giovedì, 19 Dicembre, 2024
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Effetto vaccini. Inail: dimezzati contagi e infortuni per sanità e scuola

Scendono i contagi sul lavoro da Covid-19. A darne notizia è l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni. Rispetto al trend osservato nella “seconda ondata”, nei mesi di febbraio e marzo emerge un’inversione di tendenza. Limitando l’analisi delle denunce presentate nell’ultimo bimestre, infatti, per la sanità e assistenza sociale, i due settori scendono sotto la soglia del 50% dei casi codificati, “riposizionandosi sugli stessi livelli del periodo estivo”, osserva l’Inail. “Grazie probabilmente all’efficacia delle vaccinazioni, che hanno coinvolto in via prioritaria il personale sanitario. Altri settori produttivi”, calcola l’Inail, “come i trasporti, i servizi di alloggio e ristorazione, il commercio e i servizi di informazione e comunicazione, che nel bimestre febbraio-marzo 2021 raccolgono complessivamente circa il 20% delle denunce, registrano invece un incremento delle infezioni lavoro-correlate”.

 

DATI INCORAGGIANTI

Stando alle cifre globali, invece, al 31 marzo scorso sono state 165.528, le denunce di infortunio, pari a circa un quarto del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute dal gennaio 2020. Il 4,6% del totale dei contagiati, è il personale in servizio nella sanità. Nel rapporto si evidenzia anche come la “seconda ondata” abbia avuto una incidenza di contagi più del doppio della prima. Dati, statistiche e rilievi sono contenuti nel 15esimo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistica dell’Inail, pubblicato insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali. La “seconda ondata” di contagi, i cui effetti sono proseguiti anche nel 2021, soprattutto a gennaio e in misura più contenuta a febbraio e marzo, ha avuto un impatto più intenso della prima anche in ambito lavorativo.

DIMINUISCE L’ETA’ MEDIA DEI CONTAGIATI

A differenza del complesso dei contagi, per i decessi è la “prima ondata” della pandemia ad avere avuto un impatto più significativo della seconda: il 62,8% dei casi mortali, infatti, è stato denunciato all’Inail nel trimestre marzo-maggio 2020 contro il 34,8% del semestre ottobre 2020-marzo 2021. Significativa la differenza nei decessi tra uomini e donne. L’82,8% dei morti sono uomini, ma la maggioranza dei contagi (69,3%) riguarda le donne. La quota delle lavoratrici supera quella dei lavoratori in tutte le regioni a eccezione della Sicilia e della Campania. Interessante l’analisi sulla fascia d’età dei decessi.

L’età media dei contagiati dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi e sale a 59 anni per i decessi (59 per gli uomini e 57 per le donne). Quasi i tre quarti dei casi mortali (72,0%) riguardano la classe 50-64 anni.

Seguono le fasce over 64 anni (18,9%), 35-49 anni (8,2%) e under 35 anni (0,9%). L’86,1% delle denunce riguarda lavoratori italiani. Il restante 13,9% sono stranieri, concentrati soprattutto tra i lavoratori rumeni, peruviani, albanesi, moldavi, ed ecuadoriani. Nove morti su 10 sono italiani mentre le comunità straniere con più casi mortali sono quelle peruviana a seguire albanese e rumena.

 

ALTO IL TRIBUTO DEL PERSONALE SANITARIO E SOCIO-ASSISTENZIALE

Il settore del trasporto e magazzinaggio al secondo posto per numero di decessi. Tra le attività produttive, il settore della sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – è al primo posto con il 67,5% dei contagi denunciati e il 27,4% dei casi mortali codificati.

Gli altri settori più colpiti sono il noleggio e servizi di supporto alle imprese come vigilanza, pulizia e call center; il manifatturiero con gli addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare. Le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, il trasporto e magazzinaggio, al secondo posto per numero di decessi con il 13,2% del totale, le altre attività di servizi come addetti pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere. Il commercio all’ingrosso e al dettaglio e le attività professionali, scientifiche e tecniche. Infine, una annotazione, dell’Inail. La categoria più colpita dall’inizio della pandemia è quella dei tecnici della salute. Prendendo in considerazione la professione dei lavoratori contagiati, circa un terzo delle morti riguarda il personale sanitario e socio-assistenziale.

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