Dalle ipotesi alla realtà, così l’Italia degli acquisti, del commercio e dei nuovi stili di vita provocati dalla Pandemia, è arrivata sulle “soglie” della deflazione. La caduta della domanda con l’offerta che rimane stagnante produrrà un nuovo temuto rallentamento dei consumi. Con l’unica eccezione dei prezzi in rialzo per gli alimentari in costante aumento, impennata dovuta al calo di produttività e a tutte le misure anti contagio messe in campo.
A segnalare i nuovi problemi che innescherà la deflazione e avrà non poche conseguenze per le piccole imprese e le famiglie, è la Confesercenti. “Un 2020 sulle soglie della deflazione”, scrive la Confederazione, “si conferma, per il quinto mese consecutivo, la frenata dell’inflazione come conseguenza di cambiamenti dal lato dell’offerta, ma anche della caduta della domanda interna da parte delle famiglie che, nonostante l’uscita dal lockdown, non si è ancora ripresa”. Rilievi e commenti arrivano dall’Ufficio economico della Confesercenti che analizza i dati sull’inflazione di settembre diffusi dall’Istat.
“A settembre”, calcola la Confesercenti, “la variazione dei prezzi è restata negativa dovuta principalmente all’andamento dei prezzi degli energetici che sta lentamente rallentando la sua vertiginosa caduta legata al crollo delle quotazioni del greggio per la mancata politica contenitiva delle estrazioni a meno 9,9% a settembre rispetto al -10,1% di agosto”. Diminuiscono anche i prezzi dei trasporti e dei Servizi ricreativi, mentre invertono la tendenza positiva i Servizi ricettivi e ristorazione che nel mese di settembre registrano un -0,7% tendenziale: i comparti più colpiti dalla chiusura non hanno rivisto al rialzo i listini. C’è poi un paradosso che le famiglie hanno già constatato nei loro portafogli, il prezzo degli alimentari in crescita.
“Crescono i prezzi dei generi alimentari del +1.3%, aumento da imputarsi”, scrive la Confesercenti, “ai non lavorati che segnano un +2,7%: nella filiera del food gli aumenti sono stati determinati dal calo della produttività e dall’accelerazione dei costi unitari”, osserva ancora la Confesercenti, “Nonostante gli oltre due mesi di quarantena abbiano eroso i margini di profitto, facendo registrare perdite considerevoli, in modo particolare per le piccole imprese, con costi fissi rimasti inalterati e assenza di ricavi, non si registrano rincari per i consumatori”.
Gli occhi ora sono puntati sul Governo che nei prossimi giorni approverà la Nota di aggiornamento al Def, “un passo decisivo”, confida la Confederazione degli esercenti, “per definire la ripartenza del Paese lungo un sentiero che deve essere ben tracciato e solido, attraverso l’uso mirato delle risorse dei fondi europei anti-Covid, per guidare famiglie ed imprese italiane fuori dalla crisi e verso una robusta crescita”.