giovedì, 21 Novembre, 2024
Esteri

Sudan. Unicef e Save the Children: proteggete bambini e civili

Papa Francesco approfitta della preghiera pasquale del Regina Caeli per esprimere il suo dolore per i cruenti accadimenti di Khartoum, in questo momento teatro di violenti scontri fra i paramilitari e l’esercito regolare, con decine di morti e migliaia di feriti. “Seguo con preoccupazione gli avvenimenti che si stanno verificando – ha detto il Santo Padre -. Sono vicino al popolo sudanese, già tanto provato, e invito a pregare affinché si depongano le armi e prevalga il dialogo per riprendere insieme il cammino della pace e della concordia”.

Una richiesta di cessate il fuoco appoggiata anche da Marocco, Tunisia, Cina, Regno Unito e Usa: “C’è una profonda preoccupazione – ha dichiarato il segretario di Stato americano Anthony Blinken, intervenendo dal Giappone dove si trova per il G7 dei ministri degli Esteri – condivisa da tutti i nostri partner sugli scontri, la violenza che sta proseguendo in Sudan, la minaccia che ciò rappresenta per i civili, per la nazione sudanese e potenzialmente anche per la regione”. Anche la Cina, attraverso le parole il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, fa appello alle parti coinvolte negli scontri affinché intensifichino il dialogo e cessino le ostilità il prima possibile.

Un appello planetario, dunque, che sembra ignorato dalle forze in campo che da questa mattina hanno inasprito il conflitto, come testimoniato dall’inviato speciale dell’Onu per il Sudan, Volker Perthes, che denuncia come la tregua di tre ore, concordata ieri per motivi umanitari tra l’esercito e le forze paramilitari di supporto rapido, è stata “solo in parte rispettata”. Nella capitale sudanese mancano cibo, elettricità e acqua, fanno sapere i missionari presenti, e il numero dei morti, secondo l’OMS, è salito a più di 97 morti e a 1.126 quello dei feriti. Save the Children ha intimato tutte le parti in causa a non prendere di mira almeno le aree in cui vivono i bambini o le scuole e i centri sanitari in cui potrebbero rifugiarsi, ricordando come lo scoppio dei combattimenti arrivi mentre il territorio stava già affrontando la sua peggiore crisi umanitaria di sempre. Conflitti, disastri naturali, epidemie e degrado economico hanno portato 15,8 milioni di persone – circa un terzo della popolazione e più della metà dei bambini – ad avere bisogno di sostegno umanitario.

L’ex premier del governo di transizione rovesciato nell’ottobre 2021 dai due leader militari che oggi si stanno scontrando nel Paese, Abdalla Hamdok, ha definito il momento “catastrofico”, con le due parti che si rifiutano di negoziare per mettere fine ai combattimenti. “Ho fatto appello alle parti in guerra e ho detto che il vincitore di questa guerra è un perdente. Ho fatto appello alla comunità internazionale perché aiuti il Sudan in questa difficile situazione – ha detto Hamdok da Abu Dhabi – la guerra deve finire domani per consentire al Paese di andare avanti nel periodo di transizione iniziato tre anni fa. La pace è l’unica opzione valida per evitare di scivolare nella guerra civile”. E come sempre sono gli innocenti quelli più esposti. “Siamo preoccupati per i devastanti combattimenti – scrive, infatti, Catherine Russell, direttore generale dell’Unicef – per l’impatto che stanno avendo sui bambini e sulle famiglie. I nostri pensieri vanno ai colleghi del WFP che hanno perso la vita o sono stati feriti mentre aiutavano a salvare e migliorare le vite degli altri. Gli operatori umanitari e coloro che hanno bisogno di assistenza umanitaria non devono mai essere un obiettivo e devono essere sempre protetti”.

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