mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Politica

Recovery Fund, l’Italia in ritardo rischia il disastro

Il premier Conte rassicura ma il tempo stringe, in ballo 209 miliardi di fondi per aiuti e progetti d’urgenza. Ogni giorno che passa rischia di innescare la miccia sociale. Il percorso di approvazione dei fondi Ue è ancora lungo e i ritardi sono imperdonabili. La politica discuta e intervenga, il 2021 è alle porte con il suo carico di incertezze e drammi.

Forse sarà come dice il premier Conte che i ritardi dell’Italia nella presentazione dei progetti del Recovery Plan sono una “fake news”, e che non ci sarebbero problemi dal momento che, come assicura il premier: “Stiamo lavorando per definire la struttura normativa che ci consentirà che il piano possa ricevere un’attuazione rapida”. Sta di fatto che finora di progetti approvati non c’è nessuna traccia. Inoltre non c’è molto tempo per prendersela comoda, perché la struttura burocratica e progettuale del Recovery Plan deve essere presentata entro metà gennaio. In ballo ci sono 209 miliardi di fondi europei, una cifra colossale che deve essere impegnata e ripartita in settori strategici per non dire vitali per il rilancio e la salvezza dell’Italia. Il percorso europeo della road map burocratica è già di per sé complicato ma in Italia il problema è aggravato dal fatto che le richieste pervenute al Governo in questi giorni di emergenza sanitaria e crisi economica, da parte delle Associazioni di categoria, mondo produttivo, sindacati superano di gran lunga i fondi messi a disposizione della Ue.

In questo scenario il silenzio italiano e i tempi ristretti, malgrado le assicurazioni di Conte, sono diventati un caso a va livello europeo. Secondo Bruxelles motivi per avere già qualche pensiero ci sono, altri Paesi Ue,- l’ultima la Francia – hanno già depositato richieste e progetti negli uffici della Commissione, mentre in Italia il dibattito segue l’andamento di un fiume carsico. Giorni di aspra polemica, di annunci e smentite, a settimane di silenzio. A conti fatti però ora mancano meno di 45 giorni (calcolando anche le pause natalizie) a metà gennaio, poi scadrà il tempo. Assisteremo quindi alla solita corsa in affanno e soprattutto al rincorrersi di polemiche e battibecchi su quali settori e mega progetti saranno sostenuti e incentivati economicamente. Ricordiamo che l’accordo sul Recovery Fund è stato siglato il 21 luglio al Consiglio europeo e dei 750 miliardi di euro che sono stati messi a disposizione dei Paesi, l’Italia ne riceverà la fetta più grande: Roma ha ottenuto 127 miliardi di prestiti e 81 a fondo perduto. Non poco.

Quindi dal 21 luglio ad oggi poco si è visto, mentre emergenza sanitaria e caduta del Pil per questo e il prossimo anno, imporrebbero un dibattito serrata già in dirittura d’arrivo. Siamo invece fermi alle dichiarazioni che spuntano sui giornali. Con il rischio di rimanere attaccati solo alle dichiarazioni di “occasione storica”, ma se non ci sarà una rapida svolta finirà per essere sprecata. Nel merito, o almeno da ciò che si è riusciti a sapere, è stata istituita per il vaglio dei progetti una Cabina di regia sotto la guida del ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola, finora sono stati presentati oltre 500 progetti, la cui qualità non è stata illustrata.

Certo abbiamo assistito da parte di ciascun Ministero fare richieste e “intestarsi” già quote di fondi, ma di pratico non c’è nulla. Possiamo dire che siamo di fronte a una scatola burocratica vuota, per la gestione dei fondi prevede una task force, un supercommissario e due conti correnti per ricevere i miliardi da Bruxelles. Di concreto però nulla. Sui progetti i ministeri sono in silenzio, ma non è un buon segnale, perché oltre a non sapere come e dove saranno spesi i soldi, non è scontato che i progetti saranno poi approvati da Bruxelles. L’Italia, infatti, sta come al solito sciupando le opportunità di investire sul territorio i fondi europei, un nostro male storico. Ora tecnicamente il Recovery Fund prevede, secondo gli accordi, un anticipo per il 2021 del 10%, tradotto in soldi circa 20 miliardi. Cifra che servirebbe già subito mentre il via libera Ue prevede passaggi tra Commissione e Consiglio, almeno di due mesi. Tutto questo se l’Italia non farà slittare i tempi, perché se così fosse si rischia di vedere i primi fondi a metà 2021. Sarebbe uno scenario che implicherebbe una impennata di tensioni socio economiche non da poco, perché verrebbero bruciate le aspettative di molte Associazioni di categoria che dovranno rispettare le promesse di ristoro economico fatte ai loro associati.

Se sul Recovery Fund c’è incertezza il capitolo dei fondi Mes sembra inoltre segnato da una disputa politica che potrebbe rivelarsi disastrosa, in quando la rinuncia ai fondi del Meccanismo europeo di stabilità porterebbe ad una aggravio della crisi economica che a questo punto rischierebbe seriamente di diventare senza controllo, in quanto il Paese non sarebbe in grado di risollevarsi e intercettare la famosa e tanto attesa, forse sognata, ripresa del 2021. Senza fondi salterebbe tutto il castello di sussidi e sostegni, quindi un azzardo allarmante. Infine una annotazione politica. In questo contesto già preoccupante si fa strada anche l’opposizione di Ungheria e Polonia, senza calcolare quella già manifestata dagli Stati Nord europei i cosiddetti “frugali”, che vedono per diverse ragioni i fondi di emergenza del “Next Generation Eu”, (ossia il totale dei fondi per l’emergenza e il rilancio dell’economia) come ancora da definire e comunque da far passare al vaglio dell’approvazione finale. Siamo quindi in un guado pericoloso, il Governo e lo diciamo con grande preoccupazione, si sbrighi nel definire i progetti e ripartizione dei fondi. Spieghi in concreto a Bruxelles e agli italiani cosa vuole realizzare. Il tempo stringe in modo drammatico. Chi ha necessità non può attendere. La pancia digiuna è da sempre una miccia pericolosissima.

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