Cosa ne sarà della enorme massa di crediti deteriorati che sono nella “pancia delle banche”? È un tema che non fa parte della agenda di Governo ma di certo non è ininfluente nelle sorti degli istituti di credito, delle imprese, delle famiglie e in generale sulla economia del Paese. Possiamo fare una sintetica proporzione: da Bruxelles per il Recovery Found i miliardi promessi sono 209, in totale, invece, la massa di debiti che le banche non riescono più a riscuotere tocca i 349 miliardi di euro. Approfondendo risulta che 215 miliardi sono relativi a debitori insolventi (sofferenze-“bad loans”). Mentre i crediti deteriorati al netto delle svalutazioni sono pari a 173 miliardi; mentre le sofferenze nette toccano gli 81 miliardi. Entrando nel merito di questa massa di debito le sofferenze fanno capo per circa tre quarti alle imprese, per la parte restante alle famiglie. Il valore stimato delle garanzie reali detenute dalle banche a fronte delle sofferenze è pari a 92 miliardi. Per capire come si sia generato questo debito, nel sito della Banca d’Italia, si propone questa versione. “In alcuni casi al fenomeno hanno contribuito pratiche di erogazione del credito inadeguate o illecite, che sono state oggetto di sanzioni e/o di indagini giudiziarie”. All’elevato stock di crediti deteriorati contribuisce la lentezza delle procedure di recupero crediti, a sua volta connessa in larga misura con i ritardi della giustizia civile.
In un verso o nell’atto, c’è da chiedersi come sarà l’impatto di questa montagna di debiti sulla economia in piena pandemia?
L’effetto vero e proprio non è ancora calcolabile ma si arriverà ad un punto dove il sistema dovrà fare i conti con questa situazione. In parte nel 2020, osservano gli analisti finanziari, le banche hanno liberato dai loro bilanci più del 40% dello stock complessivo di crediti deteriorati.
Quindi si presuppone che le conseguenze negative sui bilanci delle singole banche, saranno in parte ridotti, ma rimane un problema non indifferente sul futuro. Gli istituti di credito già scottati dalle crisi economiche passate, fino a che punto saranno disponibili a dare fiducia e quindi credito a imprese e famiglie? Una domanda che per ora rimarrà sospesa, in attesa delle scelte del governo in campo fiscale, economico e del ruolo che avranno gli istituti nella gestione dei fondi Ue.
In generale , inoltre, la situazione in Italia è contrassegnata da notevoli disuguaglianze, da un lato ci sono famiglie che detengono risorse ferme nei conti correnti, per somme rilevanti, i calcoli fatti nell’ultimo trimestre del 2020, dicono che in banca una parte di italiani detiene 1682 miliardi di euro. Mentre un’altra parte di italiani accumula solo debiti. Una situazione di divario che si accentua mese dopo mese, lo scorso anno una parte del Paese è riuscita mettere nei propri conti correnti e in piena pandemia altri 126 miliardi, altri invece, sono finiti sul lastrico o ci finiranno tra breve.