Per tre milioni di pensionati a luglio l’assegno previdenziale sarà più pesante. Torna infatti la quattordicesima mensilità che spetterà ai pensionati con un assegno mensile inferiore ai mille euro, che in Italia sono circa 3 milioni.
A ricordare del beneficio è il Patronato Inac e l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani. L’indicazione è contenuta nella circolare Inps del 24 giugno in cui si comunica che, unitamente alla rata di luglio 2021, verrà corrisposta agli aventi diritto la somma aggiuntiva.
Si tratta di un beneficio che spetta ai pensionati Inps della gestione privata e della gestione spettacolo e sport e ai pensionati della gestione pubblica con un’età pari o superiore a 64 anni in presenza di determinati requisiti reddituali, e con un importo variabile a seconda della contribuzione con la quale è stata liquidata la pensione. Ai pensionati al minimo, che già la prendevano in base alla legge n.127 del 2007, verrà confermata la quattordicesima con un incremento che va dai 437 ai 655 euro.
“Nonostante la buona notizia, si tratta di risorse del tutto insufficienti per far fronte alle più elementari esigenze della vita quotidiana”, spiega il presidente nazionale di Anp-Cia, Alessandro Del Carlo, “L’istituzione della quattordicesima fu motivata da ragioni emergenziali: dare sollievo alle categorie che, più di altre, avevano sofferto il peso della crisi economica. Ma l’emergenza sociale è ancora in atto, per di più acuita da un anno e mezzo di pandemia”.
“La richiesta di aumento della quattordicesima mensilità è storicamente una battaglia del Patronato Cia”, aggiunge il presidente dell’Inac, Antonio Barile, “che ha trovato, dopo numerosi incontri istituzionali, una prima risposta con la legge di Bilancio del 2017 attraverso l’estensione del beneficio fino al doppio del trattamento minimo, oggi 1.030 euro, e l’aumento del 30% per quelle più basse”.
Oggi, continua Barile, “insistiamo affinché la quattordicesima sia estesa fino a 3 volte il trattamento minimo (1.520 euro al mese) e i minimi di pensione siano portati, almeno, a quanto previsto dalla Carta Sociale Europea (40% del reddito medio nazionale, cioè almeno 780 euro)”. Per queste ragioni, prosegue il pressing di Inac e Anp per sollecitare nuovi e adeguati interventi, anche perché i pensionati, in quanto titolari di pensione diretta o indiretta, ad eccezione dell’assegno di invalidità, sono stati esclusi da ogni beneficio in questo ultimo anno e mezzo; e la pensione di cittadinanza non ha, purtroppo, risolto il problema degli assegni bassi.