Cosa attende il governo al ritorno dalle ferie estive? Sono tanti i fronti aperti a livello politico, sanitario ed economico che potrebbero interessare nel prossimo autunno. Con tante incognite legate a tutta una serie di situazioni ancora non chiare e da definire. Il 2020 è stato un anno difficile sotto ogni punto di vista, e adesso si guarda con legittima preoccupazione all’ultima parte sperando che non riservi altre spiacevoli sorprese.
Ma andiamo a vedere nei dettagli i vari fronti aperti:
Emergenza Covid: I virologi, prima ancora dei politici, dei giornalisti ecc. sono divisi sulla tanto temuta seconda ondata. Ci sono i catastrofisti, a detta dei quali in autunno dovremo attenderci il peggio e prepararci a nuovi, inevitabili lockdown, perché il coronavirus tornerà e sarà pericoloso come prima; poi troviamo i prudenti,quelli cioè che non si sbilanciano troppo in un senso o nell’altro, quelli che ritengono probabile una seconda ondata ma non la danno per scontata e comunque non credono che sarà come la prima; intanto lanciano appelli alla collettività perché tutti rispettino le regole, indossando la mascherina e mantenendole distanze. In modo da evitare, o quantomeno limitare, il rischio di nuovi focolai. Infine ci sono quelli che non credono alla seconda ondata, i “rassicuranti” che però dai pessimisti vengono sprezzantemente definiti “negazionisti”, i quali ritengono che il Covid abbia ormai esaurito la sua forza. Se tornerà lo farà in misura ridotta e senza la dirompenza dei mesi precedenti. Non sarà un problema insomma, e ci si potrà convivere senza difficoltà. Chi avrà ragione? Intanto il premier Conte è riuscito a far prorogare lo stato d’emergenza, in maniera tale da essere pronto come a febbraio ad intervenire, qualora la situazione dovesse aggravarsi, per disporre nuove misure di contenimento (leggi lockdown) con il ricorso ai decreti d’urgenza. A proposito, è notizia delle ultime ore che in diversi tribunali i giudici di pace hanno annullato le sanzioni elevate nei confronti dei cittadini multati nel periodo dell’isolamento per aver trasgredito le regole imposte dai vari decreti, trattandosi di misure adottate al di fuori di specifici riferimenti normativi. Della serie “abbiamo scherzato”. Sulla tanto temuta seconda ondata pesa poi la situazione dei migranti che continuano a sbarcare in massa a Lampedusa. Molti di questi sono positivi e asintomatici, rifiutano la quarantena, si danno alla fuga creando il rischio di nuovi pericolosi focolai.
Immigrazione: Altro tema caldo l’immigrazione. Gli sbarchi si sono moltiplicati negli ultimi giorni, centinaia di stranieri sono arrivati sulle coste della Sicilia e molti clandestinamente, a bordo di mezzi di fortuna, sono scesi sulle spiagge sotto gli occhi dei bagnanti e si sono poi dati alla fuga. Altri hanno violato la quarantena imposta loro nei Cara e sono scappati. Insomma una situazione ingovernabile, con l’Europa che al momento promette aiuto e vicinanza all’Italia ma senza interventi concreti. Intanto la maggioranza di governo è alle prese con la modifica dei decreti sicurezza di Salvini. Sembra che la coalizione giallorossa abbia trovato un accordo di massima che riguarda in particolare la trasformazione della maggior parte dei permessi di soggiorno in permessi di lavoro, il blocco delle sanzioni amministrative per le navi che fanno salvataggi in mare con il mantenimento di quelle penali – che andranno da 10.000 a 50.000 euro – e con la protezione speciale estesa anche a motivi umanitari. Un accordo frutto di una faticosa mediazione fra Pd, Leu e Italia Viva da una parte e Movimento 5 Stelle dall’altra. Ma fra i grillini c’è chi annuncia battaglia convinto che con la situazione esplosiva che si sta vivendo in questo periodo sia sbagliato fare concessioni ai migranti, incentivando nuovi arrivi. E non è detto che, se la situazione dovesse peggiorare, l’accordo raggiunto non possa tornare in soffitta, ancora di più se, come denuncia il ministro degli Esteri Di Maio, l’Europa non interverrà favorendo una redistribuzione.
Elezioni regionali: Il 20 e 21 settembre si vota in sei regioni italiane. La maggioranza di governo si presenta divisa ovunque, e in alcune regioni strategiche come la Puglia e le Marche il Pd rischia di perdere a causa della decisione dei 5 Stelle e di Italia Viva di non appoggiare i propri candidati. L’unica regione dove pentastellati e dem hanno raggiunto una convergenza è la Liguria, ma per Zingaretti e company la preoccupazione maggiore sembra essere quella di perdere le regioni attualmente governate. Il rischio che in Puglia e nelle Marche prevalga il centrodestra è molto elevato come confermano i sondaggi, ma sul territorio è stato impossibile convincere i dirigenti grillini a sostenere i candidati Pd. E’ evidente che se si concretizzerà lo scenario peggiore, ovvero la sconfitta dei governatori dem in entrambe le regioni, i contrasti con i 5 Stelle non potranno che acuirsi. Il premier Giuseppe Conte lo sa bene e non a caso si è dato molto da fare per estendere la maggioranza di governo anche a livello regionale, specialmente nella sua regione, la Puglia. I 5 Stelle saranno impegnati soprattutto per l’affermazione del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari che vedrà in difficoltà il Pd, considerando che fra i suoi parlamentari c’è chi sta già facendo campagna per il No. Lo stesso Zingaretti nelle ultime ore ha espresso dubbi su una riduzione del numero dei parlamentari senza prima aver definito una nuova legge elettorale. E fra i dem cresce la fronda di chi sta ripensando la scelta fatta in Parlamento, al punto che Di Maio è dovuto intervenire per richiamare agli alleati alla lealtà e al rispetto dei patti.
Crisi economica: Che ne sarà delle aziende, dell’indotto occupazionale, delle partite Iva? Sarà davvero un settembre nero? Le misure previste dall’Esecutivo nel decreto di agosto saranno sufficienti a sopperire gli effetti devastanti provocati dalla crisi finanziaria innescata dall’emergenza Covid? O saranno soltanto dei leggeri palliativi? Il governo dovrà superare lo scoglio più grande, ovvero convincere l’Europa sulla validità del piano di rilancio che l’Italia presenterà per accedere alle risorse del Recovery Fund. Il piano dovrà essere convincente, concreto, dovrà contenere una serie di riforme indifferibili che la Ue chiede da anni. Ma sarà la maggioranza in grado di trovare un accordo e condividere un impianto di riforme comune? Troveranno l’intesa su come spendere i soldi, dove investire le risorse, quali settori privilegiare? E nel frattempo, in attesa di presentare il piano, ottenere il sì dell’Europa e percepire i primi aiuti nella seconda metà del 2021, cosa fare del Mes? Il Movimento 5 Stelle insiste nel dire che l’Italia non deve accedere al Fondo salva-stati che l’Europa è pronta a mettere a disposizione per fronteggiare le spese sanitarie seguirte all’emergenza Covid. Il Pd invece considera assurdo rifiutare quei fondi che nel frattempo potrebbero garantire una boccata d’ossigeno. E a tutto ciò si aggiunge il rischio di un aumento della tensione sociale determinata dalle attività che non riapriranno, dai posti di lavoro persi, dai soldi della cassa integrazione che non arrivano o non saranno sufficienti, e dalle scadenze fiscali di fine anno che molti avranno serie difficoltà ad onorare.
Insomma per Conte e company si annuncia davvero una ripresa autunnale piena di incognite e di tensioni. Sarà in grado il “grande timoniere” di guidare la nave italiane nella tempesta? In ogni caso dietro l’angolo c’è sempre l’ipotesi Mario Draghi. L’ex presidente della Bce in gran segreto pare si stia muovendo, con incontri e trattative ad alti livelli. Ultimamente ha incontrato anche l’ex capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio, incontro che ha allarmato non poco il premier Conte che sente dietro di lui la presenza ingombrante di tanti novelli Bruto pronti a pugnalarlo al momento opportuno. Se la situazione dovesse precipitare, la Repubblica italiana avrà comunque una riserva su cui contare. Un Monti pronto per tutte le emergenze alla fine si trova sempre.