domenica, 22 Dicembre, 2024
Lavoro

Imprese pronte a licenziare. Sindacati: tre manifestazioni nazionali. Serve proroga fino ad ottobre

Estate caldissima per il lavoro. È iniziato il conto alla rovescia che porterà dal primo luglio al licenziamento di migliaia di lavoratori. Nel contempo i datori di lavoro dovranno accedere agli ammortizzatori per ridurre o sospendere l’attività produttiva. Per le imprese che non ridurranno il personale saranno ammesse alla CIG (Cassa integrazione guadagni) ordinaria o alla CIG straordinaria, agevolata con l’esonero dal pagamento del contributo addizionale fino al 31 dicembre 2021 e a condizione che non vengano effettuati licenziamenti individuali e collettivi. Sempre come ammortizzatori sociali, in attesa della riforma, il

decreto Sostegni ha previsto altre 13 settimane di Cigo a beneficio dei datori di lavoro che sospendono o riducono l’attività produttiva per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica. Ma il 30 giugno 2021 rimane il termine oltre il quale le aziende non potranno più accedere alla cassa integrazione ordinaria con causale COVID-19.

Stop, quindi, al regime “speciale” fissato nel 2020 dal dl Cura Italia in piena pandemia.

 

SINDACATI MOBILITATI

La scadenza del blocco è avversara da Cgil, Cisl e Uil, che annunciano per sabato 26 tre manifestazioni nazionali nelle città di Torino, Firenze e Bari. Palchi di protesta che vedranno la partecipazione, rispettivamente, del segretario generale della Cgil Maurizio Landini, del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, e del segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri.

“Il nostro Paese sta vivendo una delicata fase di transizione”, fanno sapere in una nota i leader di Cgil, Cisl e Uil, “La crisi pandemica ha arrestato in parte la sua corsa, grazie anche alla campagna vaccinale in atto, ma a preoccuparci al pari dell’espansione del virus è la ripresa economica che deve essere il faro per la massima coesione sociale, in grado di creare lavoro stabile e sicuro, a partire dai giovani, dalle donne e dal Mezzogiorno”. 

Per i sindacati non ci sono adeguate misure di contenimento dei licenziamenti e soprattutto mancano politiche occupazionali.

“Nel Decreto Sostegni”, proseguono i sindacati, “non vi è contezza e condizione per affermare che ci siano i presupposti necessari a tutto ciò, non dimenticando che tale Decreto prevede la fine del blocco generalizzato dei licenziamenti dal 1° luglio 2021 e l’assenza di adeguate politiche industriali capaci di valorizzare a pieno gli investimenti e i contenuti del Piano nazionale di Rinascita”.

 

OPERAI E CEI

“Durante questi lunghi mesi di pandemia”, ricordano le tre confederazioni, “abbiamo sempre avanzato proposte e chiesto con tenacia la tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati. Tali azioni hanno trovato forte condivisione anche nella Conferenza Episcopale Italiana”. Per le tre confederazioni “l’obiettivo primario è conquistare la proroga della moratoria sui licenziamenti almeno fino al 31 ottobre, una riforma degli ammortizzatori sociali e nuove politiche attive per il lavoro.

È necessario ribadire con fermezza i contenuti della piattaforma unitaria su: lavoro, occupazione, coesione, sviluppo, fisco, pensioni, non autosufficienza, rinnovo dei contratti pubblici e privati, riforma pubblica amministrazione e scuola, della cultura e del turismo. È”, concludono Cgil, Cisl e Uil, “fondamentale, inoltre, che ci sia da parte delle istituzioni la volontà di attuare un piano serio ed efficace che sia in grado di utilizzare le risorse del PNRR al fine di creare una stabile connessione tra investimenti e occupazione, coinvolgendo in maniera significativa con una governance partecipata e preventiva le Parti Sociali”.

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