La prima emergenza, quella assoluta, è rimuovere sofismi e favoritismi corporativi che in alcune Regioni hanno inceppato il meccanismo di erogazione dei vaccini anti Covid: ne è convinto lo stesso Presidente del Consiglio e i suoi più stretti collaboratori in questa impresa, il Generale Figliuolo e il nuovo capo della protezione civile, che puntano ormai ad un miglioramento dell’assetto centralizzato del sistema nonostante i mugugni di quelli chiamati governatori.
Questo sforzo che, portato avanti con decisione, consentirà di contenere contagi, terapie particolari e decessi, soprattutto tra gli anziani e le categorie più fragili, va accompagnato da un altrettanto decisa capacità di intercettare e utilizzare al meglio le opportunità offerte dalla disponibilità dei fondi europei, non solo quelli del Recovery, ma anche quelli delle politiche di coesione che presentano ancora vistose carenze nei tempi e nelle progettazioni da parte di varie Regioni.
Siamo quindi sul terreno di una sfida e di una svolta del rapporto tra Stato e poteri locali e di scelte politiche adeguate a dare sostegno sia alle imprese sia al lavoro e questo guardando soprattutto ai drammi aperti nell’economia delle famiglie e delle comunità dalla pandemia e dalle particolari fragilità della condizione dei giovani e delle donne.
Proprio le donne, come termine ineliminabile sull’esigenza di pari opportunità, sono uno dei punti fondamentali delle intenzioni del nuovo segretario del PD, Enrico Letta, che procede con un decisionismo inatteso nell’obbiettivo di una vera e propria rigenerazione del Partito Democratico eliminando i nodi e le riserve mentali che finora ne hanno bloccato o resa incerta ed equivoca l’iniziativa e l’elaborazione politica.
Primo atto di questo progetto, il rinnovamento delle presidenze dei gruppi parlamentari: una determinazione, questa che ha trovato resistenze ed obbiezioni nell’area ex renziana che sembrano ora in via di superamento.
Non basterà però eleggere presidenti di diverso sesso dagli attuali per eliminare i viluppi clientelari e l’asfissia ideale e progettuale che caratterizza oggi il PD, così come il M5S, che ha perso circa 100 parlamentari. Vanno superati i problemi che ancora bloccano un’ipotesi radicale di rinnovamento: quella affidata alla disponibilità dell’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.