domenica, 17 Novembre, 2024
Economia

Crollo economia e lavoro. Centro studi Cgia: basta ristori ora alle imprese meglio dare i rimborsi delle perdite

Allarme rosso per gli aiuti che il Governo ha previsto a sostegno del sistema delle imprese e attività produttive. A conti fatti i miliardi non bastano e, addirittura, secondo i calcoli dell’Ufficio studi della Cgia, la somma stanziata, benché importante, – si tratta di 29 miliardi di ristori -, destinati alle attività economiche colpite dalle misure restrittive, i soldi coprono solo il 7 per cento delle perdite di fatturato registrate l’anno scorso dalle imprese. In totale, il fatturato pre pandemico era di 423 miliardi di euro. Inoltre dei 423 miliardi che le imprese hanno perso, circa 200 sono relativi alle imprese dei settori che sono stati costretti a chiudere per decreto. I numeri fanno emergere una situazione di grande preoccupazione. Ancora un dato per comprendere la gravità della situazione.

La percentuale sale a circa il 14,5% per le aziende che hanno dovuto chiudere del tutto i battenti per decreto dal momento che le misure di sostegno al reddito approvate dal Governo Conte sono andate in larghissima parte alle attività che hanno registrato un crollo del giro di affari di almeno il 33 per cento rispetto al 2019. In questo affannoso scenario parte l’appello dell’associazione di Mestre a passare dai ristori ai rimborsi. “È evidente”, afferma la Cgia, “che è necessario un cambio di rotta: i ristori vanno sostituiti con i rimborsi. In altre parole è necessario uno stanziamento pubblico che compensi quasi totalmente sia i mancati incassi sia le spese correnti che continuano a sostenere”.

Nel variegato mondo della crisi e delle stringenti difficoltà degli imprenditori ci sono zona ancora più a tinte fosche come le imprese commerciali ed artigianali presenti nelle città d’arte che hanno subito il tracollo delle presenze turistiche straniere. C’è, ad esempio, il trasporto pubblico locale non di linea: taxi, bus operator e autonoleggio con conducente. Dal canto suo lo sforzo del Governo è stato notevole con i “ristori” sono stati introdotti nel sistema dei sostegni 29,1 miliardi di euro. C’è poi da considerare gli slittamenti e provvedimenti fiscali gli interventi che assommano a 7,9 miliardi e la cancellazione del saldo 2019 e dell’acconto 2020 dell’Irap che ha consentito uno sgravio di 3,9 miliardi.

Mentre per sottolineare lo sforzo del Governo Conte, una parte consistente dei sostegni è a fondo perduto per 11,3 miliardi di euro. Le agevolazioni fiscali per le sanificazioni e i canoni di locazione hanno permesso un risparmio pari a 5,1 miliardi, mentre la cancellazione dell’Imu e della Tosap/Cosap ha garantito una riduzione della tassazione locale pari a 802 milioni di euro. Nel settore dei servizi spiccano le difficoltà della ristorazione, degli alloggi, del commercio dell’auto e altri comparti come il commercio al dettaglio, il noleggio, i viaggi, il gioco e lo sport.

Nell’attuale scenario, secondo le stime, sono quasi 292 mila le attività che si trovano in una situazione di crisi profonda. Attività che danno lavoro a quasi 1,9 milioni di addetti e producono un valore aggiunto che sfiora i 63 miliardi di euro. Tra il girone più colpito quello delle micro imprese che sono a rischio chiusura. Il contraccolpo più violento, inoltre, è quello subito dalla ristorazione, l’ultima analisi della Coldiretti, parla di chiusura di quasi 3 locali su 4 (il 71% pari a 256mila) presenti in Italia fra bar, ristoranti, delle pizzerie e agriturismi nelle 15 regioni e provincia autonoma diventate rosse e arancioni dove è proibita qualsiasi attività al tavolo, con un drammatico impatto su economia ed occupazione.

A livello regionale, nella stima Coldiretti, a pagare il conto più pesante è la Lombardia che si classifica come la regione con maggior numero di attività presenti sul territorio con circa 51mila locali della ristorazione.

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