domenica, 22 Dicembre, 2024
Attualità

Incentivi al tabacco riscaldato e la salute va in fumo 

La storia infinita della relazione tra il gusto del tabacco e i suoi effetti a medio e lungo termine… Quattro interrogazioni parlamentari in attesa di risposta…

Che fumare piaccia a molte persone e che il fumo possa nel tempo nuocere alla salute di chi fuma e di chi gli sta vicino è un dato che da molti anni è stato acquisito con moltissimi studi in aree assai diverse tra loro. Se ne sono occupati oncologi che cercano ogni giorno di prendersi cura di tumore polmonare, ma anche pneumologi alla prese con la BPCO: la famosa broncopneumopatia cronica ostruttiva, che affligge tanti fumatori cronici, anche dopo aver smesso di fumare; dagli psichiatri e dagli psicologi clinici in lotta con la dipendenza di chi vorrebbe smettere, ma sperimenta la gabbia in cui è poco a poco scivolato e da cui fatica a emergere. Ci sono anche studi di natura bio-chimica che tendono ad individuare in modo sempre più esplicito i principi che possono creare dipendenza dalla nicotina, per aumentarne la relativa concentrazione e incentivarne i consumi. E ci sono studi di natura economica che possono trasformare l’uso e il consumo del tabacco in una vera e propria fonte di reddito per chi lo produce, per chi lo commercia e per chi come lo Stato ne ha il pieno controllo attraverso l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS). Perché non dimentichiamo che l’AAMS è un organo del Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano addetto alla gestione del gioco pubblico, e al controllo della produzione, commercializzazione e imposizione fiscale dei tabacchi lavorati, attualmente incorporato nella Agenzia delle dogane e dei monopoli. Il fumo, in Italia, è quindi sotto stretto controllo governativo, che dal fumo trae risorse tutt’altro che indifferenti, dal momento che gli italiani amano il fumo e ne fanno largo uso. 

Se Cina, India e Brasile sono i tre maggiori produttori di tabacco, non c’è dubbio che  la produzione di sigarette sia  in mano a produttori Anglosassoni, inglesi o americani: la Philip Morris International si piazza stabilmente al secondo posto come maggior produttore di sigarette, secondo solo alla China Tobacco International Corp, seguito da due aziende con sede in Inghilterra, come la British American Tobacco e Imperial Tobacco. 

Circa 20 anni fa, dopo l’approvazione della legge Sirchia la vita dei fumatori italiani è diventata oggettivamente più difficile per tutta una serie di limitazioni che hanno fortemente ristretto gli spazi in cui poter fumare e hanno puntato ad aumentare la coscienza dei consumatori sul fatto che fumare faceva male a loro e a chi stava loro vicini: a cominciare dai figli nella vita di famiglia e dai colleghi negli ambienti lavorativi. Ma ad una prima contrazione dei consumi ha fatto seguito l’immissione in mercato di altri prodotti, sempre a base di nicotina, ma presentati all’opinione pubblica come assai meno dannosi per la salute. A questi nuovi prodotti si è perfino affidato il difficile compito di spostare l’attenzione dei fumatori cronici, esposti a tutte le patologie prima descritte, dalle sigarette al nuovo modello di tabacco riscaldato, perché di gran lunga meno rischioso. E data la funzione sociale che assumevano si è ritenuto utile e conveniente concedere loro uno sconto fiscale di oltre il 70%. 

Ovviamente tra i primi beneficiari ci sono state le stesse grandi aziende produttrici di sigarette che hanno immediatamente differenziato una parte della loro produzione, concentrandosi sui nuovi più vantaggiosi prodotti. Teoricamente più vantaggiosi per tutti: per i fumatori perché avrebbero potuto soddisfare il loro gusto senza pregiudizio per la salute, ma soprattutto per le grandi aziende produttrici di tabacco e sigarette, che non avrebbero visto diminuire i loro introiti, anzi li avrebbero visto crescere dato l’evidente vantaggio fiscale. In realtà le cose sono assai diverse e l’equivoco fondamentale sta tutto nel fatto che non esiste nessuna certezza che il tabacco riscaldato nuoccia meno alla salute. Un unico grande studio con migliaia di pagine a favore di questa teoria è stato prodotto dalla Philips Morris, che non si può certo considerare un soggetto terzo, né tanto meno privo di conflitti di interesse. Eppure finora questa fake news ha retto nella opinione pubblica, con tutte le complicità governative, e con il silenzio di una gran parte della Stampa, nonostante le denunce ripetutamente fatte, anche da me attraverso interrogazioni parlamentari ripetuti, sia al ministro dell’economia che a quello della salute.  All’inizio di gennaio di quest’anno insieme al collega Battistoni abbiamo chiesto al ministro della Salute quali fossero gli esiti della valutazione tecnica sulla dannosità del tabacco riscaldato; e se ci fossero differenze sostanziali tra Philip Morris e BAT, dal momento che il regime fiscale privilegiato di fatto costituisce un incentivo al consumo di un prodotto dannoso. Circa due mesi dopo, il 25 febbraio di quest’anno, non avendo ricevuto risposta ho reiterato la domanda al ministro competente, senza aver ricevuto neppure in questo caso nessuna risposta. Infine il 9 luglio insieme al collega Mallegni abbiamo rivolto al ministro una domanda concreta circa la dannosità di quel prodotto. Ora se si tiene conto che il Regolamento del Senato impone una risposta entro 20 giorni ed è passato circa un anno dalla prima richiesta si capisce come qualche serio problema il governo debba avere, per eludere ben tre interrogazioni presentate dallo stesso senatore sullo stesso argomento.  

Né può valere la scusa che il Governo non avesse dati a sufficienza per rispondere, dal momento che sia la FDA, che l’OMS, e lo stesso ISS hanno sempre ampiamente dimostrato la nocività del prodotto e l’assoluta autoreferenzialità dei dati presentati dalla Philips Morris. Ne dà atto una Nota inviata il 26 novembre dal Direttore generale del Ministero della Salute, dottor Giovanni Rezza, con delega alla Prevenzione, insieme alla collega Dott. Rossana Ugenti. La Nota riassume alcuni dati fondamentali: per esempio che il consumo di tabacco continua a provocare nel mondo 8 milioni di morti all’anno, più di 93 mila solo in Italia. Il che significa ben più dei morti durante la pandemia da Covid 19. La stessa Nota ricorda anche che per contrastare l’epidemia del tabacco, l’OMS ha adottato nel 2003 la Convenzione Quadro sul controllo del tabacco (FCTC-WHO), ratificata in Italia con la legge n.75 del 2008; con l’obiettivo di impegnare i Paesi ad adottare misure efficaci per ridurre la mortalità e le malattie correlate al consumo di tabacco. Non sfugge all’OMS il potenziale conflitto di interessi tra gli interessi dell’industria del tabacco e quelli della salute pubblica nella definizione delle politiche di contrasto al tabagismo, per cui all’articolo 5.3 ribadisce che gli Stati devono fare in modo che tali politiche non siano influenzate dagli interessi commerciali e di altro tipo dell’industria del tabacco. La stessa Nota sottolinea come questi prodotti possano determinare dipendenza da nicotina esattamente come i prodotti tradizionali e mette in risalto come per gli ex fumatori che, oggi, sono più numerosi dei fumatori, questi dispositivi rappresentino un rischio ulteriore di ricadere nella dipendenza alla nicotina. Si fa riferimento anche al rischio che corrono gli adolescenti che nell’arco di pochissimi anni hanno contratto una forte dipendenza dal tabacco, nella falsa credenza che questi nuovi prodotti non nuocciano alla salute o che nuocciano molto meno. 

Quindi il Ministero sapeva e sapeva con esattezza che questi prodotti nuocciono alla salute non meno dei precedenti. Ma allora non si capisce perché non sia intervenuto in modo esplicito per la revoca dello sconto fiscale. E a questo punto scatta lo scandalo politico!   

La Philips Morris avrebbe finanziato la Casaleggio associati con svariati milioni per ottenere la suddetta agevolazione fiscale. E il M5S avrebbe quindi definitivamente perso quella sua ostentata superiorità morale di cui finora si è vantata, mostrando un altezzoso disprezzo verso tutte le altre forze politiche. Oggi sappiamo che ci sono fatti nuovi emersi in coincidenza con la corposa consulenza pagata alla ditta Casaleggio, sia rispetto alla vicenda su cui sono in cui sono in corso indagini della Procura di Roma sui rapporti tra l’azienda del tabacco e i vertici dell’agenzia delle dogane. Anche se la Philips Morris ha dichiarato che lei non finanzia partiti, fondazioni o movimenti politici in Italia ed agisce nel rispetto della legge e Casaleggio dal canto suo ha affermato; “Io non firmo decreti, né voto leggi, e non ho mai fatto ingerenze. Questi sono i fatti”. 

In realtà i fatti essenziali sono due: nonostante il Covid 19 crei una polmonite interstiziale atipica di cui continuano a morire tante persone nel mondo, qualcuno gioca sulla salute dei nostri polmoni, a puro scopo di lucro. E questo qualcuno non può meritare nessuno sconto fiscale di nessun tipo e anzi va condannato a restituire il mancato gettito fiscale. Su questi ultimi punti ho presentato proprio ieri l’ennesima interrogazione parlamentare e sono in attesa di  risposta…

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