Oggi assistiamo ovunque a contrapposizioni ed equilibrismi che aggravano una situazione socio economica e socio sanitaria che è drammatica. Non usciremo dalla crisi con i quiz a cui le persone sono quotidianamente sottoposte. Politica, istituzioni e scelte economiche ritrovino unità e coerenza se c’è qualcuno che ancora ha a cuore l’Italia.
Nella metà degli anni 80 impazzava una trasmissione televisiva di successo: “Indietro Tutta”, con Renzo Arbore e tanti protagonisti tra comici, attori e soubrette. La sigla era una divertente canzone: “Sì la vita è tutta un quiz”, parole profetiche che nella odierna attualità politica, economica e sociale suonano e calzano a pennello. Complice la pandemia ma di fatto sono emerse in questi difficili mesi tutte le approssimazioni, le mancate riforme e gli affanni di una classe dirigente che gioca con i cittadini proponendo loro dei quiz irrisolti. Gli esempi abbondano, ma li sintetizziamo: rimpasto di Governo forse si o forse no. Crisi dell’esecutivo? Dimissioni del premier Conte? chissà. Matteo Renzi farà cadere Conte? Chi può dirlo. Liti tra virologi e diffusione del virus. Chi ha ragione? Perché il nord è più colpito? Nessuno lo sa. L’ultima idea il Cash back partirà, non partirà? Forse. Così come per la riapertura delle scuole, per il vaccino anti influenza e, per quello Covid, quando si inizierà e chi avrà la precedenza? E per le feste Natalizie cosa faranno i presidenti delle Regioni dopo le decisioni del Governo?
Se non fosse per la drammaticità della situazione con i troppi morti per Covid, per le curve di contagio che restano alte, ci sarebbe da chiedersi in che Italia viviamo. Come può un cittadino organizzare la propria vita, può un giovane pensare al domani, può una impresa guardare al con fiducia al futuro? Se non c’è certezza di nulla ognuno si sentirà in diritto di polemizzare su tutto erodendo la capacità di cooperare e avere quella unità di cittadini che parte dal basso. Non sono interrogativi qualunque, sono le basi di una Nazione che ha principi democratici e istituzionali, ossia valori che hanno bisogno, per rimanere tali, di certezze, di impegni e percorsi prevedibili e credibili. Non il bailamme che osserviamo in ogni luogo, a cui si aggiungono norme e prescrizioni che ciascuno poi reinterpreta e contesta a modo suo.
La crisi e la pandemia possono insegnarci molto, ma è necessario anche avere una rotta per sapere dove stiamo andando. Il Governo e la politica non possono confidare nella pazienza infinita dei cittadini volenterosi. La fiducia è un argomento serio, quando viene tradita innesca sospetti e diffidenze. Il Paese non può permettersi di finire sugli scogli perché i timonieri litigano. Serve unità e impegno univoco per ricreare una rotta comune di identità nazionale, una politica autorevole, persone che diano l’esempio nell’affrontare e risolvere i problemi.
Le incertezze, invece, aumentano le difficoltà per milioni di persone. Siamo infatti di fronte a molti serissimi problemi, come la crescita della povertà, del disagio sociale, della crisi che certo ci condizionerà ancora a lungo. Serve davvero una presa di coscienza sui guai che abbiamo che non si risolvono sbattendo in faccia ai cittadini le contrapposizioni di chi invece è chiamato e pagato per affrontare e risolvere i problemi. Chi non è all’altezza lo dica. Il Paese ha bisogno di certezze, di impegno e umiltà, non di avventure e di giochi a quiz.