titolare potrà riceverne una aggiuntiva che potrà rivendere sul mercato a chi ne ha i diritti) e anche un allargamento dei requisiti per poter guidare le auto (per esempio potranno acquistarla tutti i soggetti non minori di 25 anni con la patente conseguita da almeno 5 anni). Gli altri due punti riguardano l’attribuzione di ruoli a enti territoriali e Art per la tutela della concorrenza e la flessibilizzazione delle tariffe, che verrebbero fissate come tetto massimo.
La critica a governo e opposizione
Il tema dei taxi secondo il capogruppo di Azione-Italia Viva in commissione Bilancio alla Camera Luigi Marattin va affrontato con un approccio liberale e riformista, come non sta facendo il governo, ma neanche l’opposizione: “L’esecutivo – ha detto – difende i privilegi e le corporazioni e la Sinistra considera i concetti di mercato e concorrenza alla stregua di turpiloquio”.