Su vaccini e richiami i cittadini sollecitano risposte ma i medici non sanno che dire. In questa osservazione c’è tutto il malumore, e la denuncia dei medici di famiglia che lanciano un attacco diretto all’Agenzia italiana del farmaco.
“Non ne possiamo più di essere il terminale delle indecisioni degli altri. È inaccettabile la vaghezza con cui l’Aifa si esprime in merito al mix vaccinale anti-Covid”. A parlare è Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), che sollecita l’intervento del ministro della Saute Roberto Speranza perché “sostituisca la Commissione tecnico scientifica dell’Aifa”. “Dire che i vaccini a mRna ‘possono’ essere somministrati per completare un ciclo di vaccino misto è vago”, osserva con disappunto Scotti, “Chi si prende quindi la responsabilità? Il medico? Il cittadino? La Regione? Da un ente regolatorio mi aspetto una regola definita, soprattutto dopo la difficile storia comunicativa del vaccino AstraZeneca. I cittadini ci chiamano continuamente per chiarimenti. Noi non abbiamo risposte”. Errori quindi di comunicazione che generano incertezze e disorientamento tra chi deve vaccinarsi o tra chi deve ricevere una seconda dose.
“In generale troviamo di fronte a un modello comunicativo completamente sbagliato con informazioni che rischiano di confondere”, prosegue il segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale, “supportato da un sistema regolatorio che si è dimostrato incapace. In tema di vaccini non credo che le pronunce fatte fino ad oggi appartengano alla serietà di un ente regolatorio che deve dare sicurezza agli operatori e ai cittadini. E in un Paese normale sarebbero state chieste le dimissioni dei responsabili delle ‘non decisioni’”. I calcoli resi noti dal leader Fimmg sono chiari a fanno sorgere dubbi sulla gestione dei tempi e delle notizie. “Il massimo numero di dosi di AstraZeneca è arrivato in Italia a fine marzo. Visto che il richiamo è a 3 mesi, tra giugno e luglio sono tantissime, penso anche il 90% di quelle fatte”, fa presente Scotti, “siamo nel momento storico in cui il numero di seconde dosi AZ è al più alto livello e lo sarà fino agli inizi di luglio. È matematico. Ma in questa confusione informativa, la tempesta è perfetta. Ma noi cosa dobbiamo rispondere? Qual è la strategia? Ognuno si arrangi o lasci il cerino in mano al paziente?”, si interroga il segretario dei medici di famiglia. Per la Federazione è il momento di dire basta.
“È assolutamente evidente che in Aifa c’è una Cts inefficace”, sottolinea polemico Scotti, “succube del problema dell’appropriatezza amministrativa di cui si preoccupa più che dell’appropriatezza assistenziale. Forse sarebbe bene che, periodicamente, queste strutture fossero rinnovate. Il caso AstraZeneca mostra tutta l’inefficienza di questa Commissione”. L’attacco di spinge a mettere in discussione anche la validità dei piani terapeutici, dal momento che poi come nel caso della pandemia si sono rinnovati senza controlli specialistici.
“Se ci fosse una Cts Aifa che basa le sue valutazioni sulla scienza, non potrebbe negare che i piani terapeutici si sono dimostrati completamente inutili”, osserva Scotti, “visto che nell’anno di Covid sono stati semplicemente rinnovati senza controlli specialistici. Si tratta di strumenti che da tempo contestiamo, siamo l’unico Paese in Europa ad averli. Rispetto a questa evidente inutilità, mi chiedo perché non si sia provveduto a smantellarli, lasciando ai flussi di dati dei medici di famiglia la valutazione sull’appropriatezza prescrittiva”. Infine la richiesta, già sollecitata in altri contesti, di un ritorno di ruolo dei medici di famiglia ad iniziare dai piani terapeutici.
“Servono a verificare l’appropriatezza terapeutica, verificare dunque che il paziente stia rispondendo in maniera adeguata rispetto a un farmaco di costo superiore”, conclude il segretario Fimmg, “e l’altro elemento è controllare il livello di sicurezza del farmaco innovativo. Tutti elementi gestibili perfettamente dal medico di famiglia”.