Da anni la situazione Autostrade per l’Italia reclamava una definizione chiara e responsabile, ma pressoché tutti hanno fatto finta di nulla. I pedaggi per gli italiani sono aumentati a vista d’occhio raggiungendo vette sconosciute nel mondo, così come la durata delle concessioni (39 anni). Infatti non ci sono precedenti con concessioni pubbliche a favore di privati per business così grandi: il più grande affare di ‘servizio pubblico’ per un solo soggetto d’impresa. Pedaggi salati e lunghissimi tempi di affidamento che sono stati giustificati, secondo i contraenti, dal fatto che Autostrade per l’Italia dovesse progettare costruire nuove corsie o nuovi tronchi e sopratutto manutenere la rete viaria.
Fatto sta che la rete è rimasta sostanzialmente quella progettata negli anni 50, mentre lo sfarinamento di più viadotti, sta lì a denunciare che più di qualcosa non va. Che la storia che Autostrade per l’Italia sia fallimentare, lo dimostra plasticamente in questi giorni lo stato diffuso di interruzioni quasi generale nella rete, con chiusure di una delle corsie nei viadotti, per paura che accada l’irreparabile. Questa grosso modo la situazione, con l’aggiunta di prezzi altissimi inspiegabili per l’acquisto di carburanti alla pompa e la vendita di beni di ristoro nei bar-ristoranti self service presenti nelle autostrade. Costi ingiustificabili, sapendo che difficilmente ci possano essere luoghi a più alta intensità di presenza di consumatori. Anche da questo dato, si desume il grado di disattenzione, per non dire altro, dei governi che si sono succeduti, rispetto agli interessi dei cittadini.
Questo dunque lo scenario storico venuto a galla con il drammatico crollo del ponte Morandi e di tante altre situazioni analoghe. Da quel momento sopratutto il M5stelle, ha dichiarato guerra a Benetton ripetendo giornalmente la rimozione delle concessioni. A queste affermazioni condivisibili, però, non si sono mai accompagnate proposte di come riorganizzare il funzionamento di Autostrade. Ad esempio: dovrà pensarci lo Stato magari in società con privati? La concessione dovrà riguardare solo la riscossione dei pedaggi, oppure anche manutenzioni e costruzioni? E se no, chi dovrà pensarci?La concessione si rivede completamente come meriterebbe, oppure avrà bisogno solo di qualche ritocco? Ecco perché si arriva all’ultimo momento con un accordo mistero con Benetton, che il Governo si sta dando da fare a presentare come una vittoria. Intanto va detto che Benetton non viene cacciato come si sta raccontando, ma con lui si è imbastita una trattativa che come è fondamento di ogni accordo, c’è un ‘do ut des’ che in latino significa: ‘io ti do affinché tu mi dia’.
Questo scambio si è tradotto nel fatto che il governo per dare agio al M5stelle pagherà una cifra enorme di miliardi (che ancora nessuno conosce) con i soldi dei contribuenti per prendere il controllo di Aspi (che non è tutta Autostrade per l’Italia), mentre Benetton non ci perde nulla, anzi ci prenderà soldi grazie ad un consolidamento della società fatta con soldi pubblici. Insomma il governo non rischia contenziosi nella necessità di far vedere agli italiani che la sua parola vale, mente Benetton che poteva perdere cavallo con relativo carico trasportato, conserva il cavallo compreso i carico; porta l’unica cosa che gli può importare a casa: interamente i suoi soldi senza rischio di giudizio di tribunale. Dunque di soldi e di organizzazione delle ‘nuove’ Autostrade d’Italia per manutenzioni e costruzioni, al netto di Benetton, non si sa nulla come è successo sempre nelle vicende delle concessioni custodite gelosamente come fossero formule per il nucleare.
Staremo a vedere nei prossimi tempi se ci si potrà capire qualcosa che cambierà davvero la realtà per i cittadini in questo vero e proprio ‘affaire di Stato’. In caso contrario, tutto si potrà riassumere nel cinico detto siciliano: “munno è stato e munno è.