“Se un provvedimento mina i principi del Concordato, la Chiesa ha il diritto di esprimere la propria opinione”. Ad affermarlo don Gianni Fusco, docente presso la Lumsa e avvocato rotale. Per il prelato: “La Chiesa ha tutto il diritto di esprimere la propria opinione, essendo, tra le altre cose, un soggetto di levatura internazionale. Mi pare dunque che la polemica che ne è scaturita non abbia senso”. Don Fusco spiega, perché il DDL Zan è, in parte, in conflitto con gli accordi bilaterali tra Stato italiano e Santa Sede: “Nell’articolo 2 del concordato del Concordato del 1984, che riformava i patti del 1929, si riconosce alla Chiesa la piena libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, libertà nell’esercizio del suo magistero, cioè del suo insegnamento e del magistero dei vescovi. Una libertà esercitata anche nelle nostre strutture educative – ha chiarito don Gianni – vale a dire le scuole paritarie, dove ci sono giovani che ci sono stati affidati da ottocentomila famiglie, le quali scelgono evidentemente la scuola paritaria per dare un orientamento che abbia un’impronta cattolica.
Mi pare che si parli anche a norme di queste famiglie. Il DDL prevende, per esempio, l’istituzione di una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, latransfobia. Le scuole paritarie cattoliche sarebbero obbligate a celebrare questa giornata e mi pare non in linea con la libertà di magistero di cui parlavo.” Don Gianni Fusco chiarisce di non essere contro al provvedimento in toto, ma che siano necessarie modifiche: “E’ chiaro che una delle possibili conseguenze, per come è impostato il DDL Zan, è quello che s’imponga il cosiddetto pensiero unico o qualcosa di simile. In buona sostanza c’è il fondato dubbio – sottolinea il docente – che io, per esempio, non avrei la libertà di parlare, nel rispetto della dignità della singola persona, che va promossa sempre in qualsiasi situazione e contesto, dei valori che promuovo in quanto cristiano. Nessuno dice che non si possa approvare un decreto di questo genere contro le discriminazioni e le violenze che si consumano contro l’identità di genere o l’orientamento sessuale – osserva don Fusco – il decreto non va bloccato , ma modificato in quelle parti che mettono in discussione la libertà dei singoli di stabilire le proprie scelte di vita”.
Poi il prelato torna sulle polemiche delle ultime ore per chiarire: “Sono discussioni sterili che sono nate non solo da esponenti politici, ma anche da parte di artisti ed esponenti del mondo della cultura, che hanno preso spunto ancora una volta dall’8X1000 e dai presunti debiti della Santa Sede nei confronti dello Stato italiano per criticare la presa di posizione della Chiesa. Ecco vorrei dire – conclude Don Gianni – che si stanno mischiando le cose: da una parte una legittima difesa di posizioni su temi etici, dall’altra questione amministrative e giuridiche che sono regolate dal Concordato, da un patto bilaterale: se lo Stato italiano dovesse giungere alla conclusione che il Concordato non tuteli più l’Italia, può promuovere un percorso per un nuovo accordo bilaterale. Quindi parliamo di affermazioni gratuite che non tengono conto di una norma esistente e che regola i rapporti tra i due Stati”.