lunedì, 16 Dicembre, 2024
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MiBACT, esteso ai piccoli teatri il fondo da 10 milioni di euro

Mentre si pensava a come intervenire per frenare il dilagare della pandemia, il settore dello spettacolo dal vivo è stato tra i primi a essere penalizzato dalle misure anti Covid-19. 

Nei giorni precedenti all’emanazione del decreto del 4 marzo già si intuiva chiaramente che non sarebbe stato possibile lasciare aperte le sale. Non a quelle condizioni, non senza un adeguamento dei locali, irrealizzabile in assenza del dovuto preavviso. Ma la situazione emergenziale delle prime settimane non ha lasciato scampo, e così tutti a casa a immaginare strade alternative per la sopravvivenza del proprio lavoro. 

La digitalizzazione è stata una soluzione applicata da molte istituzioni e organizzazioni culturali per continuare l’attività durante i blocchi, ma non senza sollevare dubbi: oltre al fatto che per diverse forme d’arte è ipotizzabile solo come temporanea, ha portato alla luce questioni relative al “costo delle arti”. Ha rappresentato di certo una possibilità, ma ha generato anche una perdita irreversibile per creatori, artisti e professionisti culturali, oltre a indebolire molte pratiche culturali. 

I danni subiti da questo settore, però, non sono da legare solamente al blocco delle attività; lo spettacolo dal vivo si nutre in primo luogo di residenze e produzioni di compagnie che arrivano da ogni parte d’Italia e del mondo, in secondo luogo di gite scolastiche e visite d’istruzione. 

La sospensione delle attività didattiche prima, e la chiusura dei confini nazionali e regionali poi, secondo una stima elaborata su dati Siae, hanno fatto registrare solo nell’ultima settimana di febbraio una perdita di 10,1 milioni di euro al botteghino e la cancellazione di 7.400 spettacoli.

Da Agis – Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, Federvivo – Federazione dello Spettacolo dal Vivo, Progetto C.Re.S.Co. e altre associazioni settoriali, tempestive sono arrivate le richieste affinché il governo dichiarasse lo stato di crisi del settore. 

Anche da Bruxelles, Sabine Verheyen, presidente della commissione Cultura del Parlamento Ue, ha fatto sentire la sua voce, manifestando l’esigenza di intercettare le risorse necessarie per aiutare il settore culturale e creativo. 

“È sempre più evidente che grandi comparti del settore culturale e creativo saranno gli ultimi a riaprire, sembra che le stime iniziali dell’Ocse di un calo del 10% nella spesa per attività ricreative e culturali siano state decisamente ottimistiche, sfortunatamente. Numerose Pmi – prosegue Verheyen – e singoli individui si trovano di fronte al fallimento e l’Europa rischia di perdere il cuore e l’anima”.

Nel nostro Paese il DL Cura Italia (Decreto-legge 17 marzo 2020) ha istituito fondi di emergenza cinema e spettacolo, poi potenziati dal DL Rilancio (Decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito in Legge 17 luglio 2020, n. 77).  Si tratta di risorse destinate al ristoro dei mancati introiti da biglietteria e abbonamenti per esercizi teatrali privati. 

L’ufficio stampa del MiBACT, il 18 agosto scorso, ha reso noto che il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha firmato il decreto per consentire anche alle sale tra i 100 e 299 posti destinate a teatro, musica, danza, circo, di accedere al fondo da 10 milioni di euro, già previsto per esercizi di maggiori dimensioni. 

“Anche le piccole sale teatrali godranno del sostegno dello Stato per fronteggiare l’emergenza. Si tratta di realtà importanti, – ha affermato il Ministro Franceschini – autentici presidi di cultura e spettacolo sul territorio, spesso portatrici di innovative sperimentazioni. Il teatro e lo spettacolo dal vivo hanno sofferto e continuano a soffrire molto per le limitazioni previste dalle misure per il contenimento del contagio. È giusto pertanto – ha proseguito – estendere il più possibile il sistema di aiuti, ammortizzatori sociali e indennizzi ai settori che stanno riscontrando maggiori criticità”.

Il nuovo decreto stabilisce che i 10 milioni di euro dovranno essere ripartiti secondo criteri aggiornati tra i beneficiari in misura proporzionale ai minori incassi nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, in rapporto agli incassi ottenuti nello stesso periodo nel corso del 2019. È previsto anche un innalzamento del contributo che viene aumentato fino al massimo del 20% dei mancati incassi e in misura non superiore a 30.000 euro per ciascuna sala con capienza tra 100 e 299 posti, in misura non superiore a 60.000 euro per ciascuna sala con capienza compresa tra 300 e 600 posti e in misura non superiore a 100.000 euro per ciascuna sala con capienza superiore ai 600 posti.

Qualora un beneficiario abbia ricevuto risorse dal FUS nel 2019, il contributo sarà pari alla differenza tra quanto ricevuto dal FUS e gli importi massimi previsti in base alla capienza delle sale.

Potranno richiedere il sussidio solo gli esercizi che hanno sede in Italia e risultano in regola con i contributi previdenziali e le giornate lavorative richieste dalla capienza della sala. 

Il decreto è attualmente al vaglio degli organi di controllo, sarà pubblicato sul sito del MiBACT ed entro cinque giorni la Direzione generale Spettacolo provvederà a integrarlo con le nuove disposizioni e l’avviso pubblico contenente scadenza e modalità di presentazione della domanda.

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