Non si contano i commenti baldanzosi ed euforici, nella nuova maggioranza, sulla nascita del secondo Governo Conte.
Sarà bene moderare i toni elegiaci e riflettere invece sulla complessità delle sfide che attendono l’esecutivo, a cominciare dalla precaria condizione della nostra economia per la quale l’Istat ha formulato previsioni tutt’altro che rassicuranti.
Lunedì prossimo il governo si presenterà alla Camere per il voto di fiducia e c’è da sperare che il Presidente del Consiglio, con la destrezza che sin qui dimostrata, chiarisca e dia la linea su alcuni punti programmatici che, così come sono formulati, aprono seri interrogativi.
Cosa significa ad esempio annunciare lo stop agli inceneritori/termovalorizzatori e alle trivelle: comporterà la liberalizzazione dell’esercizio da parte dei vecchi concessionari di licenze, ora bloccate, o varrà anche per loro?
Comunque, in proiezione, si rischia, per le trivelle, di bloccare la ricerca per quello che ci riguarda e dare campo libero alle iniziative degli altri Paesi rivieraschi dell’Adriatico. Per quel che riguarda invece gli impianti di inceneritori e di termovalorizzatori non si può affermare soltanto che non se ne faranno fino a che non saranno trovate soluzioni alternative. Quali ci si chiede, e come trattare intanto i rifiuti, che per questa utopica logica, si sono accumulati per mesi a Roma, e incidono tutt’ora negativamente sulla qualità della vita in altre città.
Si rinnova poi l’impegno per il salario minimo garantito, da quota cento al reddito di cittadinanza, senza chiarire dove e come si troveranno le risorse necessarie.
Viene poi dichiarata l’estensione della digitalizzazione nella pubblica amministrazione, senza fare alcun cenno al disagio dei lavoratori del settore che attendono da anni il rinnovo del contratto.
L’equivoco resta poi sul come realizzare il regionalismo differenziato che viene confermato in linea teorica e sulle scelte per il sistema giudiziario.
Come si vede, accanto alle buone notizie per il via libera alle opere pubbliche, i dubbi e gli interrogativi sono forti e non basterà a dissiparli la sperata apertura alle ragioni dell’Italia da parte della nuova Commissione Europea, e l’impegno che potrà produrre Paolo Gentiloni, quale nuovo Commissario in rappresentanza del nostro Paese.
Quanto alle minoranze non basterà un’opposizione muscolare; servono nuove idee capaci di dare voce all’area moderata del Paese.