Un prolungamento non generalizzato con tutele per per tessile, moda, abbigliamento e gruppi industriali in crisi È questa la novità che potrebbe disinnescare la contrapposizione frontale tra Governo e sindacati e tra questi ultimi e Confindustria.
Il Ministero del lavoro, quello dell’economia con la supervisione di Draghi che dovrà dare il via libera, puntano a definire un nuovo blocco dei licenziamenti. Se ci sarà avrà, tuttavia, caratteristiche molto diverse rispetto al recente passato. Dopo il 30 giugno, data che permetterebbe 24 ore dopo alle imprese di iniziare i licenziamenti di massa, entrerebbe in vigore una nuova proroga selettiva. Tema che è all’attenzione dei sindacati che per oggi hanno indetto una mobilitazione nazionale di protesta che si svolgerà in tre città, Torino, Firenze e Bari. Cgil, Cisl e Uil vogliono capire quali settori produttivi avranno ancora tuterebbe per evitare i licenziamenti.
DECRETO AD HOC
Un nuovo decreto ad hoc, potrebbe riguardare il settore tessile e tutti i comparti produttivi dove si è registrata una particolare crisi industriale. Quindi per lo più grandi gruppi. In queste ore le pressioni per far entrare nella proroga del blocco altri settori si sono fatte più pressanti. Come nel caso del
settore della moda che rimane tra i più danneggiati dalla pandemia e dai lockdown.
I sindacati hanno sottolineato che dal prossimo primo luglio oltre 140mila lavoratori del settore moda perderebbero il posto. Una proroga è allo studio per i settori a maggior rischio come pelletteria, abbigliamento, calzaturiero, occhialeria.
PARTITI DIVISI
Finora dal febbraio 2020, ossia dal primo decreto del governo Conte, sono trascorsi oltre 500 giorni dal primo blocco dei licenziamenti. Una situazione che Confindustria giudica negativamente sollecitando non solo la fine del blocco ma anche la riforma degli ammortizzatori sociali. Le pozioni dei partiti: PD, LeU e M5s sono convinti della necessità del rinvio in autunno; mentre montano i dubbi nella Lega, in Forza Italia e Italia Viva.
LE DIFFERENZE
Il blocco licenziamenti tuttavia continua – come indicato nel primo decreto Sostegni – fino al 31 ottobre 2021 per le imprese che si avvalgono della cassa integrazione in deroga.
Inoltre per industria ed edilizia come paracadute c’è la cassa integrazione ordinaria ma scontata. Ciò significa che le imprese non sono tenute a versare le addizionali fino a dicembre di quest’anno. In particolare, chi se ne avvale, non può effettuare licenziamenti finché usa l’ammortizzatore sociale scontato. Inoltre le imprese che si avvarranno della Cassa emergenziale come per i servizi e terziario, il blocco licenziamento è esteso fino al 31 ottobre.
Le imprese in fase di ripartenza, che non hanno bisogno di aiuti e cassa integrazione, invece dal primo potranno tornare a licenziare.