La situazione dell’economia è grave, specialmente valutando gli effetti che i ritardi nell’attuazione delle Recovery Fund dell’UE, ma non sembra apparire seria a quelle forze politiche rese titubanti e sterili rispetto al superamento di pregiudiziali di principio, che è ridicolo classificare come ideologiche.
Una posizione, questa, che fa del movimento cinque stelle un involucro senza strategia e senza personalità, diviso fino all’incomunicabilità tra coloro che vorrebbero completare un percorso di collocazione nell’area riformista e quelli che invocano il ritorno al movimentismo delle origini.
Lo ha testimoniato anche il nulla di fatto nell’incontro tra i partiti di maggioranza, dove ci si è divisi nuovamente sulla riforma del fondo salva stati dell’EU, sul quale tardiamo ancora ad esprimere un’opinione, e spaccati sull’esigenza di un ricorso al MES per la riforma e il potenziamento della sanità pubblica: esigenza, questa, resa tanto più pressante dalle ombre che si profilano sulla fruibilità nei tempi previsti dei fondi straordinari europei.
In questo gran parlare, che rischia di approdare nelle nebbie dell’immobilismo, esiziale per il futuro del Paese, va in ombra il peso dell’Italia a livello europeo, dove traspare una irritazione appena celata per i nostri ritardi, le nostre omissioni e la diffusa incapacità del sistema delle Regioni ad impegnare e a spendere i fondi ordinari per lo sviluppo già disponibili da anni.
C’è in fine da chiedersi, proprio oggi quando lo SVIMEZ pubblica dati desolanti sulla situazione e sulle prospettive del Mezzogiorno, se qualcuno si sia accorto ai livelli decisionali, che non si registrano ripensamenti a Bruxelles sull’operatività dal primo gennaio prossimo delle nuove normative europee sul “default”.
Basterà, secondo le nuove regole, avere una arretrato di appena 3 mesi nel pagamento di appena cento euro per essere dichiarati insolventi, mentre per le imprese l’insolvenza scatterà su una pendenza di cinquecento euro.
È una scelta, questa, dell’UE che, se non corretta, darà il via ad una vera e propria ecatombe delle prospettive di tante famiglie e imprese: un’ecatombe promossa proprio in coincidenza alle devastazioni della pandemia. Il solo risultato sarà di lasciare in piedi e ancora più ricchi quella estrema minoranza che sta registrando nel mondo guadagni stratosferici.