lunedì, 16 Dicembre, 2024
Esteri

L’Ucraina e il sogno di Putin di una nuova Urss

Cosa c'è dietro la strategia del leader del Cremlino, tra carri armati e diplomazia

Cosa ha innescato le mosse di Putin verso l’Ucraina?

Come ha scritto lo storico ucraino Serhii Plokhy “L’aggressione all’Ucraina può essere vista come parte di un tentativo di riportare l’orologio ai tempi sovietici e ripristinare il controllo russo sull’ex spazio sovietico – o almeno limitare l’influenza occidentale su quello che era l’impero dell’Europa orientale di Mosca.”

L’obiettivo, secondo Plokhy, è quello di creare, al posto delle ex repubbliche sovietiche, Paesi dipendenti sotto il controllo del Cremlino, preferibilmente governati da autocrati, “con lui come capo dei governanti in cima.”

In una certa misura, Putin lo ha quasi già fatto con l’istituzione dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) con sede a Mosca, un’alleanza militare a sei nazioni di Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Tagikistan e Kirghizistan.

L’ostilità di lunga data di Putin  contro la sovranità è saldamente radicata nel passato zarista e nei giorni dell’Impero russo.

Per comprendere la mentalità zarista di Putin, è importante capire che la sua dichiarazione dell’aprile 2005 che chiama il collasso sovietico, “la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo secolo” è stata ampiamente fraintesa. Putin ha qualificato la sua affermazione aggiungendo, “per il popolo russo, è diventato un vero e proprio dramma. Decine di milioni di nostri cittadini e connazionali si sono trovati fuori dal territorio russo.” In altre parole, il crollo sovietico fu una catastrofe specificamente per i russi perché lasciò il loro impero zarista, pre-bolscevico diviso e incompleto.

Putin ha ampliato questa idea nel dicembre 2021, quando ha descritto il crollo dell’URSS come la fine della Russia storica sotto il nome dell’Unione Sovietica. “Ci siamo trasformati in un Paese completamente diverso”, ha affermato. “E ciò che era stato costruito in oltre 1.000 anni è stato in gran parte perso.”

Come descrisse l’editorialista del New York Times, Tom Friedman, “Per Putin, l’ordine post-guerra fredda era un’imposizione alla Russia e a Boris Eltsin quando la Russia era debole.” Friedman ha aggiunto, “Putin sostiene che è suo dovere riunire la Russia e l’Ucraina”, perché “L’Ucraina, e la sua capitale, Kiev, ha svolto un ruolo centrale molto tempo fa nella storia russa, e perché l’Ucraina era il baluardo e il granaio dell’Unione Sovietica nel suo periodo di massimo splendore, e perché forse otto milioni di russi etnici vivono ancora in Ucraina (su 43 milioni).”

Tuttavia, anche se ha un gigantesco arsenale di armi nucleari e 100.000 o più truppe che circondano l’Ucraina, va ricordato che c’è della verità nella dichiarazione fatta dal defunto Sen. John McCain secondo cui la Russia è “Un distributore di benzina gestito da una mafia mascherata da Paese.”

La Russia di Putin ha un PIL annuo di 1,5 trilioni di dollari (cifre del 2020) che lo colloca all’undicesimo posto nel mondo, appena dietro la Corea del Sud, ma molto indietro rispetto agli Stati Uniti con 20,9 trilioni di dollari e la Cina a 14,7 trilioni di dollari.

Putin ha messo un freno a qualsiasi opposizione pubblica. Il suo principale avversario politico, Alexei A. Navalny è in prigione con accuse inventate. Il partito di Navalny è stato etichettato come organizzazione terroristica e molti dei suoi leader sono stati incarcerati. Mercoledì scorso, il Ministero dell’Interno russo ha emesso un mandato di arresto per il fratello di Navalny, Oleg.

Putin deve anche prestare attenzione a quelli che ha descritto lo scorso agosto come “estremisti islamici” nel momento in cui i talebani stavano prendendo il controllo dell’Afghanistan. Il suo suggerimento poi di una ricaduta nelle sue repubbliche alleate dell’Asia centrale della CSTO si è apparentemente avverato come illustrato dai combattimenti del mese scorso in Kazakistan che hanno richiesto l’aiuto di truppe dalla Russia.

* Walter Pincus, editorialista del sito The Cipher Brief, è stato per anni commetatore del Washington Post

(Traduzione a cura di Sofia Mazzei)

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