domenica, 17 Novembre, 2024
Attualità

Parla Lucio Presta. Noi solo “quelli che fanno divertire”. Confido in Draghi

Come esce il mondo dello spettacolo dalla pandemia?
Davvero a pezzi. Cinema, teatro, live, sono quasi al collasso. Pochissimi gli aiuti, spesso elargiti solo agli amici degli amici. Anche ora che si spera ripartano, si tenta sempre e comunque di rendere loro più difficile il lavoro con tantissimi lacci e lacciuoli.

 Anche la tv ne ha risentito?
Per fortuna meno, perché è rimasta sempre accesa. Hanno tolto il pubblico e questo sicuramente ha indebolito il prodotto, ma alcuni, ricorrendo a stratagemmi, pur nel rispetto delle regole (tamponi, etc.), sono riusciti ad averne un po’, salvando il salvabile. Non si spiega, però, perché il ministro Franceschini ha negato questa opportunità proprio alla manifestazione più importante della TV Italiana, il Festival di Sanremo, che con i suoi ricavi permette alla Rai di recuperare l’investimento e guadagnare e all’industria discografica di prendere una boccata di ossigeno puro. Siccome il luogo dove si svolge è accatastato come teatro, ha pensato bene di dire che non fosse un set televisivo. Non è la prima volta che pensa male e fa peggio, speriamo l’ultima.

 Nel PNRR solo 5 milioni alla cultura e quasi tutti destinati al turismo. Si nota l’assenza di un vero investimento sul capitale umano, sui talenti, cosa ne pensa?
Un recente premier ha definito gli operatori dello spettacolo “quelli che ci fanno divertire”. Basterebbe questo per spiegare alcune scelte, ma spero che a questo porrà rimedio il presidente Draghi. Lo Stato non ha mai investito sul talento, figurarsi ora.

Manca del tutto il “mecenatismo di stato”, un investimento, cioè, sulle nuove generazioni di artisti. A cosa rinuncia un Paese che non fa da talent-scout?
Un Paese che non sostiene e promuove il talento rinuncia alla crescita e alla qualità. Prima la Tv era un punto di arrivo, oggi è il punto di partenza e questo è molto sbagliato, perché i giovani raggiungono velocemente la popolarità senza basi solide di studio e credono che esistano scorciatoie per il vero successo. Nulla di più errato.

Cosa pensa dello “Statuto delle arti” in discussione in Commissione Cultura al Senato?
Molto interessante, lo sarebbe ancora di più se fosse scritto anche da artisti e persone dello spettacolo. Sono molti i vulnus da colmare nel nostro comparto, anche la figura del manager è totalmente illegale e non ha un albo professionale che ne verifichi la capacità e la solidità delle società alle spalle.

Se potesse entrare nella stanza dei bottoni, qual è la prima cosa che farebbe?
Nessuno di noi professionisti entrerà mai nella stanza dei bottoni, la prerogativa principale per l’accesso è non conoscere la materia. Si leggono dichiarazioni di alcuni membri della Commissione di Vigilanza sulla Rai che se non fossero tragiche sarebbero davvero comiche, quindi speriamo che il comparto migliori, mi basterebbe.

Cosa consiglierebbe a chi volesse iniziare una carriera artistica?
Buona fortuna, armatevi di grande passione e studiate, studiate, studiate!

 

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