Nel suo libro di prossima uscita “La guerra dei cinquant’anni: storia delle riforme e controriforme del sistema pensionistico”, fa presente come il governo Draghi stia evitando di affrontare il problema pensioni, di cui, infatti, non c’è traccia nel PNRR o quasi, secondo lei perché?
Beh! È sorto un problema nella maggioranza e Draghi, che è una persona pratica, ha scelto di non fare la guerra per qualche parola in più o in meno. Certo la Ue ci sia rimasta male perché voleva leggere nero su bianco che quota 100 non sarebbe stata rinnovata.
In una intervista alla AdnKronos, lei dice che il silenzio di Draghi sul tema è solo una “tregua armata, perché nell’attuale legislatura si sono liberati troppi avvoltoi in attesa del fatidico ‘superamento definitivo della riforma Fornero’”, a chi si riferisce?
E’ un pollaio molto frequentato. In primo luogo vi stanno i sindacati che hanno presentato una piattaforma che farebbe la sua figura nel Paese delle meraviglie di Alice. Poi vi sono i partiti, a partire dalla Lega, che sostiene le stesse tesi dei sindacati. Ma quando si parla di pensioni scendono in campo tanti altri poteri, a partire dai media. Quelle fumerie di oppio dei talk show sono sempre pronti a difendere tutte le cause sbagliate. Pensi a come hanno pompato negli anni scorsi la questione degli esodati.
Quali sono le proposte di riforma della Fornero che trova irricevibili?
L’insistenza con cui ci si ostina ad abbassare l’età pensionabile senza preoccuparsi minimamente di due fenomeni devastanti e tra loro convergenti: l’invecchiamento e la denatalità. Un sistema finanziato a ripartizione (sono i contribuenti di oggi a pagare le pensioni maturate ieri) non regge se la platea di chi paga si riduce e si amplia quella di chi incassa. Facciamo un banale caso di scuola: se sono in dieci a farsi carico di una pensione di 1000 euro se la cavano con 100 euro a testa, se sono in due o in meno di due, occorrono 500 euro pro capite.
E di quella riforma cosa trova che sia ottimale per il nostro Paese?
Io mi auguro che le cose seguano il corso previsto. Come ha scritto anche la Corte dei Conti ‘’dopo l’intervento derogatorio rappresentato da Quota 100 è importante che si riaffermi la centralità della legge 214/2011 (dove è inclusa, appunto, la riforma Fornero, ndr) e che il quadro normativo previdenziale ritrovi i suoi caratteri di certezza che lo hanno connotato fino al 2019’’.
È ancora della idea che la soluzione ideale sia lo sgabello a tre gambe, di cui due obbligatorie ed una volontaria, articolato su una gamba finanziata dalla fiscalità generale, su una contributiva (agganciata alle retribuzioni) ed una complementare (per chi può e vuole)?
È una idea che ho proposto più di 10 anni or sono quando ero deputato. Molta acqua è passata sotto i ponti da allora. E tante cose sono cambiate. Credo ancora nella razionalità di quella proposta, allora condivisa con Tiziano Treu, al Senato. Sarebbe sicuramente più idonea a riunificare un mercato del lavoro molto differenziato, mentre il sistema vigente rimane plasmato sul lavoro alle dipendenze standard.
Cosa consiglierebbe ad un giovane di 20 anni per assicurarsi un futuro pensionistico accettabile?
La cosa più importante è quella di impegnarsi a lavorare per avere – nella misura del possibile – un trattamento pensionistico obbligatorio quando verrà il momento. Poi anche con l’aiuto della famiglia farebbe bene a provvedersi di una forma di previdenza complementare a capitalizzazione.