Mi sono sempre chiesto come mai l’avvento di questo governo sia coinciso con un calo degli sbarchi nel nostro Paese. Confesso che, anch’io all’inizio, come molti italiani, ho attribuito il merito al braccio di ferro del nostro Ministro dell’Interno.
In seguito, al di là dei tweet e video propagandistici ho capito che il merito era da attribuire, invece, al nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il nostro Premier, dopo una serie di viaggi nei paesi di provenienza dei migranti dall’Africa al Medio Oriente e innumerevoli consultazioni con altri leader europei si è distinto per le sue capacità diplomatiche riuscendo a mettere l’Italia a capofila e promotrice, insieme ad altri Paesi europei, di incontri ed accordi con il leader libico, riconosciuto dalla comunità internazionale, Fãyez Mustafã al-Serrãj ed il leader di fatto, ma un po’ meno riconosciuto, Gen. Khalifa Haftar giunto a Roma nel mese di maggio corrente anno.
Tali incontri sono stati determinanti nella diminuzione degli sbarchi nel nostro Paese. Tra le ragioni principali vi sono, intanto, una maggiore costante presenza della Guardia Costiera Libica ai confini delle acque territoriali ed in secondo luogo anche grazie alla collaborazione del Gen. Haftar, attraverso un suo “maggiore” intervento sulle organizzazioni che trafficano in esseri umani.
Fortunatamente il nostro Presidente del Consiglio Conte ha contrapposto alla politica di isolamento del Ministro dell’Interno il suo equilibrio diplomatico e, non di meno, la sua statura politica e professionale. Giova ribadire quanto l’atteggiamento del Premier abbia salvaguardato le posizioni dell’Italia nello scenario europeo.
Mi hanno fatto riflettere molto le parole del nostro Presidente del Consiglio a Matteo Salvini due giorni fa: “Hai alle spalle e davanti una lunga carriera politica. Molti l’associano al potere. Io l’associo ad una enorme responsabilità”.
La chiarezza dei concetti espressi dal nostro Premier non lascia spazio ad altre interpretazioni:
La politica deve essere vista come una fonte di potere da utilizzare solo nell’interesse dei cittadini senza sbavature o deliri di onnipotenza, in altre parole una enorme responsabilità.
La “foga politica”, l’ansia di comunicare e l’ossessiva cattura di consensi non può e non deve esporre l’Italia al rischio concreto di isolamento dagli altri Stati europei con i quali è fondamentale avere un rapporto di collaborazione.
Auspico nella capacità e buon senso del popolo italiano che distingua la propaganda come strumento di consenso dagli obiettivi che il nostro Paese deve raggiungere. Da qui l’importanza fondamentale di scegliere dei leader equilibrati e magari con un solido background culturale.