Nella filmografia del grande regista Frank Capra, spicca un lungometraggio dal titolo “Mister Smith va a Washington”, nel quale un ingenuo e giovane idealista viene chiamato a ricoprire la carica di Senatore, grazie all’appoggio di un politico corrotto convinto che lo sprovveduto non interferirà nei suoi piani. L’epilogo si rivelerà ben diverso e l’ingenuo Senatore riuscirà a smascherare la corruzione all’interno del palazzo governativo.
Una storia di finzione, ma che, molte volte, ha trovato analogie con personaggi entrati nelle cronache politiche in punta di piedi ma rivelatisi, poi, capaci di declinare la propria missione in modo esemplare. Tra questi, possiamo ricordare, nel nostro Paese, Giovanni Spadolini, il primo non-democristiano Presidente del Consiglio che, arrivato a Montecitorio con una popolarità legata essenzialmente alla satira dissacrante di Forattini, riuscì ad elevarsi a capace statista, riscuotendo consensi e simpatie al livello internazionale e nazionale. Una empatia popolare che culminò con il famoso saluto alla folla, affacciandosi dal balcone della presidenza del Consiglio brandendo un Tricolore, per festeggiare il cammino verso il terzo titolo mondiale della Nazionale di calcio italiana.
Giungendo a tempi più recenti, a Carlo Azeglio Ciampi toccò il destino di traghettare il Paese dalla Prima alla Seconda Repubblica, attraverso un percorso tortuoso minato dalle onde giustizialiste che stavano travolgendo la nostra Repubblica nella più grave crisi istituzionale della Storia italiana. Un impegno che lo portò alla carica di Presidente della Repubblica infondendo nei cittadini quello spirito patrio che era, purtroppo, decaduto nel tempo.
Ma l’esempio più eclatante viene dagli Stati Uniti d’America. C’è un aforisma, ripetuto anche nelle scuole, che recita: “Chiunque può diventare Presidente degli USA”. Quel qualcuno è riferito ad Harry S Truman, 33esimo inquilino della Casa Bianca, la cui storia è legata essenzialmente alla casualità. Dopo una carriera politica anonima, venne scelto come candidato alla Vicepresidenza democratica nel quarto mandato Presidenziale di Franklin Delano Roosevelt. Una vicepresidenza che sarebbe dovuta restare anch’essa anonima se non fosse intervenuto il fato, trafiggendo con la sua falce il destino di Roosevelt.
Ritenuto da tutti debole e impreparato per ricoprire la carica di Capo dello Stato, Truman si rivelò tenace e impavido nel determinare le sorti del conflitto mondiale, seppur con l’uso dell’arma atomica che convinse il Giappone alla resa incondizionata, ponendo fine alla Seconda Guerra Mondiale. La capacità diplomatica di Truman fu fondamentale nell’evitare un terzo conflitto mondiale, questa volta contro gli ex-alleati sovietici, decidendo di estromettere, durante la guerra in Corea, il redivivo Generale MacArthur – favorevole ad un conflitto con la Cina comunista – dal comando delle forze armate intervenute in difesa della Corea del Sud sotto l’egida dell’Onu. Un successo personale che, a posteriori, venne riconosciuto da storici e politologi. Ma soprattutto fu l’onestà mai abbandonata del Presidente venuto dal Missouri che contraddistingue la sua presidenza e quella dei suoi successori. Pur avendo diritto alla possibilità di giocarsi un secondo mandato presidenziale, decise di ritirarsi a vita privata, non prima di aver deliberato un emendamento che sanciva costituzionalmente l’impossibilità di candidarsi per più di due mandati. Questo nel nome dello spirito democratico e repubblicano che aveva contraddistinto gli Stati Uniti sin dai tempi della sua formazione.
La storia di Truman potrebbe servire da esempio per il “re travicello” che si è guadagnato la stima e l’attenzione dei principali leader internazionali. Nella narrativa dei tabloid quotidiani, si tratta di un loro opportunismo politico, di simpatia per il “burattino” ridicolizzato in campo europeo, di comodo attestato di stima verso un ignavo interprete delle volontà dei grandi poteri irritati dall’ondata sovranista. Nei fatti, il “re travicello” si è mosso, allarmando le rane nello stagno. Se si tratti o meno di un novello Truman, potrà solo dirlo la Storia futura. Un Storia che però, per ora, gli sta dando ragione.